Recensione del film Il Jockey della morte, il film muto proiettato come evento speciale al Teatro Dal Verme.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Alfred Lind
CAST: Alfred Lind, Evelyn Miss, Nick Trude
ANNO: 1915
DURATA: 57’
RECENSIONE
Il Conte Raoul de Castelroc viene avvelenato dal suo Sovrintendente che vuole prendere possesso non solo delle sue proprietà ma vuole anche disfarsi della figlia, che viene consegnata a dei girovaghi in cambio di denaro. Quindici anni dopo, arriva al castello il giovane Visconte Henri de Castelroc, il quale, assieme al fidato domestico, si mette alla ricerca della cugina che ora lavora in un circo come funambola. Per liberare la ragazza e completare la sua vendetta contro il Sovrintendente, Henri dovrà assumere una nuova sorprendente identità.
Quando si sente parlare di film in pellicola si pensa a una patina un po’ antica, per non dire rovinata. Ma quando ci troviamo di fronte alla pellicola de Il Jockey della morte siamo di fronte a qualcosa di brillante, eccezionale, un 35 mm che mostra il suo splendore originale, grazie al restauro digitale dalla Cineteca di Milano.
Senza ombra di dubbio un gioiello senza eguali, Il Jockey della morte è la miglior prova registica e attoriale di Alfred Lind, regista danese in trasferta italiana. Un racconto d’amore, pieno di mistero, suspense e anche ironia. È impressionante, per un film di quell’epoca, reggere un ritmo così serrato e un montaggio così vario e ad alta tensione: e sono tantissime le ambientazioni, dal teatro, a un treno, un fiume, e poi la città, la campagna, i tratti in bicicletta in terra e in aria…
Fra le cose più sorprendenti del film, infatti, c’è sicuramente la sua ambientazione: venne girato, per la maggior parte, proprio all’interno del Teatro Dal Verme, adibito, per l’occasione, a circo. Insomma, sarà come fare un tuffo nel passato e avere la possibilità di dare una sbirciatina all’interno di un luogo magico, più di un secolo fa.
Ma c’è dell’altro, perché non vedremo solo gli interni: la scena della rocambolesca fuga è infatti girata sui tetti del Teatro, da cui sarà possibile ammirare tutta la nostra città, compreso il Duomo, con i suoi tetti e le sue tegole.
Un film originale e unico per tanti aspetti, anche perché l’ambientazione milanese è molto inusuale per un film di quell’epoca, ma anche per il genere, che si può definire – a tutti gli effetti – un noir ante litteram. Un film unico anche per la modernità delle sue mirabolanti avventure, fatte di inseguimenti mozzafiato in auto, treni che sfrecciano, ponti che esplodono…
Impossibile non pensare al cinema espressionista, per gli elementi gotici di cui il film abbonda, e che sono una grande ricchezza per la scenografia.
C’è infine una scena che lascia davvero col fiato sospeso e che farà domandare a chi, come me, è un amante di Spielberg, se per E.T il grande narratore si sia ispirato proprio a questa sequenza!
Da segnalare che la proiezione del film Il Jockey della morte ha anticipato gli eventi per i festeggiamenti del 150° del Dal Verme e che è stato musicato dal vivo degli Arto Fantasma, su partitura ipnotica di Andrea Valle.
Margherita Giusti Hazon
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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