E’ tutto il giorno che ci sto pensando, una di quelle riflessioni che si aggrappano di prima mattina alle tue cellule cerebrali e non ti mollano più. Stavo canticchiando allegramente sotto la doccia (non e’ un bel vedere ed e’ un pessimo sentire) quando mi son reso conto all’improvviso di una cosa: se fossi uno scrittore, sarei terrorizzato dalla scelta del titolo del mio romanzo.
Colpa (e merito!) di Fabio Bartolomei e del suo ultimo romanzo, una bella lettura che ha – tra gli altri – il pregio di avere un titolo perfetto: “La banda degli invisibili”.
Come la copertina lascia intuire, protagonisti della vicenda sono alcuni splendidi vecchietti, età che sembrerebbe lontana dal possibile concetto di “banda”: in realtà, in una trama che si sviluppa fra momenti di purissimo richiamo ad “Amici miei” e che prende quota con l’intenzione del gruppo di ottuagenari ex partigiani di rapire il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (!!!), è proprio il significato più profondo di amicizia, complicità e solidarietà a farla assolutamente da padrone. Inevitabilmente vengono alla mente romanzi accomunabili a questa ultima fatica di Bartolomei con protagonisti adolescenti: direi “I ragazzi della via Pal”, per dirne uno in cui si avverte lo stesso sentimento di appartenenza al gruppo con personaggi inevitabilmente differenti.
Gli anziani di Bartolomei sono – in una parola sola – magnifici. Vivono con ironia gli inevitabili disagi che una società sempre più orientata alla rapidità e alla conseguente leggerezza fa trasparire, senza rinunciare a combattere piccole e grandi inciviltà con le armi dell’esperienza e della consapevolezza. Ci si affeziona inesorabilmente ad Angelo, voce narrante del romanzo, ai suo compagni di avventura e alla donna di cui brama il cuore, che a una certa età si sente il bisogno di un corpo da abbracciare e una mano da stringere passeggiando. E la lettura prosegue fra molte risate, considerazioni piuttosto amare sulla situazione sociale, e un pizzico di commozione: pensare a quale sia il patrimonio quotidianamente disperso nella scarsa considerazione a questa età fa pensare, e rende la seconda parte del titolo – quel riferimento agli “invisibili” – ancora più toccante.
Un romanzo assolutamente consigliato a chi abbia bisogno di un momento di respiro e a chi voglia mettere in conto alcune ore di piacevolissima lettura “pensante”.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.