THE MONSTER: mostri familiari e boschi inospitali

Recensione di The Monster, il film horror di Bryan Bertino in home video dal 18 febbraio 2019. 

La locandina del film horror The Monster

Se sei stata per anni una madre degenere, alcolista e violenta, hai solo due modi per riconquistare l’amore della tua figlia preadolescente: portarla a Disneyland o salvarla da un mostro bestiale annidato nei boschi.
Mamma Kathy (Zoe Kazan, La Ballata di Buster Scruggs) propende per la seconda ipotesi, durante l’ultimo viaggio in auto con la figlia Lizzy, prima di affidarla definitivamente alla custodia del padre.

Nottetempo l’urto con un animale selvatico mette k.o. il veicolo e pianta le due protagoniste sul ciglio della classica statale americana piena di foreste e vuota di soccorritori. Ben prima del carro attrezzi le raggiungerà qualcos’altro, molto meno d’aiuto e molto più affamato.

The Monster è un film onesto e diretto come il suo titolo, che conferma l’abilità del regista Bryan Bertino di fare piatti saporiti con pochi ingredienti (tipo in The Strangers, 2008) e la legge dell’horror per cui demoni familiari chiamano demoni veri e propri (tipo in Babadook, 2014).

E’ infatti nel momento più drammatico della vita di Kathy e della piccola Lizzy, ricostruita attraverso parsimoniosi flashback, che si innesta una notte d’incubo e l’assedio di un misterioso predatore silvestre piombato dall’ignoto.

Ed è qui, nel doppio binario dell’orrore concreto e di quello di una famiglia che si sgretola, che si gioca il buonissimo film di Bertino, riconferma che i frutti più succosi dell’horror si colgono ormai nell’home video (The Monster approda in dvd grazie a 30Holding) piuttosto che sul grande schermo.

Inversione di ruoli, genitorialità sotto stress e lezioni pedagogiche (“i mostri non esistono” diceva la mamma all’inizio, “avevo torto” dirà alla fine) sono lo strato simbolico di The Monster, e non è assolutamente da buttare. Ma l’architettura narrativa di questa piccola fiaba horror funzionerebbe anche senza doppie letture e rimane in linea di galleggiamento con una buona tensione nervosa, un piccolo scorcio boschivo che trasuda insidia, la sensazione di ineffabilità della minaccia e ineluttabilità della fine.

A coronare il tutto c’è una creatura grossa e misteriosa, senza storia pregressa, che non si fa attendere e non trama nell’ombra, ma attacca le brave eroine forte e subito. La scelta artigianale di evadere gli inflazionati effetti digitali – c’è un attore sotto al costume della belva – premia e spaventa un po’ di più.

Voto: 7/10

Luca Zanovello

 

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