Recensione di The Animal Kingdom, il film con Romain Duris, Paul Kircher e Adèle Exarchopoulos ora al cinema!
SCHEDA DEL FILM
Regia: Thomas Cailley
Cast: Romain Duris, Paul Kircher, Adèle Exarchopoulos, Tom Mercier, Billie Blain
Durata: 130 minuti
Uscita: giovedì 13 giugno 2024
Distribuzione: I Wonder Pictures
RECENSIONE
In un futuro prossimo, misteriose mutazioni trasformano gli esseri umani in ibridi animali. Émile ha solo 16 anni e vorrebbe una vita normale: la scuola, le serate con gli amici, i primi amori. Ma d’un tratto si trova a fare i conti con alcuni inaspettati cambiamenti…
Animal Kingdom è davvero una perla, un gioiello in grado di emozionare, coinvolgere, commuovere e far riflettere. Preciso e lucido, è un film attualissimo, sulla libertà e sull’accettazione della propria natura, sul rapporto fra uomo e natura, sui cambiamenti climatici e sulla paura della diversità.
Quello che colpisce le persone è una malattia, un virus, perché essere se stessi e connettersi maggiormente con la propria natura è considerato un virus. Se diventi te stesso sei pericoloso, devi essere monitorato, curato, calmato. Se ti contagi con questo virus devi assumere delle medicine che rallentino il processo e soprattutto che ti tengano a bada. Sotto questo aspetto Animal Kingdom è anche in qualche modo un film sulla malattia mentale, perché spesso le persone con patologie mentali sono considerate pericolose proprio perché vivono senza filtri e senza freni, e questo nel nostro mondo non va bene. Queste persone vanno prese, catturate, rinchiuse e curate, essere se stessi fa male a loro e fa male a tutta la società.
In questo il meraviglioso film di Thomas Cailley è invece un inno alla libertà di azione e di pensiero, alla libertà di essere pienamente se stessi, di imparare a volare cadendo centomila volte ma rialzandosi sempre come fa il personaggio di Fix, metà uomo metà uccello, unico amico che Émile trova nel suo percorso, un percorso lastricato di dolore e solitudine, l’unica strada che lo porterà a trovare la sua vera identità e la sua vera natura.
Il film è circolare come il cerchio della vita: si apre con François ed Émile bloccati nel traffico, circondati da clacson e inquinamento, e si chiude nella foresta, sempre con padre e figlio che questa volta si stanno separando, probabilmente per sempre, eppure non sono mai stati così uniti.
La sequenza iniziale è magistrale nello svelare l’elemento distopico-fantasy del film in una scena che apparentemente sembra solo di passaggio. Il colpo di scena è istantaneo e aggancia lo spettatore fin dai primissimi minuti. Da qui il film procede per sottrazione, non vediamo mai più di quanto serve, la macchina da presa lascia tantissimo spazio all’immaginazione dello spettatore senza imporre niente.
Animal Kingdom è anche un teen-movie, un film che parla di adolescenza, di primi amori, di serate con gli amici e di quella sensazione di sentirsi sempre diversi e inadeguati, messa in scena con estrema precisione dall’attore che interpreta il giovane protagonista, Paul Kircher, una vera e propria stella. Kircher ha una talento immenso e inspiegabile, riesce a trasformarsi in un essere ibrido fra uomo e animale e lo fa con una naturalezza spaventosa, nelle espressione, nei gesti, nella postura, come scrive anche il regista:
“Quanto a Paul, dà l’impressione di esser forte e goffo allo stesso tempo e la cosa mi ha subito affascinato. Ha anche capacità inaspettate. A volte sembra che non sappia dove sta andando, che stia galleggiando, invece è mosso da correnti profonde, forti e tranquille. Paul mi ha dato l’impressione di non essere consapevole del suo potere, ma si sente che dentro di lui ribolle qualcosa, un’energia indomabile, un lato selvaggio.”
L’affiatamento tra Kircher e Romain Duris è straordinario e sicuramente è una delle cose che rende Animal Kingdom un film davvero unico.
È anche un film politico, perché si parla della paura del diverso e della paura dell’integrazione, l’altro fa paura, va confinato.
Ma Animal Kingdom è soprattutto un film sensoriale, una pellicola fatta di suoni, di fruscii, di foglie calpestate, di colori, di acqua, di terra e di sole, di ruggiti, di rabbia, di urla di libertà.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
Leave a Comment