Puoi salire in macchina e correre a vedere un bronzo di Saba a spasso per Trieste. Puoi prendere un treno ad alta velocità e goderti dal vivo la bellezza del David di Michelangelo. Puoi saltare su un aereo e inchiodarti davanti alla Nike di Samotrocia, cercando di farti largo fra i millemila flash che ti scoppiettano intorno.

Quello che non puoi fare è salire su una navicella spaziale e andare ad ammirare l’unica statua di fattura umana conservata su un altro corpo celeste: fino a quando non appronteremo una base lunare, la visione di “Fallen Astronaut” sarà riservata ai raggi del sole e al pulviscolo presente sul suolo del nostro satellite.

Fallen Astronaut

Fallen Astronaut è una piccola scultura in alluminio: poco più di 8 centimetri che vogliono rappresentare la figura di un astronauta in tuta spaziale, senza alcun segno distintivo a cui si possa far risalire una nazionalità, una etnia, e neppure un sesso. Nacque nel 1971 quando, poco prima della partenza dell’Apollo 15, ne fu commissionata la creazione al belga Paul Van Hoeydonck: a dirla tutta, si trattò di una sorta di insubordinazione da parte dei cosmonauti americani in procinto di decollare verso la luna, se e’ vero – come si sostiene anche sul sito della NASA – che i vertici dell’agenzia spaziale americana non furono a conoscenza della sua esistenza fino a sbarco avvenuto.

Con i tradizionali saltelli che siamo abituati ad osservare nei filmati d’epoca, David Scott e James Irwin completarono l’ultima delle esplorazioni previste in quella missione, guidando il Rover nel desertico paesaggio lunare e posizionando una telecamera che avrebbe dovuto filmare la partenza del modulo verso il rientro terrestre. Un attimo prima di risalire, posarono in un piccolo cratere questa curiosa figura metallica, accompagnata da una targhetta che riportava in rigoroso ordine alfabetico i nominativi degli astronauti caduti alla ricerca dei nostri limiti spaziali.

Charles Bassett (morto il 28 febbraio 1966, incidente aereo)
Pavel Belyayev (10 gennaio 1970, malattia)
Roger Chaffee (27 gennaio ]] 1967, incendio sull’Apollo 1)
Georgi Dobrovolski (30 giugno 1971, perdita pressurizzazione durante il rientro)
Theodore Freeman (31 ottobre 1964, incidente aereo)
Yuri Gagarin (27 marzo 1968, incidente aereo )
Edward Givens (6 giugno 1967 incidente automobilistico)
Gus Grissom (27 gennaio 1967, incendio sull’Apollo 1)
Vladimir Komarov (24 aprile 1967, malfunzionamento del paracadute durante il rientro)
Viktor Patsayev (30 giugno 1971, perdita pressurizzazione durante il rientro)
Elliott See (28 febbraio 1966, incidente aereo )
Vladislav Volkov (30 giugno 1971, perdita pressurizzazione durante il rientro)
Edward White (27 gennaio 1967, incendio sull’Apollo 1)
C.C. Williams (5 ottobre 1967, incidente aereo )

Come avrete osservato, alcuni dei nomi sono sovietici. In realtà l’elenco dei caduti russi sarebbe stato più corposo, se non fosse stato per il silenzio delle autorità di Mosca che tacquero un certo numero di incidenti mortali. In un momento di assoluta competizione e di battaglia di nervi internazionale – piena Guerra Fredda, insomma – il gesto degli astronauti americani volle testimoniare come la ricerca spaziale fosse sostanzialmente apolitica, e l’omaggio ai colleghi d’oltre “Cortina di ferro”  – ricordiamolo, non autorizzato – mette ancora oggi i brividi.

fallen astronaut