LEONARDO Il capolavoro perduto. Un esplosivo documentario che racconta l’ambiguo universo del mercato dell’arte attraverso l’enigmatica storia del Salvator Mundi e il più amato dei pittori, Leonardo Da Vinci.
Un’opera d’arte è tale quando riesce a raggiungere non solo il cuore dei suoi contemporanei ma quello di tutta l’eternità. Il documentario Leonardo. Il capolavoro perduto sceglie il più eterno dei pittori per raccontare, come in un romanzo picaresco, l’anima nera del collezionismo e delle istituzioni museali.
Nel 2005 Il mercante newyorkese Alexander Parish, che si definisce un cacciatore di opere d’arte dormienti, a un’asta di New Orleans acquista per diecimila dollari il Salvator Mundi, un modesto ritratto attribuito alla scuola leonardesca. Con il socio Robert B. Simon, decide di portarlo per una prima valutazione a una stimata storica d’arte e restauratrice, Dianne Modestini.
Nel suo elegante appartamento dell’Upper East Side, Modestini inizia il lungo restauro del quadro. Nonostante la cattiva conservazione e le molte ridipinture, la studiosa è convinta di essere di fronte al Salvator Mundi di Leonardo Da Vinci, sacro ritratto probabilmente commissionato intorno al 1500 da Luigi XII re di Francia.
I due proprietari, alla ricerca di un’attribuzione certa e di una vantaggiosa vendita, mostrano il dipinto ad alcuni musei come quello di Boston o il Metropolitan Museum di New York ma nessuno si pronuncia. Nel 2008 suscitano l’interesse della National Gallery di Londra. Il prestigioso museo interpella cinque dei più grandi esperti di arte moderna, tra cui la docente dell’Università degli Studi di Milano Maria Teresa Fiorio, per un parere puramente informale.
Nel 2011, il primo dei molti colpi di scena: la National Gallery di Londra allestisce una mostra evento – dagli ottimi incassi – e presenta il Salvator Mundi come l’ultimo dipinto di Leonardo Da Vinci.
A questa notizia, il mondo trattiene il fiato mentre il gotha della critica d’arte esprime sorpresa e perplessità allo stesso tempo: perché non vi è traccia di analisi o certificazioni riguardo la sua autenticità?
Nel 2013 viene acquistato dal ricco proprietario del Monaco Calcio, l’imprenditore Rybolovlev, per una cifra che si aggira intorno ai 75 milioni di dollari. Dopo aver scoperto di aver pagato un prezzo nettamente superiore al suo valore a causa di disinvolte commissioni del suo intermediario svizzero, Yves Bouvier, Rybolovlev sceglie sia le vie legali sia metodi poco ortodossi per recuperare il suo denaro.
Vi do un consiglio: non fate mai arrabbiare un oligarca russo. (Yves Bouvier, imprenditore svizzero)
Il meglio deve ancora venire e arriva sotto forma di 450 milioni di dollari. Questa è la cifra record, mai raggiunta da nessun altro dipinto, battuta all’asta di Christie’s nel 2017. Non si conosce l’identità dell’acquirente fino a quando i giornalisti del New York Times indicano come nuovo proprietario il principe saudita Mohammed Bin Salman. 450 milioni di dollari per possedere un dipinto che forse è o forse non è di Leonardo Da Vinci, la cui immagine sacra sarebbe addirittura incompatibile con i dettami della religione islamica.
Chi è ha dipinto il Salvator Mundi e come è stato possibile, in soli 7 anni, passare da un valore di 10 mila dollari a quello monstre di 450 milioni?
Leonardo. Il capolavoro perduto parte da questi interrogativi per ricostruire l’intricato puzzle del volto del Cristo Benedicente, dalla bellezza ipnotica e un oscuro presente. Quello che si trova sotto la sua superficie, però, rivela un ambiguo microcosmo in cui l’arte, impoverita dalla sua carica vitale, diventa pura merce di scambio.
Il documentarista danese Andres Coefoed sceglie con intelligenza un taglio stilistico rigoroso e una raffinata ironia per mettere letteralmente a nudo l’opacità di un sistema collaudato in cui l’obiettività cede alla voluta miopia della ragione.
Siamo lontani anni luce dalla beffa dei falsi Modigliani del 1984, uno scherzo ingenuo ad opera di tre studenti livornesi che, traendo involontariamente in inganno alcuni esimi studiosi del tempo, ne rivelarono la fallacità e disinvoltura ideologico culturale.
Coefoed non vuole ottenere risposte certe, non giudica nessuno ma si limita a ricostruire, frammento dopo frammento, le intricate strade che portano al Salvator Mundi. Il documentario, dal ritmo vertiginoso, è scandito da interviste, rigorosi fatti di cronaca e giornalismo d’inchiesta. Se lo sguardo si fa benevolo per gli aspetti privati dei protagonisti, diventa severo per le vicende politiche ed economiche che coinvolgono in modo sorprendente il dipinto.
Morbido e carezzevole è il profilo di Dianne Modestini e la sua battagliera difesa nel riconoscere Leonardo Da Vinci tra le pennellate del quadro; ironico quello del critico del New York Times, Jerry Saltz, che scarabocchia la foto del Salvator Mundi per sottolineare la falsità di tutta l’operazione mediatica.
L’esposizione del documentario si fa più articolata e austera nel mostrare il tossico intreccio di profitti tra un’élite russa, mediorientale e insospettabili affaristi, politici e classe dirigente. Dietro la facciata dell’onorabilità e di titoli altisonanti, si nasconde ogni nefandezza come offrire discreto riparo in privati porti franchi in cui custodire beni inestimabili (e assai esplosivi) oppure utilizzare denaro di discutibile provenienza per investirlo, da illuminati mecenati, in scintillanti progetti d’arte contemporanea.
L’enigma di Leonardo non cessa di stupire: nel 2019, accordi commerciali tra la Francia del Presidente Macron e Mohammed Bin Salman proclamano all’unisono la presenza dell’opera all’interno della mostra Léonard de Vinci del Louvre di Parigi, presentandolo come la Gioconda maschile. Il giorno dell’inaugurazione, nonostante figuri in alcuni cataloghi in vendita nella libreria del museo, del quadro non vi è traccia così come non vi alcuna traccia di plausibili spiegazioni.
Da questo momento, si perdono le tracce dell’ultimo, presunto dipinto di Leonardo Da Vinci. Nessuno ha più avuto modo di vederlo, nessuno sa se sia ancora all’ombra del deserto o in qualche gelido caveau.
Un capolavoro perduto, ritrovato e poi ancora perduto, un lampo di autentica bellezza tra false verità. La sua travagliata storia, ne siamo certi, avrebbe divertito il suo possibile autore, nascosto da un sorriso impenetrabile come quello della Gioconda.
Leonardo. Il capolavoro perduto di Andres Coefoed, distribuito da Nexo Digital, arriva nei cinema in tutto il suo splendore dal 21 al 23 Marzo 2022.
Silvia Levanti
TRAILER UFFICIALE
Foto: ufficio stampa Nexo Digital, che si ringrazia.
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