Il 16 ottobre 1869 nei pressi di Cardiff (Stato di New York, quindi USA) un gruppo di operai era intento nello scavo di un pozzo. Attività che venne rapidamente interrotta quando emerse un uomo pietrificato di circa 3 metri, da quel momento eternato come “Il gigante di Cardiff”. Ne agevolo una immagine tratta da Wikipedia che ho provveduto a … ehm… censurare, perchè il gigante aveva caratteristiche fisiche elefantiache un po’ in tutti i punti…
Inutile sottolineare che si gridò immediatamente al recupero miracoloso: i più attenti agli studi biblici ricordarono immediatamente un passo della Genesi e ne sostennero al volo l’autenticità, perchè:
“In quel tempo c’erano sulla terra i giganti,
e ci furono anche di poi,
quando i figliuoli di Dio si accostarono
alle figliuole degli uomini,
e queste fecero loro de’ figliuoli.”
(Genesi, 6:4)
Più prosaicamente, il proprietario del terreno – tale William Newell – eresse immediatamente una tenda intorno al luogo dello scavo e prese a far pagare 25 centesimi di dollaro a chiunque volesse ammirarlo. La cifra raddoppiò in poco tempo, e il “Gigante di Cardiff” restò a lungo l’argomento accademico dell’anno: un geologo arrivò a dichiarare che “il gigante ha il marchio del tempo stampato su ogni arto e fattezza, in un modo e con una precisione che nessun uomo può imitare”.
Naturalmente si sbagliava: la statua – perchè di questo si trattava – era stata commissionata da George Hull, intenzionato a deridere gli studiosi che tentavano di dare una interpretazione assolutamente letterale delle Sacre Scritture. Un grosso blocco di gesso su cui erano stati utilizzati acidi, agenti macchianti e microfori a simulare quelli della pelle umane furono sufficienti a tenere impegnata l’opinione pubblica per mesi, ed il gigante attirò l’attenzione di Barnum, imprenditore circense americano noto in quegli anni per avere assicurato alla visione degli spettatori primizie quali una donna dall’età dichiarata di 161 anni (!), una sirena delle isola Figi (!!) e altre gioiose amenità che spiegano perfettamente come mai, riferendosi alla politica italiana, la si definisca ancora un “Circo Barnum”…
Barnum offrì 150.000 dollari per l’acquisto (stiamo parlando di una mezza milionata di euro odierni…) ma Hull non aveva alcuna intenzione di vendere una macchina da soldi di tal genere. Il prezzo dei biglietto era salito fino ad un dollaro, al cambio odierno una pila di una settantina di monete da 1 euro, e la gente continuava ad accorrere. Il circense non era abituato a darsi per vinto: pagò un artigiano che riuscì a prendere un calco del Gigante e ne produsse una copia, e negli States cominciarono a circolare due (!) giganti di Cardiff, entrambi con un certo successo di pubblico, proseguito anche dopo che Hull confessò quella che sarebbe passata alla storia come una delle più grandi burle scientifiche della storia.
E se avete voglia di farvi affascinare dall’improbabilità della credunoleria umana, potete ammirare “il falso originale” al Farmer’s Museum a Cooperstown, New York, mentre la copia del falso è ospitata al Marvin’s Marvelous Mechanical Museum di Detroit.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.