Io Enrico Pandiani me lo immagino un po’ come Robin Hood nella trasposizione d’animazione della Disney: un cappello che assomiglia vagamente a quello degli alpini (ma con la penna rossa), un vestito-giubba verde e, soprattutto, un arco in mano. Aggiungiamoci qualche freccia ed una mira perfetta ed ecco conclusa una similitudine cartoonesca utile per spiegare come, ancora una volta, lo scrittore torinese abbia fatto pienamente centro.

Negli anni passati, e fin dal primo romanzo che li vede protagonisti, affezionarsi al commissario Mordenti e alla sua squadra di italiens è stato facile come cedere al fascino di una bibita ghiacciata in pieno solleone. Finisci per attendere spasmodicamente una nuova avventura, un po’ perchè è semplice riconoscere nelle caratteristiche di ognuno degli appartenenti a questa coraggiosa e peculiare squadra investigativa i caratteri (ed i difetti) di amici e persone che ci circondano, ed un po’ perchè  il protagonista è disegnato con spessore e dotato di una umanità che lo fa decisamente emergere nel panorama del noir, senza limitarsi a quello prodotto nel nostro paese. E quando finalmente hai tra le mani il nuovo romanzo…. ZAC… la freccia vola precisa e si infila proprio al centro del bersaglio.

“Pessime scuse per un massacro” mi ha convinto ulteriormente del talento di Pandiani per la narrazione. Tutto in questo libro sfiora pericolosamente la perfezione, a partire da una copertina bellissima ed evocativa che è riuscita a farmi dimenticare quelle fumettose (che pure ho adorato) di Instar Libri fino ad  arrivare ad un titolo che fa riflettere per tutta la durata della lettura. Ammettiamolo, siamo tutti perfettamente assuefatti ad ottime scuse, propinate attraverso i giornali o mentendo a noi stessi. Ed ottime appariranno le “scuse per il massacro” prima di un finale che mi ha costretto a balzare in piedi e a precipitarmi alla tastiera.

La trama è certamente articolata, pur se intervallata da quelle piccole perle di ironia ed umorismo cinico che ho imparato a ricercare come piccole boccate di ossigeno in una narrazione di purissima apnea. Muovendosi agevolmente fra un passato intrappolato nella Francia occupata del ‘44 ed un presente fatto di piccole coperture politiche e omicidi spettacolari, Pandiani ci accompagna in una indagine avvolta nelle nebbie della Storia e venata da sentimenti, vere emozioni, tremende disillusioni umane. Pagina dopo pagina, mentre la luce comincia a diradare le tenebre dell’incomprensibile, il lettore è catturato in una fittissima rete che non lascia scampo, ed è puro piacere.

La tentazione di aggiungere qualcosa sul finale è fortissima, ma non posso e non voglio rovinarvi nessuna di quelle pagine. Mi limito a consigliarvi di fare un giretto virtuale in Francia, godendovi le giornate di Mordenti, il suo spirito amaro ma mai arrendevole e gli adorabili colleghi che lo circondano. Mi ringrazierete (magari nei commenti) ;-)

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