Alla Pinacoteca di Brera quinto riallestimento delle sale e fino al 1° ottobre il Quinto Dialogo.
Inaugurato alla Pinacoteca di Brera un nuovo Dialogo, ideato come di consueto tra opere già presenti nel museo ed altre “ospiti”, riallestite in una nuova e stimolante prospettiva.
Questo Quinto Dialogo ATTORNO AL SETTECENTO è rilevante per la storia stessa della Pinacoteca, museo moderno, “risultato” del Settecento, secolo dei Lumi e della Rivoluzione Francese. Il palazzo che la ospita fu infatti trasformato prima per volere di Maria Teresa d’Asburgo – cui è dedicata la Sala Maria Teresa della Biblioteca Braidense – e poi da Napoleone, che ne volle l’apertura pubblica.
Proprio nel Settecento divenne fondamentale il ruolo di una città come Milano nell’intercettare i nuovi talenti artistici nazionali. Avvenne nei primi decenni del secolo con Giambattista Tiepolo e Bernardo Bellotto, proseguì, con uno sguardo non più diretto a Venezia ma a Roma, con Pierre Subleyras, Giuseppe Bottani e Pompeo Batoni (Lucca 1708-Roma 1787). Quest’ultimo diventò negli anni dell’apertura dell’Accademia (1776) e poi della Pinacoteca (1809) il pittore e disegnatore da studiare e da celebrare come il nuovo Raffaello, per la lezione di grazia e “di buon gusto e raziocinio naturale” delle sue opere.
Questa grande tela (403 x 228 cm) fu commissionata tra il 1738 e il 1740 per la chiesa milanese dei Santi Cosma e Damiano, che alla soppressione nel 1796 dell’ordine dei Girolamini fu in parte demolita per essere trasformata nel Teatro dei Filodrammatici. E’ un dipinto di ispirazione classicista e accademica, esemplare dello stile dell’artista, e fu tra i primi ad essere trasferito nel palazzo di Brera, dove stava nascendo una prima ed eterogenea raccolta di opere a supporto delle attività didattiche della neonata Accademia di Belle Arti.
A poche centinaia di metri dalla pala oggi a Brera, Batoni dipinse per gli Olivetani di San Vittore al Corpo la sua seconda prova milanese: un ritratto del Beato Bernardo Tolomei, fondatore dell’ordine, morto nel 1348 a causa di una delle tante epidemie di peste che imperversavano in Europa, contro la quale si prodigò attivamente. Il pittore, svincolato dalla devozione per Raffaello, fa qui scelte cromatiche virtuosistiche molto suggestive, quasi teatrali.
La pala si trova tutt’ora nella cappella di San Vittore dedicata al Beato, mentre dalla collezione della famiglia Borromeo proviene il “modello” di piccole dimensioni a destra. Venne probabilmente dipinto dagli allievi della bottega di Batoni, che come d’uso realizzavano opere che potevano fungere da modelli di presentazione, o per “fermare” sulla tela le idee del maestro. Il quale le traduceva poi in grande formato e in maniera definitiva, sovente con molte varianti, come qui, nei dettagli.
Questi due disegni, in lapis nero e bianco su carta preparata grigio-azzurra, testimoniano la grande fortuna a Milano di Botani, esempio per i giovani artisti fin dagli anni della fondazione dell’Accademia. Fu celebrato dagli artisti neoclassici; lo stesso Antonio Canova, che lo vide al lavoro a Roma nel 1779 nella scuola di disegno da lui fondata, scrisse: “Mi piacque moltissimo il suo disegnare, tenero, grandioso, di belle forme”.
Questi disegni furono poi dimenticati: non c’era più interesse per il genere, non erano più “di moda”. Furono ritrovati nei depositi di Brera nel 1990, avvolti da oltre un secolo in carta di giornale e miracolosamente intatti, insieme ad altri 50 di pittori romani che all’epoca insegnarono all’Accademia, innegabile segnale di internazionalità.
Attorno all’esposizione su Pompeo Batoni è stato realizzato un itinerario storico-artistico (vedi gallery qui sopra – un clic sulla foto per passare più velocemente alla successiva) che coinvolge altri pittori che hanno segnato quell’epoca. In particolare Pierre Subleyras e Giuseppe Bottani, autori di altre tre pale provenienti anch’esse dalla distrutta chiesa dei Santi Cosma e Damiano. E poi Giambattista Tiepolo, di cui è esposto finalmente all’altezza degli occhi dello spettatore il capolavoro giovanile “La Madonna del Carmelo”, spettacolare e di gusto tipicamente veneziano.
Oltre alla sala 34, dove si svolge il Dialogo, sono state inoltre riallestite la 35, dedicata ai dipinti veneziani del 18° secolo, la 36, destinata ai ritratti e dipinti de genere sempre del 18° secolo, e il corridoio, che espone i ritratti di alcuni Maestri di Brera. Prosegue così la realizzazione del progetto lanciato fin dalla sua nomina dal direttore James Bradburne: dall’inizio del 2016 sono 22 su 38 le sale ristrutturate, nel colore delle pareti, nell’illuminazione, nelle didascalie. La conclusione dei lavori di riallestimento è prevista per il 2018.
Marina Pesavento
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.