Recensione di C’mon C’mon, il nuovo film con Joaquin Phoenix solo al cinema dal 7 aprile 2022.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Mike Mills
CAST: Joaquin Phoenix, Gaby Hoffmann, Woody Norman
DURATA: 108
USCITA: giovedì 7 aprile 2022
DISTRIBUZIONE: Notorious Pictures
RECENSIONE
Johnny è un giornalista radiofonico che viaggia per il paese intervistando molti bambini su vari argomenti: il futuro, gli adulti, la passione, l’amore. Quando è costretto a prendersi cura del suo giovane nipote, il ragazzo porta una nuova prospettiva nella sua vita.
C’mon, c’mon, c’mon, c’mon, c’mon… è difficile togliersi dalla mente la voce del giovane uomo Jesse (interpretato da Woody Norman, bravissimo) che ripete queste parole con una naturalezza e una spontaneità, una malinconia e al contempo una curiosità e una voglia di vivere davvero disarmanti. Che sono quei sentimenti che dovrebbero conservare anche gli adulti, come i bambini, ma che poi, perdono per strada.
Mike Mills scrive e dirige un piccolo gioiello in bianco e nero, intriso di una delicata poesia e un raro realismo. Protagonista di questo affresco Joaquin Phoenix, una sorta di grosso orso solitario dal cuore spezzato. Questa figura taciturna, un po’ rassegnata, dall’animo buono, che ha fatto della sua voce non solo il suo mestiere ma anche il suo principale passatempo, e passione, e salvezza, mi ha fatto fare un parallelismo con il Phoenix di Her, tanto da farmi apparire C’mon C’mon quasi come fosse un sequel del capolavoro di Spike Jonze.
Johnny dovrebbe prendersi cura di suo nipote, ma alla fine è Jesse che si prende cura dello zio. La figura di Jesse è bellissima, approfondita e sfaccettata: è un ragazzino curioso, intelligente, un istante è iperattivo e quello dopo completamente privo di energie. Jesse ha alle spalle una difficile situazione famigliare, forse per questo è già così avvezzo alla vita, e così abituato a stare in mezzo agli adulti.
Il film parla di genitorialità, ma sono le domande a cui non diamo mai risposta il centro del film, il senso ultimo, il vuoto dove anneghiamo e insieme galleggiamo cercando di sopravvivere. Domande a cui i bambini invece rispondono con tanta facilità. Il film parla di fragilità, fragilità dei rapporti, dei sentimenti, fragilità mentale.
Mills pone l’attenzione sul suono, sui rumori, per questo il bianco e nero: il colore nel suo film non serve.
Jesse ride, piange, si offende, si intristisce, è un bambino. Johnny con lui si diverte, si arrabbia, si sente in colpa, è un adulto. Entrambi vanno a tentativi. Jesse ha molti momenti di sconforto, forse perché sente il peso della malattia psichica del padre su di lui (si sa, le malattie psichiche possono essere anche ereditarie).
Bellissimi i flashback, dove lo spettatore entra in modo naturale nella vita “precedente” di Jesse, quando ancora il papà era a casa. Vediamo due genitori improvvisarsi in giochi e scene per soddisfare l’iperattività e la quasi ingestibile e irrefrenabile fantasia del piccolo, che deve sfogarsi, in qualche modo. E che nonostante tutto è sempre pronto a dire “sto bene.
Ma la cosa che imparerà alla fine del viaggio è che non si può stare sempre bene, che stare male è giusto, che soffrire è normale.
«Whenever you plan on happening, never happens. Stuff you would never think of, happens. So you just have to come on. Come on, come on, come on, come on…».
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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