Recensione di PARIGI, TUTTO IN UNA NOTTE (La Fracture), il film solo al cinema dal 10 marzo 2022.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE: La Fracture
REGIA: Catherine Corsini
CAST: Valeria Bruni Tedeschi,Marina Foïs, Pio Marmaï, Aissatou Diallo Sagna
DURATA: 98 min.
DATA DI USCITA: 10 marzo 2022
DISTRIBUTORE: Academy Two
RECENSIONE
Catherine Corsini (L’amante inglese) è una regista dallo stile asciutto, a tratti severo, che viene a patti con il mondo attraverso il racconto di un’umanità costantemente al bivio, tra desideri a lungo repressi e il riconoscimento improvviso dello stato delle cose.
Parigi, tutto in una notte, con la sua storia al femminile immersa nel qui ed ora della contemporaneità, non fa eccezione.
Una giornata nella vita di Raf (Valeria Bruni Tedeschi) e Julie (Marina Foïs), coppia affiatata che sta vivendo una semiseria crisi matrimoniale. Tra provocazioni verbali e goffi tentativi di fare pace, le due donne per un banale incidente – la frattura del gomito di Raf – si recano al Pronto Soccorso di uno degli ospedali più congestionati e problematici di Parigi.
Da quel momento, i battibecchi coniugali perdono forza e importanza di fronte alla complessità degli eventi. Il primo bagno di realtà è l’incontro con una sanità pubblica barcollante e un personale ospedaliero sì volenteroso ma indebolito da un’amministrazione disattenta, manchevole. Sarà la notte, assai movimentata a causa degli scontri tra polizia e Gilet Gialli e soprattutto l’incontro con il giovane autotrasportatore Yann (Pio Marmaï), un manifestante ferito, battagliero e idealista, a costringere Raf e Julie a ripensare alle priorità e a uscire dal tenace bozzolo autoreferenziale.
Ciò che rimane è il ritratto di un’utopia: la frattura (n.d.r. La fracture è il titolo originale) appare insanabile.
In bilico tra commedia sofisticata, in cui si rispecchiano i dialoghi ironici e il dramma autentico, ben disegnato dalla telecamera a spalla e quel senso claustrofobico di un unico, fragile ambiente, Parigi tutto in una notte propone diverse chiavi interpretative per tradurre in immagini il malessere che soggiace la società francese.
L’intento riesce, però, solo in parte.
L’inevitabile confronto dialettico tra due versanti politici, quello alto borghese, finto progressista e nevrotico delle due protagoniste e quello sempre più povero e isolato della classe lavoratrice di Yann, viene ricostruito non di sottrazione ma esacerbando i toni.
Tutto appare sopra le righe, tutto sembra sfuggire un po’ troppo di mano, riempiendo i silenzi di persone e di storie parallele: il figlio dell’infermiera, il malato schizofrenico, il compagno di scuola ritrovato. Se è da apprezzare la scelta di attori non professionisti tra veri infermieri e medici, Parigi, tutto in una notte sembra perdere la sua vitale forza polemica, con il rischio di apparire un’involontaria copia, pallida e sbiadita, di Ken Loach.
A salvare il film ci pensano Valeria Bruni Tedeschi (I villeggianti) e un finale, pur amaro ma di rara correttezza.
L’attrice italiana, naturalizzata francese, regala al personaggio il suo collaudato bagaglio di ansie, nevrosi e battito accelerato, che le calza a pennello. Anzi: in Raf, il “Bruni-Tedeschi birignao” raggiunge l’apice della perfezione, facendosi ancora più amare dai numerosi fan (e odiare dai suoi detrattori).
La conclusione di Parigi, tutto in una notte è ciò che colpirà di più i suoi spettatori: un condensato di autentico coraggio, di atto di verità che vale l’intero film.
Vincitore del Queer Palm al Festival di Cannes 2021, Parigi, tutto in una notte arriva il 10 Marzo nei cinema italiani, portando con sé un intenso frammento fotografico del contemporaneo.
Silvia Levanti
TRAILER UFFICIALE
Foto: si ringrazia l’ufficio stampa.
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