LE SIGNORE DELL’ARTE in mostra a Milano sino a fine luglio

A Palazzo Reale è in corso la più grande esposizione dedicata alle Signore dell’Arte vissute tra il ‘500 e il ‘600. Avete tempo sino al 25 luglio 2021!

L’ingresso della mostra Le Signore dell’Arte. Foto: Gianfranco Fortuna per Arthemisia.

Dopo un anno particolare, in cui la cultura è rimasta sospesa e per mesi ci siamo nutriti solo di tour virtuali dei musei, è tornato il tempo di visitare le mostre in presenza. Tra quelle che stanno per entrare nelle ultime settimane di apertura al pubblico ce n’è una che, se non avete ancora visto, merita di finire in cima alla vostra to do list: Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra il ‘500 e ‘600.

Ospitata a Milano nella cornice di Palazzo Reale, l’esposizione completa il palinsesto culturale ideato dall’Assessorato alla Cultura dedicato ai “Talenti delle Donne” e ci offre l’occasione di scoprire l’arte italiana del XVI e XVII secolo attraverso l’occhio femminile. Viste infatti sempre come muse e modelle, le donne qui diventano protagoniste. Possiamo ammirare le tante splendide opere che sono state dipinte da un folto e “moderno” gruppo di Signore, in primis dalla ribelle e coraggiosa Artemisia Gentileschi. Al suo fianco, nelle sale del Palazzo milanese, troviamo pittrici la cui bravura era in taluni casi già riconosciuta dai contemporanei, come la lombarda Sofonisba Anguissola apprezzata da Van Dyck, o Marietta Robusti, detta “la Tintoretta”, insieme ad altre rimaste, invece, troppo a lungo nell’ombra.

Le opere esposte sono oltre 130, provengono da ben 67 prestatori (dalla vicina Pinacoteca di Brera al più lontano Muzeum Narodowe di Poznan, in Polonia), e portano la firma di 34 artiste vissute tra Rinascimento e Barocco, un periodo in cui la società seppur carica di pregiudizi verso le donne, presentava comunque i primi presupposti per aprirsi a loro (non a caso alcune pittrici ebbero committenti illustri). Esse vengono presentate mescolando il racconto storico a quello biografico – le storie personali di talune Signore hanno dell’incredibile. E a rendere la mostra ancora più coinvolgente ci pensa la Fondazione Bracco che, con il suo progetto scientifico di imaging diagnostico, ci svela i segreti dei ritratti su pergamena dei duchi di Savoia Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I di Giovanna Garzoni, pittrice miniaturista ascolana del Seicento.

Due dipinti di Sofonisba Anguissola in mostra a Palazzo Reale. Foto: Gianfranco Fortuna per Arthemisia.

LE PITTRICI IN MOSTRA

Dicevamo poco sopra che la mostra affianca i capolavori di autrici note al grande pubblico a quelli di altre che sapranno conquistarlo al primo sguardo.

Sicuramente, per celebrità a dominare il gruppo è il nome di Artemisia Gentileschi, figlia dell’altrettanto noto pittore Orazio. Artista e imprenditrice, è stata un esempio di lotta contro l’autorità paterna e contro il confinamento riservato dalla società alle donne.

Accanto a lei ci sono:

la cremonese Sofonisba Anguissola, figura di spicco della vita artistica delle corti italiane, che visse oltre dieci anni presso quella di Filippo II a Madrid, e riuscì ad ottenere l’attenzione anche Michelangelo;

la bolognese Lavinia Fontana, figlia del pittore manierista Prospero Fontana, che a 25 anni sposò il pittore Giovan Paolo Zappi alla sola condizione di poter continuare a dipingere, trasformando il consorte nel proprio assistente.

Un’altra bolognese e figlia d’arte è Elisabetta Sirani, le cui potenti tele sul coraggio femminile impressionarono nobili, ecclesiastici e alcuni membri della famiglia Medici.

Oltre a Ginevra Cantofoli, che, a differenza delle sopracitate, si avvicinò all’arte tardi, frequentando l’Accademia di Disegno e la bottega di Elisabetta Siriani.

E, ancora, Fede Galizia, figlia del miniaturista Nunzio Galizia, la cui rappresentazione di Giuditta con la testa di Oloferne (1596) è entrata nella storia essendo la prima documentata su questo soggetto nata per mano di una donna pittrice, quindi antecedente sia a quella della Fontana sia a quella della Gentileschi;

senza dimenticare Giovanna Garzoni, che visse e lavorò a Venezia, Napoli, Parigi e Roma.

Una delle sale della mostra Le Signore dell’Arte. Al centro il quadro di Fede Galizia “Giuditta con la testa di Oloferne”, 1601. Foto: Gianfranco Fortuna per Arthemisia.

IL PERCORSO AL MUSEO

Diviso in cinque sezioni, il percorso espositivo vuole illustrarci la bellezza della pittura e la consapevolezza di queste Signore straordinarie. Dalle loro biografie, talvolta bizzarre, emerge quanto fossero donne all’avanguardia e abili nel ritagliarsi un ruolo inedito nella società, sino a trasformarsi in imprenditrici di sé stesse e a formare una sorta di movimento da Nord a Sud della Penisola.

La prima sezione s’intitola Le artiste del Vasari ed è dedicata alle artiste menzionate nella prima (1550) e seconda (1568) edizione delle Vite de’ più eccellenti pittori scultori et architettori del Vasari. Tra cui la scultrice bolognese Properzia de’ Rossi e Sofonisba Anguissola, protagonista della corrispondenza tra il padre Amilcare e Michelangelo.

La seconda sezione si chiama artiste in convento e si focalizza su quelle autrici che seguirono la loro vocazione.

Tra loro, la carmelitana Antonia Doni, figlia del pittore Paolo Uccello, e la domenicana Plautilla Nelli, priora nel monastero di Santa Caterina da Siena a Firenze. Ma anche Caterina Vigri che nel 1712 divenne santa; Lucrina Fetti, sorella del pittore Domenico, attiva nel convento mantovano di sant’Orsola; e Orsola Maddalena Caccia, badessa dal 1627 al 1652 (circa), che trasformò il recinto claustrale in un luogo delle arti e della cultura. La sua pittura spaziò dalle pale d’altare alle nature morte.

La terza sezione è quella delle storie di famiglia.

La maggior parte delle artiste si formarono nella bottega paterna. Da Fede Galizia, figlia del miniaturista trentino Nunzio, a Rosalia Novelli, figlia del pittore Pietro. Ma pure la ravennate Barbara Longhi, figlia di Luca, citata dal Vasari per la sua grazia, e la cremonese Maddalena Natali, che seguì il padre Giovanni Battista sino a Roma. Così come si ricordano quelle artiste che riuscirono a sganciarsi dalla famiglia e addirittura a superare i loro maestri. È il caso, ma non solo, di Elisabetta Sirani, che in dieci anni di attività (morì giovanissima) superò il genitore, il pittore Giovan Andrea.

Una delle sale della mostra Le Signore dell’Arte. Foto: Gianfranco Fortuna per Arthemisia.

La quarta sezione è sulle accademiche ossia coloro che vennero ammesse ad una associazione di artisti.


La prima fu la mantovana Diana Scultori. Anna Maria Vaiani, Maddalena Corvina, Giovanna Garzoni e altre si possono, altresì, rinvenire negli elenchi dell’Accademia della Arti di Roma e qui non si può dimenticare Artemisia Gentileschi, che venne ammessa nell’Accademia fiorentina nel 1616.

Chiude la rassegna la quinta sezione dedicata proprio ad Artemisia, “valente pittrice quanto mai altra femmina”.

Dopo la violenza subita a diciott’anni, da parte del pittore Agostino Tassi, e il conseguente processo, l’artista seppe reagire e superò la propria condizione di donna disonorata diventando un simbolo di ribellione. Ambiziosa e tenace frequentò eruditi e letterati sino a divenire un’accademica a Firenze, Venezia e Napoli mentre la sua attività raggiunse anche Londra.

IN CONCLUSIONE

Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra il ‘500 e ‘600 è una di quelle mostre che non ti aspetti, che ti fa respirare l’essere donna e artista nel XVI e XVII secolo e ti comunica un po’ della loro forza. Perché è il ritratto di un’epoca in cui per una donna nulla era semplice e affermarsi nell’arte non era scontato, neppure quando proveniva da una famiglia che la trasudava. In questo 2021 in cui ci si è resi conto che la condizione femminile è ancora lontana dall’essere paritaria, pure l’arte ci aiuta quindi a riflettere. E ricordate, avete tempo solo fino a domenica 25 luglio! 

Vissia Menza

(Continua sotto la foto)

Una delle opere in mostra a Milano. Foto: Gianfranco Fortuna per Arthemisia.

INFORMAZIONI UTILI

Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600
a cura di Annamaria Bava, Gioia Mori, Alain Tapié
2 marzo – 25 luglio 2021

Indirizzo: Palazzo Reale – Piazza Duomo, 12 Milano
Orari: martedì, mercoledì, venerdì 10.00 – 19.30 giovedì 10.00 – 20.30 (La biglietteria chiude un’ora prima) | Lunedì chiuso

Biglietti
: Intero € 14,00 | Ridotto € 12,00 | Audioguida inclusa
Informazioni e prenotazioni: chiamando il numero di telefono +39 02 892 99 21 | visitando il sito www.palazzorealemilano.it oppure www.lesignoredellarte.it
Main Sponsor: Fondazione Bracco
Catalogo: Skira 

Fonte e foto: ufficio stampa, che si ringrazia. 

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