E’ giunto il momento di una tremenda confessione. Chi mi conosce immaginerà che gli eroi della mia gioventù letteraria siano stati il giovane Holden o Dorian Gray. Niente di più lontano dalla realtà: sono cresciuto con in mano e nella mente le avventure di Jack Ryan (parto della fantasia di Tom Clancy) e di Dirk Pitt (prodotto della penna di Clive Cussler).

E proprio quest’ultimo – provetto subacqueo, instancabile seduttore, avvezzo all’utilizzo mortale di qualsiasi tipo di arma, dal lanciagranate al trinciapollo – e’ il protagonista di “Recuperate il Titanic”, avventura che rivelò al mondo le potenzialità, fino a quel momento sconosciute nonostante due romanzi già pubblicati, del narratore americano Clive Cussler e del suo personaggio più famoso.

La vicenda si apre nel 1912 con la lucida freddezza di un uomo disponibile ad affondare con il transatlantico pur di proteggere un misterioso carico nella stiva, e prosegue con la decisione del Presidente U.S.A. nel 1987 di recuperare il relitto una volta appurata la presenza a bordo del bizanio, misterioso minerale in grado di assicurare agli statunitensi un decisivo vantaggio nella Guerra Fredda con una copertura totale dagli attacchi missilistici d’oltre cortina.

Inevitabilmente la carcassa del Titanic, rosa dalla salsedine e dagli anni, sarà teatro di scontri sanguinosi che vedranno protagonisti Dick Pitt ed il suo amico e solidale Albert Giordino, a mio modestissimo parere una delle più belle figura di spalla in questo genere di letteratura di puro intrattenimento. Naturalmente non saranno solo le forze della natura a rendere difficoltosa l’operazione, impedita dai servizi segreti sovietici e dal crudele ed efficiente Pevlov.

Curiosità finale: il romanzo e’ ambientato nel 1987 ed e’ stato scritto nel 1976. Di conseguenza, potranno sembrare inverosimili alcuni particolari sulle operazioni di recupero del delitto, ma e’ necessario sottolineare come le prime immagini del Titanic inabissato siano state rese disponibili soltanto nel 1985. Non si tratta dunque di licenza narrativa – che, sia chiaro, sarebbe stata comunque accettabile – ma di una vera e propria mancanza di informazioni che solo il progredire della tecnologia nautica e subacquea ha reso possibile.

Perfetto per: un paio di serate di lettura pre-sonno, sub appassionati, amanti del romanzo di avventura senza troppo impegno, cultori di qualsiasi cosa riguardi anche lontanamente in Titanic.

La citazione:

«C’è qualcosa di magico nel Titanic» disse Sandecker a bassa voce. «Se si cade nelle reti del suo incantesimo, non ci se ne libera più.»

«Ma perché? Che cosa c’è nel Titanic che soggioga l’immaginazione?»

«Perché è il relitto di un naufragio che eclissa tutti gli altri» disse Sande- cker. «È il tesoro più leggendario e più inafferrabile della storia moderna. Basta vederlo in fotografia per avere subito una scarica di adrenalina. È la conoscenza della sua storia, dell’equipaggio che lo fece navigare, della gente che affollò i suoi ponti in quei pochi e brevi giorni della sua vita che accende l’immaginazione, Silverstein. Il Titanic è una testimonianza mo- numentale di un’era che non tornerà più. Dio solo sa se è in nostro potere riportare alla luce del sole quel possente gigante. Ma, che il cielo ci aiuti, tenteremo di farlo.»