Rosso. Ogni volta che visito una mostra c’è sempre un dettaglio che mi colpisce più di altri e che si fissa lì, si imprime nella mente. La luce delicata in una fotografia, lo sguardo profondo di un personaggio, la linea leggera che contorna un volto o segna il cadere di un gesto. È un particolare che mi resta nella memoria anche a distanza di tempo e che rende ogni visita unica, irripetibile. Come fosse il titolo di una poesia: in qualche modo racchiude lo spirito dell’esperienza.

Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto

Per Toulouse-Lautrec, in mostra a Palazzo Reale, si tratta di un colore: Rosso. Proprio così, con la prima lettera maiuscola. Quel Rosso aranciato, cocente, brillante – scintillante come l’ambiente da cui proviene. È il Rosso di Montmartre e delle sue case di piacere, dei teatri pieni di gente, dei cabaret, delle sale da ballo e dei caffè concerto. È il Rosso delle chiome di attrici e ballerine, il Rosso voluttuoso delle prostitute che animano le notti bianche del sobborgo parigino. Un Rosso che è tutto un programma: sa di assenzio e divertimento, sa di sesso, volgarità, trasgressione. Sa di vizi e segreti nascosti. Sa di vita e cruda realtà.

Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto

La realtà della Parigi alle soglie del ‘900, quella realtà spogliata di ogni ipocrisia. La realtà che Henri Toulouse-Lautrec incontra per strada ogni giorno – e ogni notte. Quella stessa realtà che solo lui riesce vedere, scovare, strappare dietro ai sorrisi costruiti e alle maschere incipriate.

Colpito da una grave forma di deformità fisica che non può nascondere, Toulouse-Lautrec si impegna a mostrare la vera faccia di quel mondo che lo circonda e talvolta lo guarda con pietismo o falso buonismo. Henri a Parigi impara a osservare. Studia, analizza, compie una vera e propria ricerca di introspezione psicologica dell’umanità che gli passa a fianco, che ride alle sue battute, che gli offre da bere. Artisti del suo giro, ballerine di cabaret, provocanti donne delle case chiuse. La vita che gli scorre davanti non riesce a celargli la propria deformità morale. Toulouse-Lautec la scorge, la cattura e la riporta. Ma senza giudizio, senza condanna. Non è una vendetta, ma pura e semplice curiosità – accompagnata anzi, a mio avviso, da un forte senso di rispetto.

Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto

E così – nei suoi quadri, nelle sue stampe – le inquiline dei bordelli perdono la loro nota di peccato per tornare ad essere ragazze comuni che si vestono e si spogliano, che si specchiano, che si lavano. Che riposano sprofondate in una nuvola di cuscini. Ballerine scompaiono sullo sfondo chiaro del palcoscenico, lasciando presente solo l’ombra netta, affilata e sinuosa di due lunghi guanti di seta nera. E due labbra rosse, sottili che colpiscono come una nota calda di spirito. Nessuno risparmiato, nessuno può nascondersi a uno sguardo tanto attento capace di portare alla luce i vizi nascosti degli uomini con un linguaggio innovativo, che esala modernità.

Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto

È lo stile dei poster e delle affiche modulati sui colori piatti e brillanti delle stampe giapponesi e il taglio immediato e imprevisto di un’istantanea fotografica. Benché immerso nel crogiuolo artistico che è la Montmartre di fine ottocento, Toulouse-Lautrec sembra osservare con piacere ma senza mai aderire a nessuna corrente. Piuttosto attinge qua e là, studia, sperimenta, come un’ape mai sazia che non può appagarsi del polline di un fiore solo. Impressionismo, astrattismo, naturalismo, liberty, espressionismo. Ma sono soprattutto la fotografia con la sua capacità di catturare in un fermo immagine quell’istante in cui un’espressione si fa all’improvviso manifesta, e con quei tagli compositivi inusuali; e poi le stampe nipponiche – l’arte ukiyo-e, quel ‘mondo fluttuante’ dell’epoca Edo – con le sue campiture piatte e vivaci, la linea sottile che contorna ogni cosa, e quel meraviglioso, impareggiabile uso del vuoto. Un gioco che nei lavori di Toulouse-Lautrec si trasforma in un ‘non finito‘ volutamente ellittico, in cui sullo spazio marrone e grezzo del cartoncino nudo, si stagliano linee intense, colorate, pregne di vivacità e movimento che mostrano un’immagine nel suo stesso farsi, a cui anche lo spettatore è chiamato a partecipare tramite una proiezione mentale che continui l’opera.

Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto

Accattivante, irriverente, originale. Questo è Toulouse-Lautrec. E poi c’è quel Rosso.

Non si può resistere a quel Rosso.

Federica Musto

Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto

INFORMAZIONI UTILI
Il mondo fuggevole di Toulouse-Lautrec
Palazzo Reale, Milano
Fino al 18 febbraio 2018
www.toulouselautrecmilano.it
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Toulouse-Lautrec (c) Federica Musto

Toulouse-Lautrec © Federica Musto