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LA LETTURA PURIFICA L’ORGANISMO
di Marco Pinzi
Bibiana era una donna straordinaria. Terza di quattro figlie, convolò a nozze poco più che ventenne insieme allo storico fidanzato Vittorio, coronando un sogno a cui aveva sempre anelato sin da bambina. La sua vita era un condensato di rituali ben precisi e scanditi da una certa regolarità, come quella che la donna aveva quando si recava in bagno ogni giorno per espletare le proprie funzioni fisiologiche. Fu attorno ai trent’anni che Bibiana cominciò a sentirsi inadeguata sulla tazza del water. L’idea che del materiale flaccido e maleodorante fuoriuscisse dal proprio corpo la fece inorridire a tal punto che la sua mente organizzò un sistema difensivo mirato alla sua sopravvivenza e che, di fatto, alzò una paratia intestinale per dirla in maniera allegorica.
Dopo aver trascorso vari giorni in balia della stipsi Bibiana discusse con il marito circa quel disagio più psichico che fisiologico, e convenne circa i rimedi proposti da Vittorio. Cominciò quindi a praticare il training autogeno ogni qual volta si trovava sulla tazza del water, ma invano. Si arrischiò anche a praticare le asana tipiche dello yoga, posizioni che però abbandonò in seguito per ovvi motivi. Su suggerimento di un’amica iniziò a dedicarsi alla lettura, dapprima di frivoli periodici per passare in seguito a libri ben più elevati. La lettura ebbe da subito il merito di bypassare la mente conscia della donna la quale, preso atto della seppur minima ripresa della peristalsi intestinale, pensò che finalmente il suo problema si stesse avviando verso una soluzione del tutto naturale.
Con l’andar del tempo la situazione si stabilizzò e Bibiana cominciò a pensare in grande. Fece installare nel bagno una scansia riempita di tutti i libri in suo possesso e ai quali attingeva nel momento del bisogno: opere di Tolstoj e Agatha Christie, copie dell’interminabile collana Harmony, sillogi poetiche senza tempo. A volte Vittorio poteva udirla mentre declamava sonetti o mentre piangeva perché evidentemente stava leggendo uno di quei romanzi rosa di cui sopra, ma tant’é. L’importante era che il suo intestino funzionasse a meraviglia.
Passarono gli anni e Bibiana pensò ancora più in grande. Comodamente seduta sulla tazza del water di casa indagò lo sconfinato scibile umano per mezzo dei più svariati testi universitari: trattati di oftalmologia, testi di matematica finanziaria (grazie ai quali poté consigliare il marito circa i suoi investimenti), monografie dei più illustri filosofi. Sbalorditivo fu il suo «incontro» con Cartesio, dal quale avrebbe preso spunto un giorno per sentenziare l’aforisma Cogito ergo Suv e obbligare Vittorio ad acquistarle un Porsche Cayenne.
L’avvento dell’«Era Digitale» rivoluzionò l’approccio alla lettura da parte di Bibiana, la quale acquistò un e-book reader saturato ben presto di molteplici testi reperiti grazie al web. Fece incetta soprattutto di antichi libri digitalizzati, come il voluminoso tomo Obeliscus Pamphilius scritto in latino dal gesuita teutonico Athanasius Kircher, grazie al quale ottenne preziose informazioni che le permisero di fare da cicerone e pavoneggiarsi durante un viaggio di piacere in Egitto.
Passò il tempo, e alla veneranda età di ottantatré anni Bibiana realizzò un sogno che durava da almeno sette lustri. Conseguì la laurea in Lettere e Filosofia discutendo la propria tesi intitolata Dalle tavolette cuneiformi agli e-book – Proprietà terapeutiche della lettura. Una tesi estasiante che la commissione esaminatrice sbalordita da cotanto sapere valutò 110/110, lode sperticata inclusa. Nonostante ciò, la donna non conseguì dottorati di ricerca.
Gli ultimi giorni della sua vita, a novantadue anni, Bibiana li trascorse assistita dall’infaticabile marito e dagli affetti più cari. Poco prima di spirare, sul talamo coniugale, volse lo sguardo verso Vittorio e pronunciò l’ultimo eccelso aforisma che sintetizzò la sua mirabolante storia: «La lettura purifica l’organismo».
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