Fate spazio fra braccialetti, orecchini e collane, perché sto per presentarvi un piccolo gioiello che non sfigurerà affatto in mezzo ai vostri luccicanti monili.
Per una volta, tra l’altro, mi tocca ringraziare la mia classificazione domestica nella libreria basata sulle case editrici: oltre al gradevole effetto visivo (opinabile, lo so) mi evita l’imbarazzo di dover decidere sotto quale genere letterario conservare questo agile ed intrigante volume: teatro, romanzo, poesia, aforismi?
“La custode dei libri”, opera prima di Sophie Divry e’ il racconto di una vita passata in mezzo alle nostre amate pagine: una bibliotecaria che si lancia infatti in un monologo diretto ad un avventore che ha trascorso la notte nel seminterrato della biblioteca in cui la stessa lavora, curatrice della sezione geografia. Una sorta di bolla spaziale e temporale che vorrebbe diventare rifugio dai rumori e dai guasti del mondo, senza riuscirci: le pile di libri non sono un muro efficace e privo di spifferi vitali, e la biblioteca stessa diventa microcosmo, certamente ordinato (e che curiosità sulla storia della classificazione mettono alcune pagine!) ma non per questo totalmente scevro da ogni emozione.
Il monologo della protagonista diventa così occasione per lasciarsi andare ad una narrazione che accarezza due amori: quello per i “suoi” volumi, naturalmente, e quello per un frequentatore abituale della biblioteca, il giovane Martin, assolutamente ignaro di questa passione e dei piccoli gesti di attenzione e compiacimento che gli vengono rivolti. Ne conseguono riflessioni anche amare sulla solitudine, ma accompagnate da una serie di frasi che restano scolpite nella memoria:
Preferisco la compagnia dei libri. Quando leggo, non sono più sola, converso con il libro. Può essere molto intimo. Saprà di cosa sto parlando, forse. La sensazione di avere uno scambio di idee con l’autore, di poterne seguire il percorso, di esserne accompagnata per settimane intere.
I peggiori sono i libri espresso, quelli d’attualità: ordinati, scritti, stampati, presentati in televisione, comprati, ritirati e mandati al macero in men che non si dica. Di fianco al prezzo, gli editori dovrebbero mettere la data di scadenza, proprio perchè non sono altro che prodotti di consumo.
A me questa figura un po’ inacidita e lamentosa ma infinitamente vera e sincera (al punto da vergare sul muro del bagno “donna matura cerca giovane che apprezzi critica della ragion dialettica per relazione sartriana”) è piaciuta, lo devo ammettere. Un divertissement letterario di rapidissima lettura che ha il pregio di costringerti a cercare la matita nel portapenne, e a vergare (con leggerezza, non sia mai) punti esclamativi sulle pagine per sottolineare passaggi che sembrano e saranno preziosi.
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Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
Io mi permetterei di dire che il tono della conversazione è veramente troppo serrato, non ti da modo di finire un periodo che ne comincia subito un altro, troppe parole e informazioni che si accavallano che non possono secondo me essere pensate nella realtà da qualcuno così tutte insieme, non danno spazialità al testo.
Si, la protagonista rende l’idea della sua passione per i libri e dalla sua foga/solitudine/fobia/mania ma non ti lascia niente di concreto su cui riflettere questo romanzo.
Comicia e termina così, passa senza lasciare tracce e il secondo dopo lo metti nel dimenticatoio.