All’insegna del romantico su Netflix con le due stagioni di Good Morning Call.
Con l’inizio di novembre sono arrivati anche la pioggia il freddo. Lo stesso cambio dell’ora, da legale a solare, ha reso le giornate ancora più corte e, per quanto mi riguarda, buio e freddo fanno diventare ancora più desiderabili solitarie serate-pigiama (possibilmente se sui pigiami compare qualche frase imbarazzante o disegno puccioso) in compagnia di una bella tazza di camomilla fumante (o qualche tisana aromatica che fa tanto sere d’inverno) e una serie tv romantica.
Non so voi, lettori, ma io dopo i vari quarantene e coprifuochi, trovo molto più stancante uscire la sera e spesso nei fine settimana, dopo un’intensa settimana lavorativa, non ho alcuna voglia di fare vita sociale e mi ritrovo a preferire Netflix, Prime o Viki Rakuten.
Quasi sempre la mia scelta ricade su un qualche serie tv asiatica, in grado di farmi staccare la mente e di avere un’opinione migliore del mondo che ho attorno.
Certe volte le riguardo pure come è successo di recente, in cui ho ripreso la visione di Good Morning Call.
Good Morning Call è una serie romantica giapponese, composta da due stagioni (la prima di 17 episodi, la seconda di 10), tratta dall’omonimo manga shōjo e disponibile su Netflix.
Protagonisti della storia sono due adolescenti: Nao Yoshikawa (Haruka Fukuhara, già celebre per il ruolo della sorellina in Umimachi Diary di Hirokuzaku Kore’eda) e Hisashi Uheara (Shunya Shiraishi), i quali per una serie di vicissitudini si ritrovano a convivere nello stesso appartamento.
La convivenza tra i due ragazzi inizialmente è tutt’altro che serena, ma col passare del tempo i due imparano a conoscersi e a volersi bene fino a innamorarsi.
La storia si sviluppa secondo le classiche dinamiche del genere shōjo. La protagonista femminile è ovviamente più svampita che mai e finisce costantemente per mettersi nei guai, dai quali viene tirata fuori dal protagonista maschile, sempre bello bellissimo ambitissimo e anche di più.
Nao e Uehara non fanno ovviamente eccezione.
Come non fanno eccezione altre costanti del genere, ad esempio la presenza dei rivali in amore: nella prima stagione Daichi (Dori Sakurada) per Uehara e Yuri (Erika Mori) per Nao, nella seconda Natsume (Yosuke Sugino) e Saeko (Maryjun Takahashi).
Tuttavia, come in ogni shōjo, anche in Good Morning Call i rivali nulla possono contro il forte sentimento che i due protagonisti nutrono l’uno per l’altra.
In poche parole: i due sono destinati a stare assieme e nessuno potrà mai separarli.
A colorire un po’ questa trama, che alla lunga diventa un po’ noiosa e ripetitiva, ci sono le storie dei coprimari, come Marina (Moe Arai) e Yuichi (Shugo Nagashima), che spostano un po’ il focus dagli onnipresenti protagonisti.
Good Morning Call è il classico shōjo di cui se ne sono visti molti (basti pensare a titolo come Kaichou Maid-sama o Itazura na Kiss), tuttavia il clima familiare e intimo dell’appartamento che i due ragazzi condividono trasmette puri momenti di quotidianità che s’avvicinano a quella poesia, che spesso si cela negli attimi di normalità della nostra vita.
Simbolo di tale calore familiare è il kotatsu, il tavolo con la coperta, dove i due passano gran parte del tempo quando sono a casa, tra compiti e pasti.
La trama, come già sottolineato prima, è sicuramente banale, ma, malgrado ciò, anche in Good Morning Call si possono trovare dei messaggi significativi. Prima tra tutti la riflessione sul concetto di famiglia. La famiglia nella serie non è composta solo dagli individui con cui abbiamo legami di sangue. In essa finiscono per far parte tutte quelle persone che scegliamo di stringere per mano, mentre affrontiamo il faticoso ma entusiasmante cammino del vivere.
Mi sento, pertanto, di consigliare questa serie a tutti gli amanti del genere romantico senza sorprese e ai nostalgici della vita liceale che vogliono passare delle ore piacevoli in maniera fresca e disimpegnata.
Francesca Meraviglia
Francesca è un’insegnante e un’appassionata di cultura in generale. Si emoziona di fronte a un testo ben scritto e versa sincere e calde lacrime quando un’opera d’arte le comunica emozioni. Canta a livello amatoriale e crede che la lettura sia il modo migliore per stringere legami forti.
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