Il Teatro Fontana ci porta a riflettere sul ruolo del poeta con Io e Baudelaire.
Una delle mie più grandi aspirazioni fin da quando ero piccola era di diventare una poetessa. Ricordo che ancora alle elementari, durante le vacanze estive, avevo scritto decine e decine di poesiole che declamavo a chiunque con un’aria da artista compassata.
Poi un giorno, su istigazione di mia sorella, avevo cercato di far diventare un’antica pergamena il foglio che conteneva i miei preziosi testi e così avevo rapidamente imparato quanto fosse effimera la sostanza di cui sono fatte le parole. E, ovviamente, quanto fosse difficile la strada della poesia.
Successivamente lo studio della letteratura non ha fatto che consolidare l’idea che tra poesia e sofferenza vi fosse un connubio, paragonabile a quei legami tra persone che neanche la morte riesce a sciogliere.
Tra i vari poeti di cui feci la conoscenza, uno soprattutto divenne un grande amico, tanto che spesso sotto l’ombrellone leggevo i suoi versi.
Era un poeta che si era reso conto di aver perso per sempre il suo ruolo nella società. La definiva perdita dell’aureola. Eppure come smaniava recuperarla!
Ogni suo verso, ogni combinazioni di suoni era per lui uno sforzo verso quell’Ideale, dietro il quale si celava quel Dio che si venera da millenni. Tuttavia, tutti quegli sforzi erano inutili, perché servivano solo a ricordargli che non avrebbe mai raggiunto quella Vetta immortale, e tale consapevolezza contribuiva a farlo sprofondare in una tristezza apatica.
Questo ragazzo ribelle, sempre in guerra col suo patrigno, i cui versi restano indelebili nella mente di chi li legge o li sente, ha affascinato innumerevoli generazioni.
Lui, Charles Baudelaire, il dandy per eccellenza che ha fatto il bagno nel torbido per vomitare addosso al perbenismo ottocentesco i disagi del mondo degli emarginati, è da sempre l’idolo, nonché ispirazione, di molti.
Ecco perché in uno spettacolo sulla poesia, soprattutto se di poesia contemporanea si parla, non si può prescindere dal padre dei Poeti Maledetti.
E infatti il ritorno a Milano della compagnia Biancofango è proprio segnato da uno spettacolo dedicato all’autore francese.
Io e Baudelaire, in scena al Teatro Fontana di Milano dal 20 al 23 ottobre 2022, è solo il primo passo di una trilogia dedicata ai poeti maldetti.
Ma ovviamente non si può realizzare uno spettacolo su Baudelaire senza musica. Perciò sul palco l’attore, Andrea Trapani, non è semplicemente in compagnia dei versi del poeta, ma assieme a lui vi è anche un pianoforte. Un pianoforte con cui I Fiori del Male e le lettere di Baudelaire vanno a braccetto con brani di musica classica, come quelli di Beethoven, Mozart o Schubert, ma anche con brani moderni come pezzi dei Queen, di De Gregori, Jannacci, fino a evocare la voce di Moretti.
La stessa compagnia Bioancofango afferma:
Questo lavoro è un richiamo, un’invocazione alla poesia, la direzione di un ritorno. È un dialogo con sé stessi, è la ricerca delle parole, è stare sulle parole e accettare che siano importanti.
Non è solo la voce di Baudelaire che Trapani ci fa sentire, ma molte altre. Tutte accomunate dalla volontà di dar potere a parole cui troppo spesso non si dà il giusto peso.
Ma da dove nasce lo spettacolo Io e Baudelaire?
Come tante altre storie, nasce da una domanda. Una di quelle cui quando ci vengono poste facciamo fatica a rispondere.
Che cos’è un poeta?
Una domanda cui lo stesso Baudelaire non sa rispondere se non con metafore e immagini. Lui, il poeta maledetto, il poeta da cartolina, da tazza souvenir dopo un viaggio a Parigi, da poesiola da studiare a memoria prendendo l’autobus a sedici anni, il poeta delle puttane, dei vicoli notturni, poeta delle ossessioni, delle 865 lettere alla madre, il poeta delle contraddizioni, non voluto, non riconosciuto quando ne avrebbe avuto davvero bisogno, non amato, senza un soldo e soprattutto solo, solo, solo.
Ambiva davvero Baudelaire a diventare eterno con i suoi versi o forse le sue parole avrebbero voluto spegnersi nelle orecchie di coloro a cui davvero erano rivolte?
Avrebbe mai cantato assieme a Freddie Mercury Who Whants to Live Forever o avrebbe cambiato stazione radio, perché l’eternità è una responsabilità troppo grossa e non è paragonabile a una vita nell’ombra ma serena?
Scopriamolo assieme andando a teatro a vedere Io e Baudelaire.
Francesca Meraviglia
(Continua sotto il video)
INFO E CONTATTI
Indirizzo: Teatro Fontana, via G. A. Boltraffio 21, Milano
Contatti: 0269015733 | SMS WhatsApp 3755354097 | web teatrofontana.it | email biglietteria@teatrofontana.it
Orari: giovedì 20 e venerdì 21 ottobre 2022, ore 20.30; sabato 22 ottobre 2022, ore 19.30; domenica 23 ottobre 2022, ore 16.00
Durata: 60 minuti
Biglietti: Intero 23,00€ (19€ il giovedì sera); convenzioni 18€; under 30 15€; over 65/under 14 11€; Scuole di teatro 12€; prevendita e prenotazione 1€
Fonte e foto: ufficio stampa Teatro, che si ringrazia
Francesca è un’insegnante e un’appassionata di cultura in generale. Si emoziona di fronte a un testo ben scritto e versa sincere e calde lacrime quando un’opera d’arte le comunica emozioni. Canta a livello amatoriale e crede che la lettura sia il modo migliore per stringere legami forti.
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