copertina villetta con piscina koch

Poteva sembrare complicato ripetere il successo de “La cena” e, soprattutto, essere in grado di replicare l’atmosfera rarefatta come-in-alta-montagna e potentemente pervasa di un cinismo venato di sarcastiche considerazioni sulla moderna società. Prova complessa ma brillantemente superata: Koch affida alle stampe “Villetta con piscina”, un testo che si mantiene nei binari precedentemente tracciati da un punto di vista stilistico e riesce a superare l’opera prima in termini di leggibilità, suspense,  spasmodica attesa.

Un vero paradosso, perchè il plot si apre svelando lucidamente gran parte della vicenda: il protagonista e io narrante, Marc Schlosser, è un medico di famiglia opportunista e più falso di un moneta da tre euro:

I pazienti confondono il tempo con l’attenzione: credono che io dia loro piú attenzione degli altri medici, quando in realtà gli do solo piú tempo. Quello che c’è da capire lo capisco in un minuto; gli altri diciannove li occupo concedendo attenzione, o meglio una parvenza di attenzione. Faccio le solite domande: Come sta suo/a figlio/a? E lei, ha ripreso a dormire bene? Mangi un po’ di più/meno, eh! Appoggio lo stetoscopio sul petto, poi sulla schiena. Un bel respiro, dico. Espiri lentamente. Ma mica ausculto davvero.

Di paziente in paziente, con atteggiamento rassicurante e infinitamente distante dal giuramento di Ippocrate, Marc costruisce un presente fatto di una casa imponente, una macchina adatta e – soprattutto – una bella famiglia. E sarà proprio una aggressione alla figlia adorata a trascinare il medico, trasformando quella sorta di indolenza professionale in un comportamento propriamente criminoso.

Quella figura pressapochistica e inquietante diventa quindi, nella mente del lettore, assurdamente eroica, ed è una dicotomia da cui non ci si riesce a liberare. Scatenare sensazioni di repulsione e solidarietà verso lo stesso personaggio letterario è marchio di fabbrica di un ottimo romanzo, e “Villetta con piscina” risponde decisamente a questo identikit.

Puntando un indice accusatorio che finisce per coinvolgerci un po’ tutti, Koch identifica una serie di umanissime debolezze e le viviseziona sarcasticamente, costringendoci a mettere in moto il cervello e spingendoci ad una serie di riflessioni, naturalmente amare. E data la scarsa disponibilità di pagine capaci di accendere le cellule celebrali, non posso far altro che consigliarlo.

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