Recensione de LA NOTTE DEL 12, il nuovo film di Dominik Moll solo al cinema dal 29 settembre 2022.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Dominik Moll
CAST: Bastien Bouillon, Bouli Lanners, Anouk Grinberg
DURATA: 114 min.
USCITA: giovedì 29 settembre 2022
DISTRIBUZIONE: Teodora Film
RECENSIONE
Da poco arrivato a capo della polizia giudiziaria di Grenoble, Yohan deve confrontarsi con un terribile omicidio. C’è chi dice che ogni investigatore abbia un crimine che lo ossessiona e per Yohan quel caso diventa l’uccisione della giovane Clara. Insieme al collega Marceau porterà avanti le indagini su tutti i conoscenti della ragazza, svelando i molti segreti di una provincia all’apparenza tranquilla, ma realizzando infine che ogni uomo è un potenziale colpevole.
Presentato in selezione ufficiale all’ultimo Festival di Cannes, La notte del 12 è un folgorante esempio di grande cinema noir, nella miglior tradizione del cinema francese, riletto in chiave femminista.
Ispirato a fatti realmente accaduti, è come se il film volesse essere un “omaggio” a tutte le vittime di omicidio di casi rimasti irrisolti, che sono tantissimi: in Francia, come dicono i titoli di testa, oltre il 20 per cento dei casi denunciati.
Il film si forgia di un protagonista taciturno, riflessivo, un giovane uomo che da poco ha ereditato il ruolo di capo della polizia giudiziaria di Grenoble. Una figura potente. Decisamente meno spensierato e chiassoso dei suoi colleghi, Yohan è fin dalle prime scene un uomo estremamente introspettivo e lo diventa sempre di più, a mano a mano che il caso dell’omicidio di Clara si fa più cupo e misterioso.
Il regista è abile nel tratteggiare il carattere di Yohan, che per indagare sul caso naturalmente inizia dalla vittima, dalle sue caratteristiche e soprattutto dalle sue conoscenze. Facendolo, egli cerca di divincolarsi dalla trappola del giudizio, poiché scopre che Clara aveva molte frequentazioni maschili. Egli riesce a non cadere nella tentazione di trasformare la vittima in carnefice ma sono in realtà le donne a fargli aprire gli occhi sulla personalità di Clara. “Non ha fatto niente di male”, ripete la sua migliore amica, perché avere diversi frequentazioni non è un crimine e purtroppo in questa società maschilista ci si ritrova ancora a doverlo specificare. Diverso è infatti il punto di vista di alcuni colleghi – e degli uomini con cui Clara si vedeva.
Sottile ma evidente l’aspra critica che Moll inserisce nel film: l’uomo nella sua mediocrità continua nonostante tutto a nascondersi dietro alla scusa del “se l’è cercata”, perché è più semplice pensarla così rispetto ad ammettere di essere malato, morboso, possessivo, e anche assassino, in alcuni casi.
La matassa da sbrogliare per Yohan è intricatissima, egli perde il sonno e la ragione perché ogni uomo che interroga potrebbe essere l’assassino che lui sta cercando.
C’è all’interno dell’indagine anche un piano più visionario, surreale, malinconico e metafisico. Il film è stranamente popolato da gatti: l’unico testimone dell’assassinio infatti è proprio un gatto, che è presente al momento del crimine – un essere che non può parlare, che ama la libertà e ha fatto proprio della libertà la sua forza. Un rimando a quella libertà che Clara aveva tutto il diritto di vivere, e che “l’altro” raramente è in grado di accettare. Perché la libertà dell’altro – soprattutto quando appartiene a una donna – spaventa, spiazza, fa perdere l’equilibrio. Perlomeno delle persone deboli, insicure, frustrate, e dunque pericolose.
Centrale nel film il rapporto fra uomini e donne, non solo fra Clara e i suoi partner occasionali e non, ma anche ad esempio fra Marceau, meravigliosa figura di comprimario, e sua moglie. Marceau, tradito e lasciato dalla moglie di cui è ancora innamorato, usa come sua rivalsa le indagini: irascibile e voglioso di vendetta (per Clara o per se stesso?) è un giustiziere che segue l’impulso, importante per sottolineare ancora una volta la dicotomia fra razionale/ irrazionale e giustizia ufficiale /giustizia privata.
Come nella miglior tradizione del cinema noir, il detective protagonista invece non ha una vita privata. È un solitario per scelta, che vive per il suo lavoro. Quando non lavora si allena metodicamente con la sua bicicletta, ma non in strada: all’interno di un circuito, “come un criceto”. Che è proprio la situazione in cui si trova: continua a girare in tondo senza mai raggiungere la meta.
Bellissimi i personaggi femminili, dalla migliore amica di Clara, alla madre, alla nuova collega (una “mentore” in potenza) – unica donna del reparto – fino a una giudice che riaccende la speranza e non si arrende.
È un ottimo segnale che questo film sia diretto da un uomo, così come ad esempio il recente Man: forse finalmente anche gli uomini iniziano a rendersi conto della tossicità di cui sono circondati, e iniziano a puntare il dito contro i loro simili e non più a difenderli, giustificarli, addossare le colpe all’esterno. E un artista ha anche questo dovere: fornire scorci su mondi possibili e aprire la mente.
Alla fine del film però non c’è soluzione perché non c’è motivazione, non c’è spiegazione, non c’è un senso. Solo mistero, il mistero dell’altro, che è poi il nostro mistero, in cui siamo condannati a vivere finché non sarà la società a voler accendere la luce veramente.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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