Lancio il mio sguardo in alto verso il cielo tra le fronde del pero secolare su cui mi sono incoscientemente arrampicata a tre metri dal suolo e, immersa in questo azzurro intenso, cerco di dimenticare lo spazio pericoloso tra me e la sicurezza.
Avrei dovuto dare retta a mio padre che tutti i santi giorni mi ripete severo:
“Tieni i piedi per terra, Elisa!”
“Tieni i piedi per terra, Elisa!”
Ma come posso tenere i piedi per terra se devo arrampicarmi sul pero per ubbidire all’adorata nonna che quando mi scopre rannicchiata su me stessa, il solito sguardo assente, inabissata in sorprendenti sogni ad occhi aperti ogni momento mi ricorda
“Vieni giù dal pero, Elisa!”
“Vieni giù dal pero, Elisa!”
Ed ora eccomi qua in difficoltà!
Ubbidisco sempre al mio caro papà trascinando lentamente i piedi dietro di me, sollevandoli a stento dal suolo tanta è la paura di spiccare il volo verso orizzonti ignoti per cui mi chiedo stupita come sia potuta finire quassù oggi! Che sia troppo rispettosa nel seguire indifferentemente tutte le istruzioni che mi vengono impartite senza discernimento alcuno!
“Tieni i piedi per terra, Elisa!” “Vieni giù dal pero, Elisa!”
“Tieni i piedi per terra, Elisa!” “Vieni giù dal pero, Elisa!”
Mettetevi d’accordo per cortesia, non so più come comportarmi, mi state confondendo e lo sapete, strattonata di qua e di là da istruzioni contraddittorie, ho la testa che mi scoppia e i confini che si espandono. Vi state tutti divertendo alle mie spalle, mettendomi ingiustamente in ridicolo!
Ve lo ripeto: siate più chiari, affinché io possa capire quale strada seguire.
Da quassù, scontentando inevitabilmente il caro papà e l’amorevole nonna, ne approfitto della situazione per compiacere almeno la mamma e cogliere qualche pera per le sue ricette preferite: la marmellata di pere e la torta di cioccolato e pere. Quante esattamente non è dato sapersi, in linea con le istruzioni vaghe.
Sbircio in basso e intravedo la mia biciclettina rosa avvinghiata al tronco, sicuramente in ansia per la mia assenza, come mamma e papà del resto, che immagino intenti a cercarmi sotto al letto o dietro alla dispensa, nell’armadietto porta tutto o nel guardaroba tra i vestiti, come di consuetudine! Questa volta invece stupirò proprio tutti, a quest’altezza.
Nel frattempo, in attesa che mi giunga dall’alto, da più in alto intendo, la soluzione per scendere, incomincio a raccogliere qualche pera: tre nelle tasche, una in mano e d’un tratto mi accorgo d’avere il respiro bloccato dalla paura di cadere.
“Mamma, respira! Mamma, respira!” mi ricorda sempre mia figlia quando mi sorprende in preda al panico … l’avessi incontrata prima, avrei nutrito meglio i miei polmoni, sempre in tale stato d’affanno.
Due pere in una mano, una nell’altra, tre nelle tasche, più che sufficienti per la torta di pere, ma sicuramente poche per la marmellata. Così non potrò mai scendere, oddio mi sento rimbombare nelle orecchie la voce della nonna, devo affrettarmi:
“Vieni giù dal pero, Elisa!”
“Vieni giù dal pero, Elisa!”
Devo ubbidire immediatamente a questa voce interiore ormai sigillata al mio corpo.
“Vieni giù dal pero, Elisa!”
“Vieni giù dal pero, Elisa!”
Fate che non mi butti!! Devo riflettere.
Innanzitutto potrei lanciare a terra i 6 kg di pere per ogni 3 kg di zucchero di canna necessari per la marmellata e tenere nelle tasche le tre belle grosse pere per la torta che immagino già sbucciate, tagliate a quarti, senza i semi e la parte dura centrale, marinate nel vino bianco per almeno 20 minuti, se non ricordo male.
Per la marmellata invece pere, zucchero di canna, 2 limoni e cannella quanto basta, lavate, sbucciate, tagliate in quattro parti, senza il torsolo e i semi di ogni fetta, spezzettate in pezzi più piccoli e quindi messi in una pentola con una punta di cannella e la buccia grattugiata dei limoni e 350 ml di vino bianco moscato.
Che stia confondendo i procedimenti!
Durante i 15 minuti di cottura della marmellata, un bicchiere d’acqua ogni tanto aiuta, infine lo zucchero, il tutto mescolato con forza e sul fuoco per un’altra ora circa, fino alla giusta consistenza e quindi messa, ancora calda, nei vasetti di vetro.
Una volta scesa, in che modo ora non ci voglio pensare, correrò dalla mamma e metterò tutti gli ingredienti per la torta in una grande ciotola:
200 g di cioccolato fondente tritato e sciolto a bagnomaria insieme a 100 g di burro a pezzetti aggiunti a 50 g di burro sbattuti con 4 tuorli d’uovo bio e 100 g di amaretti sbriciolati finemente, 200 g di farina e ½ bustina di lievito, 50 g di zucchero insieme agli albumi a neve ferma uniti delicatamente al composto di cioccolato e amaretti.
Mi sembra già di sentirne il profumo prima ancora di infornare l’impasto in una tortiera imburrata e infarinata del diametro di 22-23 cm ricoperto con le pere a loro volta sommerse con il resto della preparazione. 40 minuti in forno a 180 gradi completano l’opera.
La nonna aggiunge lo zucchero a velo dopo 10 minuti, la mamma no. Chissà cosa farei io, non so.
Ora ho un problema più serio da risolvere
Elisa Bollazzi
Artista e scrittrice si diletta a trasformare in un flusso di parole la sua vita itinerante da una galleria a un museo da una sala cinematografica a un teatro da un incontro con l’autore a una biennale.
Inizia a scrivere a sei anni sotto l’amorevole guida dell’adorata maestra Luigia. Dapprima le vocali: 40 a 40 e 40 i 40 o 40 u in seguito le consonanti, 40 per ognuna e quindi tutte in fila. Di lì a poco vocali e consonanti abbracciate in mille modi all’apparenza indecifrabili: ab ac al am an ao ar as at au av az Ba bo bu Ca cc ci cr cu Da du Aa dd nn pp ss vv zz, inspiegabili suoni che d’un tratto trovano un senso e come d’incanto si trasformano in parole e pensieri. Elisa sa guardare, ascoltare, pensare e ora anche scrivere: il gioco é fatto!
Dal 1990 si dedica con devozione al suo Museo Microcollection
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