Recensione di WONKA, il film con Timothée Chalamet solo al cinema dal 14 dicembre 2023.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Paul King
CAST: Timothée Chalamet, Calah Lane, Keegan-Michael Key, Paterson Joseph, Matt Lucas
DURATA: 116 minuti
USCITA: 14 dicembre 2023
DISTRIBUZIONE: Warner Bros Italia
RECENSIONE
Il giovane Willy Wonka vive l’avventura che lo porterà a fare la conoscenza degli Umpa Lumpa e ad aprire la sua magica Fabbrica di cioccolato.
Basato su uno dei romanzi per bambini più celebri e amati di Roald Dahl, la nuova trasposizione de La fabbrica di cioccolato racconta la storia di come il grande mago, inventore e cioccolataio Willy Wonka arrivi a creare, dopo aver navigato, esplorato e affrontato mille peripezie, la sua magica azienda.
Scritto e diretto da Paul King (già autore del dittico di Paddington), Wonka è la terza pellicola dedicata al geniale creatore di cioccolato, ma purtroppo non raggiunge neanche lontanamente l’iconicità del primo e le atmosfere del secondo. Questa terza trasposizione ha sicuramente del cuore, ma non ha personalità, proprio come il suo protagonista, interpretato da Timothée Chalamet, un giovane e ancora inesperto Wonka che cerca di portare magia e felicità in un mondo governato da imbroglioni, burocrati e corrotti. La sua voglia di riscatto è ciò che contagia tutte le persone che incontra sul suo percorso, determinato a cambiare il mondo o perlomeno a renderlo un posto migliore e più “dolce”, in tutti i sensi.
Buoni sentimenti di cui sicuramente sotto le feste di Natale il pubblico è ghiotto, ma Wonka non è mai stato un personaggio “disneyano”, tutto luce e niente ombre, anzi, è la sua ambiguità ad essere sempre stata il suo fascino. In questa “storia delle origini” manca del tutto la sua stravaganza, mancano l’irascibilità e il cinismo del Wonka di Gene Wilder ma anche la fragilità di Johnny Depp.
Il Wonka di Chalament è distaccato dalla realtà, sempre su di giri ma senza quella vena folle tipica del personaggio, è difficile provare empatia per un personaggio che non è mai stanco né abbattuto, nei suoi occhi non si intravede mai il luccichio dell’insicurezza o della tristezza, ma solo una bontà e un altruismo scontati senza stratificazione o sfumature. Se perlomeno questo tratto caratteriale fosse supportato da una backstory adeguata, allora avrebbe anche senso, ma la mancanza della madre è un concetto troppo poco approfondito per essere il faro di tutto ciò che lo muove.
Nonostante il film sia coloratissimo alla fine quello che si percepisce è un film in bianco e nero, senza conflitto, senza pathos. Wonka non ha un fatal flaw, non ha quel qualcosa che ci faccia affezionare a lui e ce lo renda umano, simile a noi in qualche modo. Impossibile, perché Wonka è un eroe all’inizio del film e rimane un eroe alla fine, non compie nessun arco di trasformazione. Fin dall’inizio è pieno di immaginazione e intelligenza, possiede già la risorse che gli servono per affrontare gli ostacoli che incontra, che sono solo esterni, e questo lo rende un “eroe” piatto. Perché per creare una storia che esprima trasformazione, occorre stabilire il bisogno di tale trasformazione.
Insomma alla fine quella di Wonka è un’avventura senza chiamata all’avventura, o un mondo straordinario senza caverna più recondita, gli eventi che accadono non mettono realmente alla prova il protagonista e niente lo porta a diventare il Willy Wonka che siamo abituati a conoscere e che Roald Dahl delineò così precisamente.
Il mondo dove Wonka, i suoi nemici e i suoi alleati si muovono è un mondo dove tutto è possibile, dove grazie al cioccolato si può anche volare, eppure poche cose nel film prendono il volo. Sicuramente le scenografie, i costumi, le coreografie, i canti e i balli ispirati ai classici musical di Broadway: questa sì, è meraviglia. Così come è originale l’idea di paragonare il cioccolato all’alcol come qualcosa che crea dipendenza e da usare come merce di scambio/corruzione, o così come è divertentissima la veste inedita in cui vediamo Hugh Grant, nei panni di un Umpa Lumpa, nonostante le sue recenti dichiarazioni dove ha ammesso di essersi trovato molto a disagio sul set nella tuta per la motion capture.
Poi c’è la valigia di Wonka che quando viene aperta la prima volta ricorda un’altra valigia, quella di Newt Scamander di Animali Fantastici: anche qui ci troviamo immediatamente catapultati in un mondo magico e segreto, che racchiude i sogni e le fatiche di un visionario. Queste cose però non bastano a fare grande una storia quando manca il cuore pulsante e soprattutto la verità di un personaggio che qui viene edulcorato proprio in quegli elementi che erano la sua forza.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER ITALIANO
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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