I migliori progetti dell’IFFR Virtual Reality: la nostra panoramica sui quattro progetti in realtà aumentata presenti al Festival di Rotterdam.
Dopo essersi ritagliata ormai da tempo uno spazietto in tutti i maggiori festival cinematografici del mondo, la Virtual Reality è presente anche a Rotterdam! In particolare, essa farà parte della sezione IFFR Pro Days con quattro progetti, di cui uno italiano. Prima di vederli più da vicino ricordiamo però cosa intendiamo quando parliamo di VR o Virtual Reality.
Come da sua stessa definizione, la Virtual Reality è quello che succede quando realtà e digitale si incontrano nello spazio d’esperienza dello spettatore. Molti parlano di realtà aumentata, simulata o cinema esperienza, ma la sostanza è sempre la stessa: i cinque sensi dello spettatore sono coinvolti in qualcosa che va oltre la bidimensionalità dello schermo cinematografico. Spesso grazie a dei visori, cuffie, ma persino imbragature apposite, è possibile infatti entrare in un mondo altro, tridimensionale, e interagire con ciò che ci circonda.
Vediamo ora come i giovani talenti del Festival di Rotterdam hanno coniugato i segreti delle nuove tecnologie con quelli dello storytelling cinematografico!
DOUBT di Francesco & Matteo Lonardi
Attivo fra Nairobi e Milano, Matteo Lonardi è un giovane artista italiano che ha scelto di sviluppare nel proprio progetto una sorta di metariflessione. Passando attraverso le figure di Shirin Neshat, Velasco Vitali, Berndnaut Smilde e Leonardo da Vinci, egli riflette sui meccanismi del processo creativo. Doubt è a tutti gli effetti un viaggio interattivo in quelle zone d’ombra ma determinanti della creazione: il dubbio e l’incertezza. Soprattutto omaggia ancora una volta il genio di Leonardo, peraltro da una prospettiva non convenzionale, attraverso le tecniche della VR. Gli ultimi esempi di un esperimento simile li avevamo visti ad Arese e più recentemente al Louvre, mentre a Milano appena l’anno scorso si celebravano i 500 anni dalla sua morte con una ricca e gratuita rassegna culturale.
SHOCK THE MONKEY di Blies Brothers & François Le Gall
Riprendendo il titolo di una celebre canzone di Peter Gabriel, Shock The Monkey è forse il progetto più distopico e futuristico dell’IFFR Virtual Reality. Ambientato nel 2046, esso tratta della privatizzazione della nostra immaginazione da parte delle multinazionali. Sottomessi ai dettami del consumismo, noi non siamo altro che pazienti nelle mani di SOMA, un sistema operativo in grado di farci recuperare la nostra libertà di pensiero. Questo però solo a patto di affrontare un viaggio psichedelico nei più remoti spazi della nostra memoria. Lungo circa venti minuti, questo progetto franco-lussemburghese è sicuramente tra i più poetici, filosofici, nonché impegnati del programma.
ODD & ITY di Ricardo Laganaro
Già vincitore a Venezia del premio Best VR Experience, l’artista brasiliano Ricardo Laganaro ripropone in termini virtuali e astratti una storia d’inconciliabilità. In un tempo molto lontano esistono due mondi contrapposti. I due non hanno niente in comune se non una profonda e insanabile avversione reciproca. Laddove uno ama il rosso, l’altro ama il blu; laddove uno venera le linee rette, l’altro solo quelle curve. I rispettivi abitanti di queste due realtà sono ODD e ITY, acerrimi nemici poi costretti dalle circostanze a collaborare per salvare il pianeta. Concepita come un’esperienza multi-giocatore, questa produzione brasiliana-statunitense è in realtà tacita metafora dei nostri tempi.
FLOATING WITH SPIRITS di Juanita Onzaga & An Oost
Frutto di una produzione belga, colombiana e messicana, Floating with Spirits è invece forse il progetto più mistico dei quattro. Esso tratta la storia di una giovane ragazza indigena cresciuta tra le montagne del Messico coi racconti della nonna sciamana. Questi trattano della vita degli spiriti negli elementi della natura: la pioggia, le cascate, il vento. Nel giorno dei morti questi spiriti discendono dalle montagne e si uniscono a noi per festeggiare. Ci insegnano a diventare custodi di un’eredità preziosa, quella dei Mazatechi, e come riconnetterci con il linguaggio sacro e pulsante della natura.
Per concludere, questi erano i quattro progetti dell’IFFR Virtual Reality 2020. Diversissimi e ricchissimi come tutta la programmazione di questo festival, d’altra parte. Prima di vedere insieme quali saranno i suoi vincitori nel weekend, ricordiamo che le installazioni di Virtual Reality sono visionabili presso quasi tutti i festival di cinema europei, addirittura a Venezia gli han appositamente riservato l’isola del Lazzaretto, ma di solito necessitano di prenotazioni in anticipo. In particolare, per chi si fosse perso quelle di Rotterdam, ci sarà modo di recuperare in autunno presso i VR Days Europe di Amsterdam – con cui l’IFFR collabora già dal 2016!
Alessandra del Forno
Ndr. vi ricordiamo il nostro diario dove trovate molti più articoli dall’IFFR 2020!
Amante del cinema documentario e di tutto ciò che riesca a sublimare in immagini la poeticità del quotidiano, Alessandra è una giovane laureata che vede in Wenders, Tarkovskij (e Aldo, Giovanni e Giacomo) la strada verso la felicità. La potete trovare ogni due lunedì del mese tra i cinefili del LatoB e tutte le altre sere tra gli studenti di documentario della Luchino Visconti a Milano.
[…] se i due lavori sono già stati presentati a diversi eventi (vi rinviamo, per Il Dubbio, a questa recensione sul IFFR Virtual Reality e al sito ufficiale di Queerskins), sarà interessante vedere come le […]