IL NATALE A MILANO È SINONIMO DI ARTE: LA SACRA CONVERSAZIONE (detta PALA GOZZI).
Dici Natale a Milano e in molti pensano all’albero in piazza Duomo, al caos della fiera degli Oh bej! Oh bej! il giorno di Sant’Ambrogio, alla prima del Teatro alla Scala e alla gente composta che attende all’ingresso di Palazzo Marino. Esatto, difronte alla Casa del Sindaco, che ogni dicembre in Sala Alessi accoglie un ospite speciale. Un forestiero, che si fermerà tre settimane, giusto il tempo di trascorrere le festività e tornare a casa. Stiamo parlando dell’opera d’arte che il Comune condivide con la cittadinanza durante il magico periodo natalizio. Una tradizione che nel 2017 compie dieci anni e che oramai ha trovato il suo posto nel cuore dei milanesi e di chi nel capoluogo lombardo transita di continuo.
Per festeggiare il decimo anniversario, la scelta è caduta sulla Sacra Conversazione, anche nota come Pala Gozzi, dal nome del suo committente. Si tratta di uno splendido – ed enorme (312 x 215 cm, per un centinaio di chili) – olio su tavola, realizzato nel 1520 da un Tiziano Vecellio appena trentenne. All’unanimità questo è considerato il capolavoro grazie al quale l’artista raggiunse l’apice del successo. I colori sono vibranti e la luce è penetrante. I significati sono tanti e tutti da scoprire, c’è un piccolo ma importantissimo dettaglio e il suo retro è davvero prezioso.
Ma procediamo con ordine.
I DETTAGLI CHE FANNO LA DIFFERENZA: TRE BUONI MOTIVI PER VEDERE LA MOSTRA.
LA STORIA.
La pala è stata commissionata da un mercante di Dubrovnik, il nobile Alvise Gozzi, per l’altare principale della chiesa di San Francesco ad Alto, Ancona, luogo da lui prescelto come ultima dimora. Singolare è la triangolazione tra città marinare che venne così a crearsi, nel dipinto e fuori da esso. E, date le turbolenze politiche del tempo, oltre agli Ottomani alle porte, non stupisce la convinzione che questa meraviglia suggellasse un’alleanza tra i tre più influenti porti dell’Adriatico: quello della Serenissima di Tiziano, che aveva da poco ri-assunto un ruolo dominante; quello marchigiano, destinatario dell’opera; e quello della Dalmazia, terra d’origine della famiglia Gozzi.
I SIMBOLI (E CURIOSITÀ).
Le allegorie e i rimandi sono molti, taluni sono dichiarati altri sono ancora avvolti da un alone di mistero. Di sicuro, si può trascorrere molto tempo in sua compagnia.
Affascinante è il gioco di sguardi tra i protagonisti, che aiuta i nostri occhi a muoversi tanto facilmente da un volto all’altro, illudendoci di poter sentire le loro voci. Curioso è l’esile fico, perfettamente nel mezzo, nato da un ceppo solo in apparenza morto. Noto simbolo di ferite e speranza che probabilmente qui segna la rinascita del Gozzi, dopo il terremoto che colpì la sua Dubrovnik proprio nel 1520.
E, importante, è il cartiglio, in basso, sempre nel centro, dove si legge Aloyxius gotius ragosinus / fecit fieri / MDXX / Titianus Cadorinus pinsit, ossia “Alvise Gozzi da Ragusa fece fare nell’anno 1520. Tiziano Cadorino dipinse”. È l’impronta dell’autore e la sua unicità risiede nel fatto che la Sacra Conversazione sia la prima opera firmata e datata (!) dal pittore di cui si abbia notizia.
LA SCENOGRAFIA.
Poi c’è il retro. Quel lato che, a meno di essere degli esperti, rimane normalmente inaccessibile agli estranei, che serba così tante sorprese da aver imposto un allestimento a 360 gradi. Il visitatore potrà, anzi, sarà in primis condotto alla scoperta delle meraviglie ivi nascoste ovvero ad ammirare gli schizzi preparatori, a matita e pennello, di alcuni volti. Le mani sono diverse, ma la testa del Bambino si presume sia stata disegnata dal Maestro in persona.
E sarà solo l’inizio.
L’allestimento, dicevamo, è molto scenografico e regala un’esperienza suggestiva. Dal retro attraverso un corridoio si arriva al fronte, dove la Pala sembra fluttuare e, grazie ad un’illuminazione studiata per giorni e alla naturale forza della raffigurazione, ci attira a sé sino a mostrarci chicche che altrimenti non avremmo considerato. È il caso degli edifici sullo sfondo e di un omino che vi sfidiamo ad individuare.
Tutto questo è, ovviamente, un assaggio della bellezza e dei segreti della Sacra Conversazione. Se volete scovare ogni particolare e godervi sino all’ultima finezza, l’appuntamento è da oggi, 5 dicembre, fino a metà gennaio unicamente in Sala Alessi. Di seguito qualche coordinata utile.
Vissia Menza
INFORMAZIONI
Tiziano, Sacra Conversazione
Milano, Palazzo Marino
dal 5 dicembre 2017 al 14 gennaio 2018
Ingresso libero, possibile tutti i giorni
Nota: i visitatori saranno ammessi in gruppi e accolti da storici dell’arte, che faranno da guida nel percorso espositivo
sito web www.comune.milano.it
Il catalogo bilingue, a cura di Stefano Zuffi, è realizzato da 24 ORE Cultura
Foto: si ringrazia l’ufficio stampa
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”