Manuali di fotografia, tomi di storia dell’arte e sensibilità personale sono concordi: c’è un aspetto sottile che è in gradi di identificare in maniera inequivocabile un “bel ritratto”. Non è, evidentemente, la bellezza del soggetto e non si tratta di una felice combinazione di aspetti tecnici e compositivi: mi riferisco invece a quella sorta di miracolo artistico grazie al quale il ritratto “è” il soggetto, ne racchiude misteriosamente caratteristiche fisiche e psicologiche, lo rende visibile in una sua interezza che va decisamente oltre il puro lato estetico.
David Bailey è noto principalmente per i suo ritratti di grande formato, spesso scattati con un semplice sfondo bianco e altrettanto spesso dedicati a star internazionali nel mondo della musica, della cinematografia, della moda e dello spettacolo. Come vedremo a breve, limitare la cifra stilistica di Bailey alla sola ritrattistica sarebbe un errore, ma le prime immagini necessarie per raccontare “Stardust”, mostra personale dell’artista ospitata al PAC di Milano, non possono che essere queste:
Jack Nicholson – (c) David Bailey
Mick Jagger – (c) David Bailey
Lo stile inconfondibile, quella freschezza artistica che fa rima spuria con freddezza e la capacità di creare un vincolo empatico con il soggetto, pur in sessioni fotografiche davvero brevi anche per motivi tecnici (a volte solo di due scatti!) hanno decretato per Bailey il successo, arricchito da copertine per le principali riviste di musica e moda e da personali frequentatissime in tutto il globo. Stupisce poi, nel percorso della mostra, opportunamente realizzato in ambienti tematici, la nitidezza dello sguardo anche in situazioni ben distanti dall’agio del suo studio fotografico: una testimonianza di continua rigenerazione in un artista classe 1938 che non ha temuto di mettersi alla prova in occasione di emergenze umanitarie (una su tutte, il Sudan), negli ambienti quasi inesplorati della Papua Nuova Guinea o in quelli in enorme divenire dell’East End londinese, conservando quell’occhio che supera i cinque sensi e non smette mai, davvero mai di raccontare.
(c) David Bailey
Accompagnata da un
un gran bel catalogo a cura di Skira, “Stardust” è una mostra in grado di incuriosire, commuovere, divertire, rivelare. Ventiquattro ore dopo averla vistata ho chiuso gli occhi, sospeso il respiro e cercato un ricordo: l’ho trovato nel primo piano di Don McCullin, e non solo perché si tratta di un mio fotografo di riferimento. Quello scatto raccontava, ritraendoli, tutto quello che gli occhi di McCullin erano stati costretti a vedere, le strette che avevano portato al cuore, le rughe che avevano impresso sul volto del collega. E se una foto è in grado di raccontare tutto questo, beh, una passeggiata fra le opere di Bailey è quanto mi sento di consigliarvi e, insieme, di augurarvi.
Alfonso d’Agostino
DAVID BAILEY
STARDUST
dal 01 Marzo 2015 al 02 Giugno 2015
c/o Padiglione di Arta Contemporanea di Milano
Via Palestro 14
Orari
da martedì a domenica 9:30 – 19:30, giovedì fino alle 22:30
Biglietti
Intero € 8,00 / Ridotto € 6,50 / Gruppi e scuole € 4,00
Visite guidate gratuite tutte le domeniche alle ore 18:00
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.