DISPLACED: la prima mostra antologica del fotografo Richard Mosse al MAST di Bologna

Ultime settimane per scoprire DISPLACED, la mostra dedicata a Richard Mosse alla Fondazione MAST fino a domenica 19 settembre 2021.

Un’immagine della serie INFRA © Richard Mosse, Hombo, Walikale, eastern Democratic Republic of Congo, 2012. Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York.

Le vacanze estive sono oramai alle spalle, ma la voglia di fare è inesauribile. In questa fine estate dal clima tiepido, che ne dite di una gita a Bologna? Tra le mostre che entrano nelle ultime settimane di apertura, alla Fondazione MAST c’è DISPLACED, la prima antologica di Richard Mosse, il cui lavoro è considerato un’esplorazione, a metà tra la fotografia documentaria e l’arte contemporanea, di argomenti di forte attualità.

Curata da Urs Stahel, l’esposizione presenta un’ampia selezione di immagini (ben 77 scatti!) di grande formato del fotografo dedicati alle migrazioni, ai conflitti e al cambiamento climatico con lo scopo di evidenziare il punto di contatto (o forse sarebbe meglio dire di scontro) tra cambiamenti sociali, economici e politici. Oltre alla serie più recente: Tristes Tropiques, realizzata nell’Amazzonia brasiliana lo scorso anno.

E, dulcis in fundo, al fianco di queste straordinarie fotografie, si potranno anche ammirare due monumentali video-installazioni immersive, The Enclave (2013) e Incoming (2017), un grande video wall a 16 canali Grid (Moria) (2017) e il video Quick (2010).

Ma procediamo con ordine…

DISPLACED, Richard Mosse, Early Works, installation view. Photo: courtesy of Fondazione MAST.

I primi lavori (MAST.Gallery)

Richard Mosse inizia a scattare col cambio di millennio quando è ancora studente universitario. Le prime foto documentano zone di guerra (in Bosnia, in Kossovo, nella Striscia di Gaza) e la frontiera fra Messico e Stati Uniti. Esse si riconoscono per la quasi totale assenza di figure umane: non mostrano mai la battaglia, ma ciò che segue la catastrofe. Sono immagini di distruzione, sconfitta e collasso dei sistemi, che appartengono alla cosiddetta aftermath photography, ossia alla fotografia dell’indomani. E da esse emerge già la predilezione dell’artista per la fotografia documentaria, unitamente alla voglia di scardinare le regole della fotografia di guerra tradizionale.

Infra (MAST.Gallery) e The Enclave (Livello 0)

Tra il 2010 e il 2015, prima per Infra e poi per la complessa video-installazione in sei parti The Enclave, Mosse si reca nella regione del Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo), ossia dove viene estratto il coltan, un minerale altamente tossico da cui si ricava il tantalio, materiale largamente usato nell’industria elettronica (tanto per darvi un’idea, è in ogni smartphone!). Questa è una zona devastata da continue guerre e da disastri umanitari e Mosse decide di lavorare con una pellicola da ricognizione militare sensibile ai raggi infrarossi, ormai fuori produzione, messa a punto per localizzare i soggetti mimetizzati, la Kodak Aerochrome.

Un’immagine della serie INFRA © Richard Mosse, Platon, eastern Democratic Republic of Congo, 2012. Collection Jack Shainman.

In Infra fotografa paesaggi maestosi (che la pellicola rende surreali con toni che vanno dal rosa al rosso), scene con ribelli, civili e militari, e le capanne in cui la popolazione trova momentaneo riparo dal conflitto.

Con l’imponente video-installazione The Enclave, progetto gemello di Infra, pensato per il Padiglione Irlandese della 55° edizione della Biennale di Venezia del 2013, ed ispirato al celebre romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, Mosse svela il contrasto tra la splendida natura della foresta e la violenza dei soldati e dei ribelli. Per l’occasione, il fotografo è accompagnato dall’operatore Trevor Tweeten e dal compositore Ben Frost.

Heat Maps (MAST.Gallery Foyer) e Incoming (Livello 0)

Dal 2014 al 2018 Mosse si concentra sulla migrazione di massa e sulle tensioni causate dalle aperture e chiusure dei confini, dal contrasto tra cultura dell’accoglienza e rimpatrio. Ecco quindi che si reca nei campi profughi di: Skaramagas in Grecia; Tel Sarhoun e Arsal a nord della valle della Beqa’ in Libano; Nizip I e Nizip II nella provincia di Gaziantep in Turchia; nell’area dell’ex aeroporto di Tempelhof a Berlino; e molti altri.

Un’immagine della serie HEAT MAPS © Richard Mosse, Pool at Uday’s Palace, Salah-a-Din Province, Iraq, 2009. Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York.

Per Heat Maps e la video-installazione in tre parti Incoming, Mosse impiega la termografia a infrarosso in grado di registrare le differenze di calore: invece di immortalare i riflessi della luce, registra le heat maps, le mappe termiche. Si tratta di una tecnica militare che consente di “vedere” le figure umane fino a una distanza di trenta chilometri, di giorno come di notte, con la particolarità che se da un lato le persone e gli oggetti sembrano più nitidi dall’altro perdono la loro individualità. 

In Incoming Richard Mosse, che qui è sia regista sia produttore, e il suo team – ancora una volta Trevor Tweeten e Ben Frost – si sono concentrati su tre scenari: i preparativi dei jet militari su una portaerei; i migranti in arrivo su barconi sovraffollati; i migranti nelle tende e nei capannoni dei campi profughi.

Grid (Moria) (MAST.Gallery Foyer)

Per produrre il video wall del 2017, Mosse si è recato più volte nell’omonimo campo profughi sull’isola greca di Lesbo, un campo noto per le sue pessime condizioni. Le riprese sono state effettuate con la termografia ad infrarosso (heat maps) e l’opera è costituita da 16 schermi che propongono lo stesso spezzone a diversi intervalli.

Un’immagine della serie ULTRA © Richard Mosse, Dionaea muscipula with Mantodea, Ecuadorean cloud forest, 2019. Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlin/Madrid.

Ultra e Tristes Tropiques (MAST.Gallery Foyer)

Tra il 2018 e il 2019, Mosse per la prima volta sposta il suo interesse dai conflitti umani alla natura e comincia a esplorare la foresta pluviale sudamericana.

In Ultra, con la tecnica della fluorescenza UV, scandaglia il sottobosco, i licheni, i muschi, le orchidee, le piante carnivore e, alterando lo spettro cromatico, li trasforma in uno spettacolo di colori fluorescenti e scintillanti, esaltando tutta la bellezza e ricchezza che rischiamo di perdere a causa dei cambiamenti climatici e degli interventi scellerati dei nostri simili.

La serie più recente, Tristes Tropiques, non a caso quindi documenta con la tecnologia satellitare la distruzione dell’ecosistema ad opera dell’uomo. Le fotografie sono scattate nel Pantanal, il fronte di deforestazione di massa nell’Amazzonia brasiliana. 

Un’immagine della serie TRISTES TROPIQUES © Richard Mosse, Sawmill, Jaci Paraná, State of Rondônia, Brazil, 2020. Courtesy of the artist and carlier | gebauer, Berlin/Madrid.

Quick (Livello 0)

L’ultima video-installazione al Livello 0 è Quick, un filmato del 2010 girato dallo stesso Mosse che ricostruisce la sua ricerca artistica e ripercorre i temi a lui cari come la circolazione del virus Ebola, la quarantena e l’isolamento, i conflitti e le migrazioni, muovendosi tra la Malesia e il Congo orientale.

IN CONCLUSIONE 

DISPLACED è una mostra molto particolare. È ricca, coinvolgente e, grazie alle tecniche utilizzate, ci permette di osservare l’invisibile, concedendoci una riflessione da una prospettiva inconsueta. Il percorso è di forte impatto visivo ed è in grado di rovesciare il modo in cui percepiamo la realtà, spingendoci oltre l’ordinario modo di vedere. In ultima analisi, è un’occasione da non perdere per scoprire il lavoro del fotografo irlandese (classe 1980).

Come da consuetudine del MAST, l’ingresso è gratuito e vi ricordiamo che l’ultimo giorno utile sarà domenica 19 settembre. Non avete scuse… buona gita!

DISPLACED, Richard Mosse, Enclave, video installation view. Photo: courtesy of Fondazione MAST.

INFORMAZIONI UTILI

RICHARD MOSSE
DISPLACED
Fino al 19 settembre 2021

Indirizzo: Fondazione MAST, via Speranza, 42 – Bologna
Ingresso: gratuito solo su prenotazione. Per accedere è necessario esibire la CERTIFICAZIONE VERDE COVID-19 (GREEN PASS – DL N. 105, 23 luglio 2021) o presentare il referto negativo di un tampone rapido oppure molecolare effettuato nelle 48 ore precedenti, insieme ad un documento di identità
Orari: martedì – domenica 10:00 – 20:00
Approfondimenti, mappe e curiosità sul sito della Fondazione

Il catalogo (edito dalla Fondazione MAST e distribuito da Corraini) propone tutte le immagini esposte oltre a un saggio critico del curatore Urs Stahel e testimonianze di: Michel J. Kavanagh, inviato in Congo e in Africa centrale dal 2004 per Economist, Bloomberg News, il New York Times, la BBC, e altri organi d’informazione; Christian Viveros-Fauné, curatore capo presso l’University of South Florida Contemporary Art Museum; e Ivo Quaranta, professore di Antropologia culturale all’Università di Bologna.
Il volume è disponibile in libreria e online su www.mast.org e www.corraini.com

Fonte e foto: ufficio stampa, che si ringrazia per il supporto.

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