Alla scoperta della retrospettiva dedicata all’artista tedesco A.R. Penck, al Museo d’Arte Mendrisio (Svizzera) fino al 13 febbraio 2022.

A.R. Penck, How it works (Come funziona), 1989. Acrilico su tela, 340 x 340 cm. © 2021, ProLitteris, Zurich.

È arrivato l’autunno e con esso le grandi mostre, quelle attese più che mai dopo 18 mesi di emergenza sanitaria, quelle che rendono la stagione più uggiosa dell’anno attraente e affascinante, dato che ci permette di scoprire tanti artisti, più o meno noti, sotto una nuova luce. E di nuova luce si può davvero parlare con riguardo alla retrospettiva appena inaugurata al Museo d’Arte della città di Mendrisio che espone un artista moderno tedesco, della seconda metà del Novecento, che per la prima volta conquista le sale di un museo italofono: A.R. PENCK.

Una mostra necessaria (ad oggi era disponibile solo del materiale critico in tedesco, poco in francese e inglese, quasi nulla in italiano), studiata nel minimo dettaglio per due lunghi anni e davvero ricca – si possono ammirare 40 grandi dipinti, 20 sculture (in bronzo, cartone e feltro) e una settantina di opere su carta, libri d’artista (grazie ad appositi proiettori) e quaderni.

Fino al 13 febbraio 2022, sarà quindi possibile vedere da vicino tutta l’evoluzione di una personalità unica, vissuta in un Paese a sua volta unico e isolato, come la Germania Est. Non è di conseguenza un caso che la sua arte sia originalissima ed esprima tutte le contraddizioni della Germania post-nazista e del conflitto tra Est ed Ovest.

A.R. Penck, Standart, 1969. Colori a dispersione su tela 127.5 x 98.5 cm © 2021, ProLitteris, Zurich.

A.R. PENCK

Penck, nome d’arte di Ralf Winkler, nasce nel 1939 a Dresda, a sei anni assiste al bombardamento della sua città, a dieci anni inizia a dipingere e a soli quattordici anni decide di diventare artista.

Vede costruire il muro di Berlino, ma siccome si sente profondamente comunista rimane nella parte Est e non segue gli amici che si rifugiano ad Ovest. Una ideologia la sua a cui tiene fede per tutta la vita, malgrado gli scontri che ha presto con una realtà non troppo diversa da quella della Russia comunista: di arte avanguardista il regime non ne vuole (e vorrà mai) sentir parlare, esiste solo il realismo sociale in cui si inneggia alla “splendida” vita dei contadini e alla produzione delle fabbriche. E un personaggio come Penck deve presto trovare il modo di confrontarsi con essa. Un confronto costante, che ad un certo punto lo spinge a raggiungere l’occidente.

Dal 1980 in poi inizia ad esporre e a viaggiare in tutto il mondo, da Lisbona a Seul, fino a quando si spegne nel 2017, all’età di 78 anni,  nella città di Zurigo.

A.R. Penck, Situation ganz ohne Schwarz (Situazione senza alcun nero), 2001. Acrilico su tela, 200 x 300 cm. Galeria Fernando Santos, Porto (Portugal) © 2021, ProLitteris, Zurich.

IL PERCORSO ARTISTICO

Avvicinatosi giovanissimo all’arte, autodidatta in molti campi per ideologia, Penck si cimenta presto non solo con la pittura ma anche con la scultura e… la musica – infatti è un amante, e non poteva essere altrimenti, del jazz.

Per riuscire ad esprimersi liberamente sotto un regime, che non vede di buon occhio gli artisti disallineati rispetto alla propaganda, si mette a studiare, si costruisce un’armatura teorica fatta di conoscenza della filosofia e della cibernetica. Per lui è importante riuscire a fare una ferrea analisi della società, sganciandosi da qualsivoglia passionalità, e formulare concetti per mezzo delle immagini. È così che, basandosi sui testi filosofici, sviluppa un linguaggio (per immagini) a suo modo universale e inattaccabile. Un linguaggio accessibile a tutti ma non per forza popolare.

Le sue immagini-concetto danno quindi vita ad un’arte intesa come prodotto atta a cogliere, analizzare e comprendere nella loro complessità le situazioni umane. Sono il megafono attraverso il quale diffonde le sue convinzioni. Da un certo punto in poi, verrà chiamata da lui stesso Standart, ed è il punto di partenza della mostra organizzata dal museo di Mendrisio.

A.R. Penck, Standart T (X) I, 1994, bronzo (2/6), 89 x 31 x 17 cm © 2021, ProLitteris, Zurich.

Se inizialmente proprio attraverso la pittura Penck pare riuscire a dialogare con il sistema sociale e politico della DDR, i contrasti non tardano a farsi sentire. È così che nel 1973 entra in crisi – da un lato il suo modello non può essere usato da chiunque e dall’altro il regime lo percepisce come una personalità scomoda dato che, sin dagli albori, a Dresda ha un suo underground. Espone quindi raramente nel suo paese, mentre riesce a partecipare ad alcune mostre all’estero (tra cui Olanda, Svizzera, Canada), e nel 1980, approfittando di un pass di poche ore per Colonia, emigra all’Ovest.

È da notare che più della metà della mostra a Mendrisio è dedicata al Penck occidentale, con il suo standard più vibrante. Da subito, infatti, la sua arte subisce un cambiamento forte, l’uso del colore diviene dirompente, la spazialità si allarga enormemente (ne è un esempio Cosmic Blues – v. foto di seguito) e si avverte maggiore vitalità.

PERCHÈ VEDERE LA MOSTRA A MENDRISIO?

I motivi per organizzare una gita in terra ticinese in questi mesi sono molti. Sicuramente, è l’occasione giusta per scoprire un artista ancora inesplorato che è stato un grande protagonista dell’arte contemporanea, tanto più che le sue immagini hanno lasciato il segno dappertutto, non probabilmente come avrebbe voluto lui, ma ad esempio i vari Keith Haring e Jean-Michel Basquiat gli sono debitori. Questa retrospettiva, inoltre, ha fatto uno sforzo per fornire al pubblico gli strumenti utili a comprendere tutta la complessità e profondità di A.R. Penck.

Vissia Menza

(Continua sotto la foto)

A.R. Penck, Cosmic Blues, 1981. Olio su tela, 90 x 95 cm © 2021, ProLitteris, Zurich.

INFORMAZIONI UTILI

A.R. Penck
24 ottobre 2021 – 13 febbraio 2022
mostra a cura di Simone Soldini, Ulf Jensen, Barbara Paltenghi Malacrida

Indirizzo: Museo d’arte Mendrisio, Piazzetta dei Serviti 1, Mendrisio
Orari: ma-ve 10-12 / 14-17 | sa-do e festivi 10-18 | lunedì chiuso | festivi aperto tranne 24 e 25 dicembre 2021 e 1 gennaio 2022
Prezzi biglietti: intero 12,- CHF/€. | ridotto 10,- CHF/€.
Contatti: telefono Tel. +41 (0)58 688 33 50 | email museo@mendrisio.ch | web https://museo.mendrisio.ch/
NB: l’ingresso al museo è consentito unicamente presentando un certificato COVID insieme a un documento d’identità.

Si ringrazia l’ufficio stampa per il supporto iconografico e l’opportunità.