AZOR, ascolta e parla il meno possibile!

Recensione di AZOR, il thriller di Andreas Fontana in streaming su MUBI dal 3 dicembre 2021.

La locandina internazionale del film AZOR.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Andreas Fontana
CAST: Fabrizio Rongione, Stéphanie Cléau, Carmen Iriondo, Juan Trench
DURATA: 120 min.
PIATTAFORMA: MUBI
DATA DI USCITA (streaming): 3 dicembre 2021


RECENSIONE

1980. Il banchiere ginevrino Yvan De Wiel arriva a Buenos Aires, accompagnato dalla moglie Inés, per conoscere e rassicurare i clienti della propria banca privata, dopo che il partner René Keys è misteriosamente svanito nel nulla. In pochi giorni, l’uomo deve imparare a muoversi con disinvoltura in un mondo di ultraricchi, tra favori, corruzione e instabilità politica, e cercare di comprendere gli ultimi movimenti (e le ragioni della sparizione) del socio.

Stéphanie Cléau e Fabrizio Rongione in una scena del film Azor. Photo: courtesy of MUBI.

Azor, l’affascinante thriller politico dello svizzero Andreas Fontana, approda in questi primi giorni di dicembre su MUBI, la piattaforma di cinema ricercato in streaming. Dopo il suo debutto alla Berlinale, dove era candidato agli Encounters Award, il lungometraggio cerca ora di conquistare i più esigenti appassionati della settima arte. E ha tutte le carte in regola per riuscirci.

Quello di Fontana è un debutto dietro la macchina da presa che ai festival a cui ha partecipato ha convinto tutti. Con disinvoltura, fotogramma dopo fotogramma, il regista riesce a creare una tensione sempre crescente e ad incollare lo spettatore alla poltrona in attesa dell’inevitabile, grazie solo ad un abile gioco di sguardi e parole ben calibrate.

Il racconto ci porta indietro in una Argentina dominata dalla dittatura militare. Nondimeno, sono le persone, con i loro segreti, le frasi non dette, un’irrefrenabile avidità, ma anche la paura, a rimanere costantemente sotto i riflettori. Bastano pochi minuti per dimenticare dove siamo e trovarci immersi in una realtà, apparentemente sospesa nel tempo, dove gli uomini di buono hanno mantenuto solo le maniere – ma non per nobiltà d’animo.

Una scena del film Azor. Photo: courtesy of MUBI.

Il film con eleganza si addentra nel lato debole degli esseri umani e, neppure troppo velatamente, mostra la poca trasparenza dell’altissima finanza così come la disponibilità delle banche a risolvere in modo “creativo” situazioni che di lecito hanno ben poco. Di fronte alla prospettiva di un ottimo profitto, sempre garantendo la massima discrezione (!), tutti paiono non porsi limiti di legalità, né tantomeno di moralità.

Ecco allora che quel titolo che inizialmente lascia dubbiosi (o forse solo molto curiosi) diventa sempre meno misterioso: azor fa parte del linguaggio in codice usato da Yvan (ancora una volta, un ottimo Fabrizio Rongione) e l’algida moglie Inés (Stéphanie Cléau, già apprezzata nella Camera Azzurra) quale segnale di allerta e di centellinare le parole. E per navigare in quelle acque torbide, in cui l’incertezza regna sovrana, l’unica via di uscita pare essere proprio il fingere di non vedere e sentire.

Juan Pablo Geretto e Fabrizio Rongione in una scena del film Azor. Photo: courtesy of MUBI.

La pellicola di Fontana è una di quelle piccole perle che spesso ai festival scopriamo per caso e quando raggiungono il grande schermo rimangono purtroppo confinate ad una manciata di sale per intenditori. Oggi, grazie a MUBI, possiamo tutti scoprirla.

Azor è un piccolo film, ma ha le caratteristiche del cinema d’autore di cui abbiamo bisogno: insieme ai due protagonisti proviamo il loro senso di insicurezza, percepiamo la pericolosità della dittatura, avvertiamo il peso di certi sguardi. L’aria è pesante, non ci si può fidare di nessuno. Si deve rimanere concentrati sul risultato e portare a casa la pelle. Il tutto dicendo il meno possibile!

Vissia Menza


TRAILER UFFICIALE

Foto: ufficio stampa MUBI, che si ringrazia.

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