Recensione de Le Voyage du Prince, il film di animazione in anteprima Fuori Concorso al Locarno film festival 2019.

Una scena del film Le Voyage du Prince - Photo: courtesy of Locarno film festival

Una scena del film Le Voyage du Prince – Photo: courtesy of Locarno film festival

Un naufrago sulla spiaggia viene tratto in salvo dal piccolo Tom. È anziano, arriva da lontano, parla una lingua strana e ha bisogno di cure. Per sua fortuna c’è Tom. Entrambi sono scimmie. Il tempo scorre e i due iniziano a comunicare, a conoscersi e a diventare complici. Il viaggiatore è un principe che ha attraversato il mare alla ricerca dell’altra riva. Quello che non poteva immaginare era di finire in un luogo in cui gli abitanti fossero della sua specie, dediti allo studio e alla scienza, ma tronfi della propria efficienza e convinti di essere i soli sul pianeta. 

Questi esseri che si sentono superiori decidono quindi di chiudere in una gabbia lo straniero, sebbene sia un proprio simile. Ne hanno paura perché la sua presenza mette in discussione le loro certezze. Si dimostrano ottusi. Sarà di nuovo Tom ad aiutare il forestiero. Insieme intraprenderanno un viaggio per sfuggire a una condanna ingiusta. Sul loro tragitto si paleseranno altre realtà, tra cui una comunità green e “aerea”, un paradiso inatteso in cui Tom e il Principe troveranno la quiete per decidere del proprio futuro.

Una scena del film Le Voyage du Prince - Photo: courtesy of Locarno film festival

Una scena del film Le Voyage du Prince – Photo: courtesy of Locarno film festival

Le Voyage du Prince è il nuovo lungometraggio di Jean-François Laguionie (suo le Scimmie come noi del 1999), e di Xavier Picard, proiettato Fuori Concorso a Locarno 72. È una poetica avventura che rispecchia l’attuale società. Narrata con delicatezza, sia nei colori sia nelle situazioni, la storia di Tom e il Principe è talmente avvincente da farci perdere la cognizione del tempo. Con saggezza gli autori ci portano in un mondo fantastico in cui le scimmie e il loro microcosmo evoluto altro non sono che lo specchio di ciò che accade da questa parte dello schermo. 

Sarà anche un escamotage non nuovo quello di invertire i ruoli uomo-scimmia, ma funziona sempre egregiamente quando si sente l’urgenza di stimolare chi guarda. Il film tocca, infatti, argomenti caldi come l’ecologia, con la contrapposizione tra l’avveniristica metropoli e la natura che vuole riprendersi lo spazio vitale sottrattole. L’incontro/scontro tra culture e l’in-tolleranza, mostrando da un lato coloro che vivono in armonia e dall’altro personaggi dai volti arcigni, ripiegati su sé stessi e inclini alla violenza. E, ancora, ci sono il consumismo e la vita frenetica contrapposti alla sussistenza e all’ascolto delle piante e degli altri esseri viventi. 

C’è molto ne Le Voyage du Prince. Spetta al pubblico adulto decidere se stare fermo o coglierne la lezione. Ai bambini regala, invece, la migliore delle favole: quelle che fanno volare con la fantasia e insegnano ad essere gli esploratori di domani.

Vissia Menza

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