La prima nazionale de L’Appuntamento – A tu per tu con Penelope in scena al Teatro Litta.
Già una settimana è passata da quell’evento nazionale, che ci piaccia o no, tiene incollati gli occhi e le orecchie di gran parte del popolo italiano. Il festival di Sanremo.
Sul palco dell’Ariston si sono succedute serata dopo serata Chiara Ferragni, Francesca Fagnani, Chiara Francini e Paola Egonu. Tutte donne che, ciascuna a suo modo, hanno cercato di dare voce al desiderio di emancipazione femminile, non ancora pienamente raggiunta, e di combattere quegli stereotipi di genere.
Peccato che non si siano rese conto che già la loro stessa presenza era essa stessa funzionale a quell’idea per cui donna è sinonimo di bellezza.
E da donna uguale bellezza ci vuole poco a passare a donna-oggetto.
Basti pensare che, mentre i conduttori, Amadeus e Gianni Morandi, sono stati sempre gli stessi in tutte le cinque serate, la coconduttrice è cambiata ogni sera. Come se le qualità di ciascuna di queste donne si esaurisse in un’unica volta. Come se non fossero all’altezza di gestire un intero festival. Come se fossero semplicemente quell’immagine di grazia e bellezza cui ogni tanto si concede una parola, un monologo, tanto per dar loro un contentino.
E gli stessi abiti della Ferragni lasciano il tempo che trovano, rivestendosi di paradossi che invece di combattere gli stereotipi non fanno che rimarcare la disuguaglianza tra i sessi.
In poche parole, anche in occasione di questo 73° festival di Sanremo la figura femminile è rimasta archetipo e non è stata in grado (o non le è stato permesso) di diventare finalmente persona.
È dura essere un archetipo.
E lo sa bene Penelope cui è dedicato lo spettacolo L’Appuntamento – A tu per tu con Penelope in scena nella suggestiva sala La Cavallerizza del Teatro Litta dal 21 al 26 febbraio 2023.
Penelope, fedele moglie del protagonista dell’Odissea, Ulisse, è uno dei personaggi omerici più conosciuti.
È colei che attende pazientemente da oltre vent’anni il ritorno del marito. Colei che, malgrado le continue corna di cui fortunatamente è ignara, è sicura che il suo Ulisse tornerà da lei e proprio per questo, pur di restargli fedele, perde la vista a furia di fare e disfare il lenzuolo funebre per il suocero Laerte, in modo da non sposare uno dei Proci.
Penelope è un personaggio bloccato nel ruolo della moglie che attende, tanto che in questi quasi tremila anni da quando Omero scrisse l’Odissea ella si è trasformata nell’archetipo dell’attesa.
Ma quale donna potrebbe essere felice di languire in una simile situazione di stallo?
E, infatti, la figlia di Icario si sente sempre più stretta nel ruolo assegnatole troppo tempo fa dal suo creatore e ambisce a essere come tutte le donne normali. Desidera cambiare, trasformarsi e perdersi nell’incoerenza che è essenza stessa dell’essere umano.
Che poi, ragiona Penelope, nel XXI secolo, in una società che brucia tutto, che si muove alla velocità della luce, ha ancora senso essere archetipo dell’attesa?
L’attesa oggi è demodée. È tempo perso, sprecato. Addirittura dannoso.
Può quindi ancora esistere una figura come quella di Penelope?
È su questo che ci si interroga ne L’Appuntamento. Se abbia ancora senso l’esistenza di una donna persa in mezzo al mare, isolata e al tempo stesso isola, come la stessa Itaca su cui attende giorno dopo giorno, prigioniera dei suoi stessi fili, un Nessuno che non sembra intenzionato ad arrivare.
Nato in piena pandemia, lo spettacolo, diretto da Fabrizio Visconti e Rossella Rapisarda, riflette su un periodo in cui l’umanità intera si è sentita come Penelope. In attesa che la vita tornasse a essere quella che si conosceva.
In quei mesi di sospensione tutti siamo un po’ cambiati e quando le cose sono ricominciate, molti non erano più gli stessi.
Fulcro de L’Appuntamento, perciò, non è semplicemente il tema dell’attesa, ma più profondamente la perdita e riconquista della propria identità, che è raccontata come un surreale, clownesco, poetico diario di un archetipo in crisi.
Penelope, interpretata dalla stessa Rapisarda, diventa portavoce di questo archetipo identitario che sgomento, terrorizzato all’idea di star sprecando il proprio tempo, s’interroga in questo modo:
Ho paura. Ho paura di averlo sprecato il tempo, come se nessuno me l’avesse mai donato, perché tu mi hai dato l’eternità, Omero, dimenticandoti di finire il lavoro.
Che il lavoro erano i giorni,
uno dopo l’altro, come i mattoni di una casa che non ho mai abitato…
Ci sentiamo un po’ tutti Penelope, mentre, come dice Fabrizio Visconti, resistiamo in entrambi i sensi della parola: combattendo per difendere la propria identità in crisi, ma contemporaneamente resistendo al cambiamento e adeguandoci a esso.
E in questa battaglia forse riusciremo davvero, assieme a Penelope, a restare fedeli a chi siamo, ancorati alle nostre radici ma con l’obiettivo di rialzarci da soli per arrivare in tempo all’appuntamento con noi stessi.
Francesca Meraviglia
(Continua sotto la foto)
INFO E CONTATTI
Indirizzo: MTM Teatro Litta, La Cavallerizza, Corso Magenta, 24 – Milano
Contatti: per info e prenotazioni: biglietteria@mtmteatro.it | 02 86454545 | www.mtmteatro.it
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Orari: da martedì 21 febbraio a domenica 26 febbraio 2023, ore 19.30
Durata: 80 minuti
Biglietti: intero 15,00€ | ridotto DVA 7,50€ | scuole MTM, Paolo Grassi, Piccolo Teatro 10,00€ | tagliando Esselunga di colore VERDE, diritto di prevendita 1,80€
Abbonamenti: MTM La cura e l’artificio, MTM La cura e l’artificio Over 65, MTM Carta Regalo x2, MTM Carta Regalo x4
Fonte e foto: ufficio stampa del teatro, che si ringrazia.
Francesca è un’insegnante e un’appassionata di cultura in generale. Si emoziona di fronte a un testo ben scritto e versa sincere e calde lacrime quando un’opera d’arte le comunica emozioni. Canta a livello amatoriale e crede che la lettura sia il modo migliore per stringere legami forti.
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