Dal 22 al 24 Gennaio 2024 arriva nelle migliori sale il cult di Michael Cimino in versione restaurata. Recensione del film Il Cacciatore.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Michael Cimino
CAST: Robert De Niro, Christopher Walken, John Savage, John Cazale, George Dzundza, Chuck Aspegren, Meryl Streep
DURATA: 182 minuti
DATA DI USCITA: 27 febbraio 1979 (in Italia); lunedì 22 gennaio 2024 (anniversario)
DISTRIBUTORE: Lucky Red
RECENSIONE
Tra le tante peculiarità che contraddistinguono un capolavoro cinematografico da un ottimo film, quella di travalicare lo spirito del tempo rimanendo sempre attuale è forse la più importante.
Il Cacciatore di Michael Cimino è uno degli esempi più luminosi della storia del cinema, capace di parlare allo spettatore e raccontare il nostro presente anche a distanza di 45 anni.
Il racconto, diviso in tre ideali capitoli, parte da Claiton, una piccola cittadina della Pennsylvania, in cui vive una folta comunità di immigrati russi. Tra di loro, un gruppo affiatato di amici, lavoratori in un’acciaieria locale: Mike Vronsky (Robert De Niro), Nick Chevatorevich (Christopher Walken), Steven Pushkov (John Savage), Stanley “Stosh” (John Cazale), John Welsh (George Dzundza) e Peter “Axel” Axelrod (Chuck Aspegren).
Nel primo lasso temporale, Steven sta per sposare Angela (Rutanya Alda), in attesa di un figlio; Nick è legato sentimentalmente a Linda (Meryl Streep) mentre Mike è segretamente innamorato di lei.
Il giorno del matrimonio coincide anche con l’ultimo giorno di libertà di Mike, Nick e Steven, precettati per la guerra in Vietnam. Dopo grandi bevute, molta malinconia e la caccia al cervo, i tre si ritrovano catapultati nell’inferno di un’inutile, ingiusta guerra.
Il secondo tempo narrativo continua tra crudeltà, sevizie, giochi al massacro, eventi luttuosi e una sofferenza impossibile da cancellare. Nell’ultimo ciclo, solo Mike e Steven riescono a tornare a casa, fiaccati nel corpo e nello spirito, cambiati per sempre e impossibilitati a ritornare ad una vita normale.
Il Cacciatore è ascrivibile, a buon diritto, a quello splendida, insuperata corrente New Hollywood che, dagli anni’60 a metà ‘80 ha messo in discussione non solo i codici del cinema classico ma ha scandagliato, criticato e contestato il cuore nevralgico della politica e della società americana, tra errori manifesti e ipocrisie rivelate.
Da Il Laureato (Mike Nichols, 1967) a I tre giorni del Condor (Sidney Pollack, 1975), da Il Maratoneta (John Schlesinger, 1976) a Tutti gli uomini del Presidente (Alan J. Pakula, 1976), molti gli esempi di autori che hanno utilizzato l’arte cinematografica come voce personale e collettiva analisi sociologica del potere e della propria storia, al di là dei soggetti proposti.
Se Il Cacciatore può essere considerato un film di guerra, il violento impatto visivo che perturba lo spettatore non è mai semplice, mera narrazione di un binomio, di chi vince o perde, di chi sia più spietato tra Vietcong e Yenkee. Nulla è mai davvero gratuitamente morboso ma accompagna ed educa lo sguardo all’abisso emotivo, psicologico e traumatico delle conseguenze del conflitto e della belligeranza.
Michael Cimino è un vero e proprio maestro nel disseminare indizi e presagi che preludono alla perdita del sé, alla disfatta interiore dei suoi protagonisti che vanno incontro al loro destino.
Ogni istante è un ideale contraltare a ciò che accadrà dopo: dalla visione de I cani del sole, fenomeno ottico che, secondo una leggenda indiana indica la benedizione al cacciatore alla sequenza del sorpasso azzardato del camion, anticipatore della perdita di controllo e follia dei protagonisti. Il culmine è nella rituale caccia al cervo che, secondo l’interiorizzata norma morale di Mike, deve avvenire con un colpo solo per lealtà verso l’animale.
Michael: No, uccidere o morire in montagna o nel Vietnam è esattamente la stessa cosa, ma deve succedere lealmente.
Nick: Come? Un colpo solo?
Michael: Un colpo solo.
Nick: Io non ci credo più tanto a questa storia del colpo solo, Mike.
Michael: Tu devi contare su un colpo solo, hai soltanto un colpo, il cervo non ha il fucile, deve essere preso con un colpo solo. Altrimenti non è leale.
Il colpo solo di lealtà diventa quello della spregevole Roulette Russa, un solo colpo che può decidere la vita e la morte dei suoi giocatori, non più uomini ma belve braccate e feroci.
Nonostante il Cacciatore (1978) abbia avuto un notevole successo di critica e di pubblico, il talento visivo di Michael Cimino (1939 – 2016) è tristemente legato al disastro commerciale del pur ottimo I cancelli del cielo (1980), che ha notoriamente portato alla bancarotta la casa di produzione United Artists. La perdita economica ha ostacolato notevolmente il suo percorso ma non ha minimamente intaccato il talento e l’immensa riconoscenza che il mondo del cinema deve a uno dei più grandi e visionari registi di tutti i tempi.
Silvia Levanti
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