Recensione di The Last Duel, il nuovo film di Ridley Scott al cinema dal 14 ottobre 2021.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Ridley Scott
CAST: Matt Damon, Adam Driver, Jodie Comer, Ben Affleck
DURATA: 152 min.
USCITA: giovedì 14 ottobre 2021
DISTRIBUZIONE: The Walt Disney Company Italia
RECENSIONE
Jean de Carrouges e Jacques Le Gris sono amici, ma anche rivali. Il primo è il più forte sul campo di battaglia, il secondo è affidabile e colto, cosa che gli fa guadagnare la protezione del cugino di re Carlo VI. Jean sposa la donna più bella che entrambi abbiano mai visto, Marguerite de Thibouville. Per Jacques lei diventa un’ossessione, a tal punto da arrivare ad abusare di lei. Marguerite decide di non rimanere il silenzio, confessando tutto al marito e chiedendogli di sostenerla in quello che sarà un vero e proprio duello prima legale, poi fisico.
L’ultima fatica di Ridley Scott è ambientata nella Francia del XIV secolo, eppure sembra così terribilmente attuale.
Ispirato a una storia vera, il film si incentra principalmente su un caso di stupro. In modo molto sottile Ridley Scott sceglie di raccontare la stessa storia, e quindi di girare lo stesso film, tre volte, da tre punti di vista diversi: quello del “marito”, quello del “carnefice”, e quello della “vittima”. Necessario mettere fra virgolette queste parole perché non sono solo riferite a questo film, ma quelle a cui il regista fa riferimento sono categorie universali. L’ultimo capitolo, dove viene messo in scena il punto di vista della “vittima”, non è più un punto di vista, ma è IL punto di vista, è LA verità. L’unica accettabile. L’unica a cui credere. L’unica che valga la pena raccontare.
Ridley Scott porta sul grande schermo una storia sconosciuta mai raccontata prima, inoltrandosi in un racconto al femminile intrisa di patriarcato, e quindi ingiustizie, sfide insensate, distorsioni, violenza e prevaricazione.
Protagonista di questa vicenda una donna dal coraggio unico, profondamente anticipatorio per i tempi. Una donna che decise di non restare in silenzio, a costo della sua stessa vita. Un’eroina che scelse di non sottostare alle regole del patriarcato e face valere la sua versione dei fatti, l’unica versione possibile: la verità.
Il regista adatta il romanzo di Eric Jager, che racconta questo duello avvenuto il 29 dicembre del 1386 in cui venne affidata alla giustizia di Dio la sentenza, sentenza che sarebbe stata rivolta a una donna, ma passava attraverso due uomini.
Così come nella emblematica scena in tribunale, dove giuria e pubblico sono presidiati da soli uomini. Una sequenza mai così attuale: allora come oggi sono gli uomini a decidere per le donne, a parlare per loro, a legiferare, a supporre e trarre conclusioni. Ed è così che la domanda posta dalla difesa “Sei sicura di non averlo provocato?” risulta più che mai attuale, sbagliata e tossica.
Ridley Scott in questo bagno di sangue non risparmia neanche le donne, perché si sa che i sudditi a volte sono più realisti dei reali, e in una società e cultura dove è il patriarcato a dominare anche le donne si trovano costrette ad adattarsi. Marguerite viene così accusata da quella che doveva essere una sua amica, di non dire la verità perché in passato aveva affermato di trovare attraente Le Gris. Come se questo cambiasse le cose.
In scena un magistrale Adam Driver, cavaliere oscuro dalla presenza fisica ingombrante, sfaccettato nel suo essere uomo affidabile e finemente colto, ma al contempo violento e tragicamente possessivo. Ridley è abile nel mostrare una violenza circoscritta al momento dell’abuso, perché il resto del tempo – ed è proprio questo l’aspetto più inquietante della vicenda e su cui è obbligatorio fermarsi a riflettere – Le Gris viene descritto come un uomo dal fascino irresistibile, un uomo giusto, onesto, che crede nell’amicizia, dissoluto sì, ma anche capace di “innamorarsi”, almeno dal suo punto di vista. Per questo sono così importanti le due versioni maschili della storia, per dimostrare che solo la vittima può davvero raccontare la verità.
Neanche il marito – un grosso e burbero Matt Damon – perché se è vero che mette a repentaglio la sua vita per dimostrare l’innocenza della moglie, il primo motivo che lo spinge a combattere è il suo onore, non quello della donna. E nel finale, dove viene inneggiato un uomo a cui fino a pochi minuti prima si augurava la morte, è lo sguardo cupo di Marguerite a togliere il respiro: uno sguardo che non lascia presagire niente di buono, lo sguardo di una persona che anche se ha vinto, sente di aver perso.
L’attualità del film prosegue nella trattazione di quanto il favore dei potenti sia influente e a quale prezzo, nelle percezioni sfasate e distorte (tipiche dei social), nelle fake news a cui si crede sempre senza approfondire.
Ridley Scott ci regala un’opera lucida, molto più di tanti film di giovani registi che dovrebbero essere più attenti a queste tematiche e invece ne sono indifferenti o non riescono mai a centrare il punto. Si conferma un grandissimo narratore, che qui riflette proprio sul “raccontare storie” e sulla responsabilità che ne consegue.
E il messaggio del film è chiaro: siamo nel 2021, ma siamo ancora nel Medioevo.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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