Un commento al film A casa tutti bene, ultima fatica di Gabriele Muccino con Stefania Sandrelli, Pierfrancesco Favino, Valeria Solarino e Stefano Accorsi.
Eccoci tutti in sala ai soliti posti, serata di cineforum, siamo tanti come di consueto, tra poco inizia il film A casa tutti bene di Gabriele Muccino, il regista più amato o disprezzato di tutti i tempi, la trama è ambientata in una splendida villa a Ischia dove si festeggiano le nozze d’oro di Alba e Pietro, Stefania Sandrelli e Ivano Marescotti, una schiera di figli e nipoti invitati insieme a gioie e dolori, tradimenti e affetti, ipocrisia e sincerità e
chi più ne ha più ne metta!
La sala si oscura, gli animi si accendono e gli occhi spalancati inseguono gli eventi, la musica al nostro fianco ci sprona a saltare saltiamo sul traghetto insieme a questa grande famiglia allargata alla volta dell’isola magica dove li attendono i due festeggiati, il mare all’orizzonte, il cielo azzurro, una vegetazione rigogliosa, hanno risposto tutti all’appello, è festa grande.
Eccoli finalmente arrivati, ci infiltriamo con la mente lì con loro, ci gustiamo la vista spettacolare, inseguiamo una coppia su e giù per le scale, l’altra alle prese con vivaci battibecchi, discutiamo e telefoniamo di nascosto accanto a loro, che combriccola, tutti insieme, dapprima sul battello e dopo in corsa da una stanza all’altra, chi in pace e chi in lotta, a volte è tutto troppo e lo sguardo, in cerca di quiete, ci sfugge e si focalizza sul panorama di sottofondo e qui si placa,
ah quanto è bella l’Italia!
Ci soffermiamo sulle figure dei tre figli di Alba e Pietro, così diversi, Carlo, un Pierfrancesco Favino in splendida forma, il primogenito, separato, giunto alla festa con la compagna Ginevra e la figlia al seguito, qui rivede l’ex moglie Elettra e la loro figlia, quante frasi inopportune devono sentire le mie povere orecchie, ahimè, pensieri velenosi e inquietanti, in mia difesa a tratti fingo di essere sorda.
Sopraggiunge la secondogenita, Sara, un’impeccabile Valeria Solarino, un matrimonio alla deriva da salvare, che amarezza, povera donna, e da ultimo il trionfante Paolo, uno Stefano Accorsi brillante, il figliol prodigo in arrivo da un lungo viaggio all’estero, il sorriso stampato sulle labbra e il cuor leggero, sorride e con lui, forse troppo, la cugina sconsolata.
Entriamo e usciamo da una storia all’altra con estrema velocità, il ritmo è accelerato e le situazioni trascinate da canzoni improvvisate al pianoforte, Riccardo, un imbattibile Gianmarco Tognazzi, il cugino irresponsabile qualcosa sa fare allora, suonare e cantare, bravo davvero.
Il cast è di tutto rispetto, una grande famiglia, ci sono tutti, cerco perfino le somiglianze tra loro e mi pare pure di trovarle, quanto si saranno divertiti a girare questo film, avrei voluto tanto esserci anch’io.
La giornata sta per finire, una manciata di saluti di convenienza, baci e abbracci, di corsa al porto e qui arriva la brutta notizia che sconvolge ogni programma, il maltempo impedisce il rientro fino al giorno successivo, è un vero dramma collettivo.
Presi alla sprovvista ci aggreghiamo in corsa verso la villa, tutti insieme, e ci abbarbichiamo su per le stradine, il fiato accorciato, il passo veloce dentro alla seconda parte del film ricca di inaspettati colpi di scena, lacrime e sorrisi, in camera o in cucina, a tavola o in piscina, una sorpresa dietro l’altra,
ah, la famiglia italiana!
Elisa Bollazzi
n.d.r. il film A casa tutti bene è in home video dal 31 maggio 2018 con 01 Distribution anche su Amazon.it
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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