Recensione di Tutti I Soldi Del Mondo, il film di Ridley Scott al cinema dal 4 gennaio 2018.

la locandina italiana del film Tutti I Soldi Del Mondo

la locandina italiana del film Tutti I Soldi Del Mondo

Non c’è massima migliore di quella dell’attore W.C. Fields per inquadrare la natura avida e cinica del petroliere americano Jean Paul Getty, colui che negli anni settanta non era solo l’uomo più ricco del mondo, ma addirittura “l’uomo più ricco di sempre”.

Pioniere dell’importazione petrolifera dall’Arabia Saudita, Getty maturò un patrimonio di 4 miliardi di dollari, oltre ad una collezione di opere d’arte che andò a costituire, dopo la sua morte, il celebre Getty Museum di Los Angeles.
Se gli affari gli sorrisero sempre, tuttavia, la biografia del Paperon De’ Paperoni in carne ed ossa fu piena di controversie personali e familiari: cinque divorzi alle spalle, mogli, figli e nipoti abbandonati, dimenticati e disconosciuti.
La pagina più nera e tristemente nota riguarda proprio uno dei nipoti di Getty, John Paul III, che diventa il soggetto di Tutti I Soldi Del Mondo, nuova fatica di Ridley Scott.

Roma, 1973. Dei criminali incappucciati rapiscono l’adolescente John Paul Getty III (Charlie Plummer), diretto discendente del magnate (Christopher Plummer).
La richiesta di riscatto è di 17 milioni di dollari, che per nonno Getty sono briciole di guadagni giornalieri; ma l’avidità è più forte del flebile affetto familiare, “ho 14 altri nipoti, e se tiro fuori anche un penny avrò 14 nipoti sequestrati” dice alla stampa.
Intanto la squattrinata mamma Gail (Michelle Williams) e l’uomo della sicurezza di Getty (Mark Wahlberg) conducono l’estenuante trattativa con i rapitori.
Ma il tempo stringe, le tasche di Getty restano cucite: tra sgomento pubblico e privato, la vicenda scoperchia i lati oscuri della famiglia più abbiente e invidiata d’America.

Una scena del film Tutti I Soldi Del Mondo - Photo: courtesy of Lucky Red

Una scena del film Tutti I Soldi Del Mondo – Photo: courtesy of Lucky Red

Controversa la faccenda, controversa la produzione del relativo film: dopo le arcinote rivelazioni “moleste”, Scott rimpiazza a tempo di record Kevin Spacey (che aveva già confezionato e consegnato il suo Getty) con Christopher Plummer, l’America puritana ed epuratrice ringrazia.
E’ fondamentalmente la stessa America puritana che all’epoca aveva seguito col fiato sospeso alla tv i fatti narrati, sconcertata da un vecchio miliardario che amava più il nichelino del nipotino.
Scott, che non ci regala un gran film da almeno una decade, adatta il copione di David Scarpa (a sua volta ispirato dal libro di John Pearson) con poca ispirazione, molta classicità che sconfina nel démodé e un numero spropositato di “licenze” per romanzare oltremodo i fatti di cronaca.

Molto più interessante in sé che nella rappresentazione cinematografica, il rapimento Getty e le sue conseguenze si trascinano per due ore larghe e piatte, con atmosfere da film (o film per la tv) di quarant’anni fa e con le falle tamponate solo da un generoso Plummer e dalla freschezza di Wahlberg e del relativo personaggio.
La scarsa lucidità di Tutti I Soldi Del Mondo emerge soprattutto nell’eccessiva ed esasperata teatralità dei momenti più drammatici, che non provengono dalla sfera criminale ma decisamente da quella dello spietato, inflessibile Getty Sr, un uomo miserabile e solo, uno Scrooge a prova di redenzione.
Così la riflessione sulla scala dei valori umani si disperde, tra una Michelle Williams ormai portabandiera del lifestyle lacrimoso (e ci ha abbastanza stufato) e un raffica di restituzioni macchiettistiche della criminalità organizzata del Belpaese anni settanta. Da non perdere – si fa per dire – il ritratto sbrigativo delle Brigate Rosse e della ‘Ndrangheta.
Come dire: tutto sommato a Spacey non è andata poi così male…

Voto: 5/10

Luca Zanovello