Complice (forse) il meteo ballerino questo sabato metropolitano, di musica in metropolitana, organizzato nell’ambito di MiToFringe, si è aperto faticosamente alla disperata ricerca (parrebbe) di corrente elettrica… .

Superati gli ostacoli tecnici, tamponate le assenze di alcuni componenti, rivisitata la scaletta  ed accordati gli strumenti si sono aperte le danze con molta, forse eccessiva, delicatezza.

Il flauto traverso di Laura Motta, accompagnato dalla chitarra acustica di Stefano La Naia, ci ha addolciti, dopo la lunga attesa nell’afoso ed umidissimo sottosuolo, sino a quasi cullarci in una siesta di tardo pomeriggio con ben note classiche arie per una abbondante mezz’ora. Meritevole il coraggio di questo duo che ha avuto la responsabilità di riappacificare gli animi di noialtri con sonorità a cui non siamo più abituati, soprattutto di pomeriggio.

(c) Alfonso d’Agostino per MaSeDomani.com

 

Il testimone è poi passato a Johnnie Selfish & The worried Men Band. Dall’europa del 1600, in compagnia di Bach, ci siam così ritrovati negli Stati Uniti del 1900, a ballare musica folk nel tempo del passaggio o, se preferite, della sosta di un treno nella adiacente metro.

Come avrebbe detto mia nonna () “un bel gruppo di ragazzoni” ha avuto l’arduo compito di scuotere i nostri animi dal torpore in cui eravamo oramai inesorabilmente avvolti. E loro ci hanno provato con convinzione ed entusiasmo, grazie anche al supporto evidente di amici e parenti accorsi armati di numerose machine fotografiche e grandi sorrisi di incoraggiamento. Alternando conosciute ed amate ballate folk e country, con Johnnie Cash che faceva da padrone, a propri brani (il gruppo ha inciso un disco e sulla loro pagina myspace trovate qualche sample) sono riusciti non solo a rivegliare la nostra attenzione ma a riattirare un pubblico che, un po’ per stanchezza e un po’ per noia, pareva destinato a scomparire.

Peccato perché questi giovani sono davvero tutti meritevoli e coraggiosissimi. Probabilmente  la musica classica si apprezzerebbe maggiormente se proposta in ambienti più protetti – seppur di grande passaggio – e alla musica più pop/rocchettara, rumorosa di suo, metterei a disposizione un amplificatore più affidabile 

(c) Alfonso d’Agostino per MaSeDomani.com