Recensione di A WHITE WHITE DAY, il film di Hlynur Pàlmason al cinema dal 28 ottobre 2021.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE: Hvítur, hvítur dagur
REGISTA: Hlynur Pàlmason
CAST: Ída Mekkín Hlynsdóttir, Ingvar Sigurdsson
DURATA: 109 min.
DATA DI USCITA: 28 ottobre 2021
DISTRIBUTORE (cinema): Trent Film
RECENSIONE
Un’auto percorre una strada immersa nella nebbia, sbanda, rompe il guardrail e precipita inesorabilmente.
La scena seguente mostra un’abitazione in costruzione. L’inquadratura è fissa, ma le condizioni ambientali mutano rapidamente suggerendoci il susseguirsi delle stagioni ed il tempo che passa veloce.
Con questo prologo apparentemente “scarno”, ma visivamente e concettualmente molto potente, inizia A White White Day.
Il protagonista di questa storia è Ingimundur (Ingvar Sigurdsson), poliziotto in congedo dopo la morte della moglie coinvolta nell’incidente di cui il regista ci ha voluto rendere spettatori.
E’ dunque un film sulla perdita e sulla mancanza, ma anche su tutta quella vasta gamma di sentimenti e sensazioni che pervadono chi subisce un lutto simile.
Ingimundur, oltre alla moglie, perde di vista anche il senso della sua esistenza.
Passa le giornate a costruire una casa per sua figlia e l’adorata nipote.
Una casa che, forse, non concluderà mai perché lo rende occupato e lo fa sentire utile, anche se chiuso nel suo muto dolore.
Eppure, sin da subito, la colonna sonora, le immagini di questo paesaggio freddo, umido, bianco, l’innaturale clima di calma apparente che si respira, ci fanno presagire una vera e propria “esplosione”.
Ritrovando degli oggetti della moglie, infatti, si insinua sempre più nel protagonista, la convinzione che la donna avesse un amante.
Così la sua sofferenza non manifesta si tramuta lentamente in ossessione e sete di vendetta.
Notevole la scelta di Pàlmason di non mostrare mai la figura della moglie. Non vi sono flashback commoventi, solo qualche foto e immagini video.
La donna rimane per lo spettatore avvolta nel mistero così come la nebbia avvolgeva la sua auto.
La “negazione del lutto” da parte dell’uomo, che è una fase tipica dopo la morte di un caro, lo porta a non riuscire ad affrontare l’argomento neanche con sua figlia, che invece avrebbe bisogno di una parola di conforto.
Questa morte sconvolgente rimane un tabù e la ricerca ossessionante dell’amante è, in un certo senso, una maniera per entrare di nuovo in contatto con lei. Persino con i suoi segreti.
Il regista dona al film un tocco prettamente nordico. L’importanza dell’elemento naturale affascinante quanto duro e potenzialmente pericoloso, è lo specchio dell’animo del protagonista.
I tempi volutamente dilatati ci aiutano a percepire tutte le sfumature della rabbia crescente di Ingimundur; i pochi dialoghi, laconici, sottolineano la solitudine dell’uomo anche quando è contornato da parenti e colleghi.
Interessante notare come Pàlmason getti qua e là degli “indizi” sull’evolversi della parabola personale dell’uomo.
Per farlo utilizza quasi sempre la nipotina.
E’ lei ad uccidere il pesce pescato durante una gita in barca col nonno, a sporcarsi di sangue, a maneggiare un coltello grande ed affilato per rompere il ghiaccio da usare per le bevande… Una violenza sottesa che anticipa le azioni del protagonista accecato dall’odio.
Proprio Salka (Ída Mekkín Hlynsdóttir) è il secondo personaggio fondamentale del film.
La bambina ha otto anni ed ha un rapporto speciale con l’uomo.
E’ l’unica a regalargli momenti di serenità.
Se l’amore per la donna defunta è così forte e dilaniante capace quasi di trasformasi in odio, quello per la piccola è paterno, viscerale, protettivo e rassicurante.
Del resto, la bambina è l’unica a trattare il nonno senza filtri. Gli si rivolge con quella schiettezza sfacciata tipica dell’infanzia, mentre tutti, dal fratello, alla figlia, ai colleghi, hanno nei suoi confronti un atteggiamento tra il rispettoso ed il compassionevole.
Come l’uomo ama profondamente la nipote, così Salka è fortemente legata ad Ingimundur; il suo è un amore puro, limpido, vero perché è la sola ad aver conosciuto anche il lato oscuro e violento dell’uomo, senza mettere in discussione il loro sentimento.
Non a caso, la bambina arriva lì dove lo psicologo non riesce, e guida Ingimundur verso la catarsi.
Candidato dell’Islanda all’Oscar e Miglior Film al 37° Torino Film Festival, A White White Day, arriverà nei cinema italiani dal 28 ottobre!
Violetta Biagiotti
TRAILER UFFICIALE
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