Al Cineforum – il film Il diritto di contare: John Glenn è infine giunto lassù

Il poster italiano del film Il diritto di contare

passo io, passi tu, è tardi, ci troviamo là, non possiamo assolutamente perderci il film Il diritto di contare diretto da Theodore Melfi, eccoci arrivate, sta per iniziare, entriamo trafelate, la sala è gremita, vogliamo tutti rivivere la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, era il 1961, ero piccola, ma i racconti di questo evento continuarono per anni e sono ancora vivi in  me, il mondo intero euforico, gli occhi spalancati davanti a piccoli schermi in bianco e nero, gli adulti a ripeterci con le lacrime agli occhi per l’emozione

siamo testimoni privilegiati di un evento straordinario

rammento mia nonna raccontarmi di tre magiche donne che avevano lavorato alla Nasa rendendo possibile un grande sogno americano, del colore a lei non importava nulla, ma orgogliosa come era di essere donna, esultava, tre donne, tre donne, ripeteva commossa

Una scena del film Il diritto di contare – Photo: courtesy of 20h Century Fox

le tre studiose afro-americane mi risuonarono nelle orecchie come esempi per anni, Katherine Johnson in qualità di matematica, Mary Jackson, ingegnere e Dorothy Vaughn, esperta di computer ora qui sullo schermo interpretate da tre attrici impareggiabili, Taraji P. Henson, Janelle Monáe e Octavia Spencer in ottima compagnia di un ineguagliabile Kevin Costner e una glaciale Kirsten Dunst

si spengono le luci, la pellicola si srotola dinnanzi a noi, siamo nello stato segregazionista della Virginia e intuiamo subito che rimarremo inchiodati davanti allo schermo per 127 meravigliosi minuti che scorrono fin da subito intensi

la pellicola assume le fattezze di un abito elegante dal tessuto pregiato e dal taglio impeccabile, non fa una grinza, curato nel minimi dettagli, i bottoni preziosi, le tasche bilanciate, la pochette di seta in tinta, esempio di grande raffinatezza, il pubblico in sala si inchina e applaude in silenzio di fronte a tanta classe, qualcuno bisbiglia in cerca di un difetto, ci sarà pure una macchia, un bottone allentato, un filo tirato, nulla, è tutto perfetto

una grande gioia per occhi orecchie e cervelli

Una scena del film Il diritto di contare – Photo: courtesy of 20h Century Fox

ci rattristiamo di fronte a numerosi episodi di discriminazione di cui tutti per la verità siamo a conoscenza, ma spesso dimentichiamo, soffriamo nel vedere che le persone di colore non potevano usare i bagni  dei bianchi e sugli autobus non avevano il diritto di sedere dove meglio credevano, che tristezza, non ci par vero, ma è così

i nostri pensieri sollecitati corrono alle discriminazioni odierne che in tutto il mondo penalizzano le donne, chi più chi meno, mi guardo intorno e vedo visi attenti, sguardi partecipi e coscienze scosse, grande Theodore, hai fatto centro con una sceneggiatura solida, i dialoghi calibrati, le battute intelligenti, risparmiandoci inutili morali, ma sottolineando con leggerezza una realtà incresciosa

d’improvviso mi guardo attonita, scruto il mio corpo, i miei vicini, allargo lo sguardo sulla platea e vedo che stiamo tutti crescendo, il portamento fiducioso, le spalle ampie, i colli diritti a sostegno di teste arricchite, stiamo apprezzando il potere del lavoro di squadra e della generosità per un obiettivo comune, bianchi, neri, uomini, donne uniti in un unico cammino, John Glenn è infine giunto lassù grazie a tutti loro

la fiducia la fa da padrona

dormiremo sonni tranquilli

Elisa Bollazzi

n.d.r. qui la recensione del film Il diritto di contare pubblicata in occasione dell’uscita al cinema

 

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