Recensione di Madre, il quarto film di Bong Joon-ho dal mese di luglio 2021 nei nostri cinema!
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Bong Joon-ho
CAST: Kim Hye-Ja, Won Bin, Jin Goo, Moon Hee-ra
DURATA: 128 min.
USCITA: giovedì 1 luglio 2021
DISTRIBUZIONE: P.F.A Films – Emme Cinematografica
RECENSIONE
Sud Corea. Una vedova alleva il figlio Do-Joon, suo unico motivo di vita, affetto da un deficit mentale. Un giorno una ragazza viene trovata morta e il ragazzo viene accusato dell’omicidio. La madre però è pronta a tutto, pur di salvarlo.
È del 2009, il quarto lungometraggio del regista premio Oscar Bong Joon-ho, ma esce da noi al cinema solo adesso, come era accaduto con un’altra delle sue pellicole, Mistery of a Murder.
Madre è l’intenso, struggente, inquietante ritratto della disperazione di una donna disposta a tutto pur di salvare il suo unico figlio, unico essere al mondo che la tiene in vita.
La protagonista di questo film, nonché punto di vista costante assunto dallo spettatore, è interpretata da Kim Hye-ja, che per la prima volta toglie la maschera delle virtù, sfila gli abiti da icona della maternità per vestire quelli di una donna determinata, forte, sfaccettata a tal punto da diventare meschina, distruttiva e auto-distruttiva. Bong spinge questa figura fino all’estremo, ne affronta i tormenti psicologici scavando in profondità, senza scorciatoie. Difficile per lo spettatore prendere le parti di qualcuno, in questa amara e realistica pellicola, ma impossibile non immedesimarsi, non empatizzare.
La trama si costruisce e si sviluppa come un puzzle: noi siamo gli occhi e la mente della madre, che si sostituisce a poliziotti e avvocati per far luce sulla vicenda che coinvolge il figlio. E proprio come se fossimo al buio, anche noi iniziamo a vedere la luce come se ci inoltrassimo in un bosco con una torcia in mano: frame dopo frame, la verità viene a galla, in un suspence degno di Alfred Hitchcock.
Perché il film è costellato da McGuffin – termine coniato proprio da Hitchcock – un espediente narrativo che non ha una vera rilevanza ai fini della storia, ma che accentra l’attenzione dello spettatore e fa procedere la trama, ingannando, nel frattempo, lo spettatore.
E poi c’è il tema, estremamente hitchcockiano, dello sguardo, del vedere e dell’intravedere, dello spiare. Impossibile non pensare a La finestra sul cortile, dove fin da titoli di testa il maestro del brivido avverte lo spettatore: non ti fidare di quello che stai per vedere. E lo stesso vale per Madre, dove tutto viene raccontato a metà e niente è come sembra, perchè chiunque è disposto a corrompere la verità per i propri scopi.
In stato di grazia anche l’attore che interpreta il figlio, Won Bin, che riesce a infondere al personaggio un grado talmente alto di ingenuità da far provare allo spettatore quasi avversione nei suoi confronti.
Bong nel corso della sua carriera si è dimostrato un narratore sopraffino e uno dei migliori registi in circolazione, ma soprattutto ha rivelato di essere un filosofo della specie umana, che nei suoi film, pur avendo affrontato i generi più disparati, ha sempre indagato non solo il sociale, ma proprio l’essere umano nella sua interezza e complessità, stratificato, meschino e allo stesso tempo alla ricerca della purezza.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Foto: ufficio stampa
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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