Recensione e trailer di Jojo Rabbit il film di Taika Waititi in anteprima al TFF 2019 e al cinema nel 2020.

Sam Rockwell, Scarlett Johansson e Roman Griffin Davis in una scena del film Jojo Rabbit - Photo: courtesy of 20th Century Fox

Sam Rockwell, Scarlett Johansson e Roman Griffin Davis in una scena del film Jojo Rabbit – Photo: courtesy of 20th Century Fox

SCHEDA DEL FILM

TITOLO ORIGINALE: Jojo Rabbit
REGIA: Taika Waititi
CAST: Roman Griffin Davis, Scarlett Johansson, Thomasin McKenzie, Sam Rockwell
DURATA: 108 min.


RECENSIONE

Jojo (Roman Griffin Davis) ha dieci anni ed è un fervente, precocissimo filo nazista nella Germania della tarda Seconda Guerra Mondiale. Non ha amici veri ma ne ha uno immaginario, un personale Adolf Hitler (Taika Waititi) che lo guida e consiglia nella sua vaticinante formazione politica e militare.

Un giorno, Jojo scopre una adolescente ebrea nascosta nella soffitta di casa, protetta a sua insaputa dalla madre resistente (Scarlett Johansson), e dovrà così prendere la decisione più difficile: continuare ad essere un nazista o tornare ad essere un bambino.

Thomasin McKenzie e Roman Griffin Davis in una scena del film Jojo Rabbit - Photo: courtesy of 20th Century Fox

Thomasin McKenzie e Roman Griffin Davis in una scena del film Jojo Rabbit – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Jojo Rabbit apre il 37° Torino Film Festival col botto, adattando in modo libero, estremamente satirico e poetico il romanzo “ll Cielo In Gabbia” di Christine Leunens (edito da SEM Libri).

Una storia che contiene mondi a matriosca. Tutti delicati e tutti esposti al “ma però” del perbenismo. Ed eppure capace di raccontare da una prospettiva fanciullesca e originale un universo di orrori ed errori impressi nella storia dell’umanità. La dottrina nazista, la feroce caccia all’ebreo, il brainwashing della propaganda tedesca applicato all’ (o contrastato dall’) inesorabile avanzata dell’adolescenza.

Due eserciti opposti e che si combattono a sangue nel tumultuoso cervello del commovente, esordiente protagonista Griffin Davis, mentre viene sballottato tra fattori di comicità irresistibile come il macchiettistico, un po’ chapliniano Hitler-Waititi, ed altri di afflizione e tragicità.

Taika Waititi in una scena del film Jojo Rabbit - Photo: courtesy of 20th Century Fox

Taika Waititi in una scena del film Jojo Rabbit – Photo: courtesy of 20th Century Fox

Taika Waititi consegna un film di libera eccellenza, smonta il corretto e le tradizioni (chiedere ai fan talebani di Thor, tra gli altri) e si gode il fatto di non avere addosso la pressione di tutti gli hipster del mondo come invece capita a un Wes Anderson (qualche eco di Moonrise Kingdom).

La parabola di Jojo Rabbit è da ebbrezza. Così come la sensibilità manuale e narrativa con cui sa sorridere non del peggio ma NEL peggio, dosare la “scacchistica” conoscenza reciproca tra Jojo e l’”ospite”, realizzare il surreale, avvicinare gli estremi e portare in trionfo la speranza.

Un fiore nella guerra, piantato da un regista già capace di reinventare e dissacrare vampiri, supereroi e bambini sovrappeso, con una delle migliori creatività favolistiche che il cinema degli ultimi anni abbia partorito.

Voto: 8/10

Luca Zanovello


TRAILER UFFICIALE