La nostra (video)intervista a Massimo Privitera, autore del libro Game of Scores edito da Bietti.
Sentiamo I’ll be there for you dei Rembrandts e subito ci ritroviamo al Central Perk di Friends. Così come se dovessimo udire pochi secondi di Song in the Key of X di Mark Snow per noi nati negli anni Settanta sarebbe impossibile non visualizzare all’instante gli agenti Mulder e Scully in una puntata qualsiasi di X- Files.
È proprio così, le colonne sonore sono una parte fondamentale di una serie tv. Contribuiscono a renderla culto e, soprattutto, sono loro lo strumento primario attraverso cui riconoscerle anche a distanza di tempo.
Ha ben presente questo principio Massimo Privitera, speaker web e docente di musica applicata in diverse scuole e conservatori, nonché fondatore e direttore della prima ed unica rivista italiana dedicata alla musica per immagini, ColonneSonore.net, luogo perfetto in cui scovare dettagli e curiosità su compositori e brani di film e serie, che altrove sarebbero introvabili. E, oggi, Massimo ci regala Game of Scores, una mini-guida con le migliori orginal score delle serie tv del nuovo Millennio.
Pubblicato con Bietti, quello che ci troviamo davanti è uno sfizioso saggio con cui arricchire la nostra conoscenza cinematografica, che vuole altresì aiutarci ri-vedere (magari in binge watching?) quelle serie tv diventate subito un must da una nuova prospettiva, anzi con un nuovo orecchio, rispetto al passato. Sono un centinaio di pagine facilmente sfogliabili, sia in elettronico sia in cartaceo (il libro è grande quanto un cd, entra nella tasca della vostra giacca, ed è disponibile in entrambi i formati pure su Amazon), che ci portano attraverso i vari generi cinematografici – dalla commedia all’horror, dal dramma al fantasy, così come nel mezzo dell’azione e della commedia – a scoprire i segreti delle migliori colonne sonore delle serie degli anni Duemila.
Siccome Massimo è un amico di lunga data di MaSeDomani (con lui avevamo creato SoundCiak, la pratica guida alle colonne sonore che hanno segnato gli anni Ottanta – sempre disponibile con un clic qui), gli abbiamo chiesto di raccontarci la genesi della sua ultima fatica. E, dato che ci piace viziarvi, in calce trovate la versione video, più ricca di aneddoti e battute.
Caro Massimo ben ritrovato su MaSeDomani. Siamo felici di riaverti con noi per parlare di questa tua nuova avventura. Un’avventura molto particolare a partire dal titolo: cosa significa Game of Scores e come è strutturata questa miniguida cine-musicale?
Game of Scores, il cui titolo ricorda una famosissima saga, tradotto letteralmente significa il gioco delle partiture, è il dodicesimo volume della collana Fotogrammi dedicata al cinema edita da Bietti. Si distingue dagli altri volumi per essere l’unico che parla di serialità televisiva ed è stato realizzato in tre settimane durante la pandemia, riprendendo la stessa struttura, la divisione per generi (allora cinematici, oggi cine-televisivi), che avevamo utilizzato proprio per SoundCiak.
In esso sono incluse solo le serie che ho personalmente visionato per intero e di cui ho ascoltato le colonne sonore anche separate dalle immagini, quindi disponibili su supporto fisico (compact disc o vinile).
E al fianco delle colonne sonore integrali c’è un capitolo dedicato alle sigle originali (come quelle di Bing Bang Theory o True Detective) che non avessero musica preesistente o canzoni note commercialmente.
Entriamo un po’ nel dettaglio, come è diviso ogni capitolo?
Il libro include serie sia italiane sia straniere (per lo più d’oltre oceano), con musiche di autori tanto noti al grande pubblico quanto emergenti. Si può trovare di tutto, da The Walking Dead al Commissario Moltalbano, da Bridgerton a Il Trono di Spade e La Casa di Carta, per un totale di 50/60 serie tv.
Di ogni serie segnalo: la trama sintetica; alcune annotazioni sul compositore della colonna sonora; lo score, quindi la partitura; alcuni temi topici e dei titoli da andare a risentire.
Game of Scores, come dice la direttrice della collana, Ilaria Floreano, è un mini jukebox per riavvicinarsi al mondo delle colonne sonore degli anni Duemila.
Parliamo, appunto, di come è stato scelto l’argomento…
Da molti anni a questa parte le più belle colonne sonore si possono ascoltare sempre di più in televisione e meno al cinema. Il cinema pare non dare più lo spazio necessario a sviluppare dei temi a cui affezionarsi, cosa che invece le serie fanno. Al contempo, è stato un modo per sfatare l’idea diffusa che in televisione non esistano più i temi, il che è falso. Esistono dei grandi temi, un esempio su tutti è quello de Il Trono di Spade diventato subito iconico, ma anche di Stranger Things, Distretto di Polizia, Bridgerton, La Regina degli Scacchi.
Chi sono destinatari primari di questa mini-guida alle colonne sonore delle serie tv?
Di fatto si rivolge a chiunque. Al suo interno non c’è un discorso accademico, io sono un appassionato di musica, prediligo un linguaggio alla portata di tutti. Quindi anche un neofita che non conosce le colonne sonore (o le serie) può seguire il discorso e i rimandi. La speranza è di fornirgli uno strumento, ricco di aneddoti, per (ri)vedere una serie tv tenendo le orecchie ben protese così da coglierne le varie sfumature musicali e accorgersi che l’80% di un film o una serie lo fa proprio la musica, che è in grado di dire il non detto.
Durante la stesura del libro ci sono state sorprese e/o rinunce fatte a malincuore?
Lo sforzo maggiore, in effetti, è stato quello di scegliere quali grandi talenti, sia veterani sia emergenti, includere. Ed è così che mi sono accorto che nel genere horror e fantasy ricorre spesso il medesimo nome, quello di Bear McCreary, un autore che si è distinto per aver composto temi cult per The Walking Dead, Outlander, Battlestar Galactica e tante altre serie che sono rimaste nel cuore dei fan della serialità televisiva; così come ha imposto un’attenta riflessione la selezione delle voci dedicate all’animazione, il genere con cui s’apre il libro, essendoci la volontà di non inserire i cartoni animati (ad esempio, i Simpson) motivo per cui sono approdato a Dark Crystal, la serie spin-off del film storico in stop motion diretto da Jim Henson e Frank Oz nel 1984.
Analizzando 20 anni di colonne sonore di serie tv, hai notato delle costanti o se alcuni elementi si siano modificati in modo significativo?
Per rispondere a questa domanda giochiamo sulla dicotomia: negli anni c’è stata tanto una evoluzione quanto una involuzione e su quest’ultima poi in realtà si è inserito un piccolo ritorno evolutivo. Siamo passati dalle grandi serie con una colonna sonora prettamente sinfonica ad alcune un po’ più minimali, elettroniche, sino a giungere ad un periodo in cui il tema non era più importante.
Poi i titoli di testa di 3 minuti sono andati scomparendo, siamo arrivati ai 5 secondi iniziali di Lost (per sentire la sigla completa dovevi attendere i titoli di coda). E oggi addirittura non abbiamo più le sigle in testa tranne rari casi, come ad esempio Hollywood di Ryan Murphy, con una meravigliosa sigla iniziale che è quasi un musical; e anche Il Trono di Spade che si difende con una sigla di 3 minuti e mezzo. Tanto più che sulle piattaforme streaming, con l’avvento dello skip intro (il tasto per passare all’episodio successivo), è facile non accorgersi completamente del lavoro svolto dal povero compositore – un esempio si ha con l’End Credit Song di Emily in Paris, il tema strumentale di James Newton Howard che rischia di non essere ascoltato, malgrado si tratti di un grande autore, otto volte nominato agli Oscar.
Prima di chiudere, ci togli la curiosità di sapere se ci sarà un Game of Scores Vol. 2?
Magari! Di sicuro non attenderò altri 20 anni (ride). Le possibilità sono molte, un secondo volume oppure uno vintage, chissà…
Ringraziamo Massimo per la lunga e divertente chiacchierata e chiudiamo questo speciale ricordandovi che potete vedere l’intervista integrale sul nostro canale YouTube – di seguito a quale minuto trovare i vari argomenti trattati.
Vissia Menza
INDICE
00:00 – 03:20 Presentazione, significato del titolo Game of Scores
03:20 – 07:34 La nascita del libro, cosa contiene
07:35 – 08:56 La divisione dei capitoli
09:00 – 11:20 Come è stato scelto l’argomento
11:21 – 14:00 L’importanza della colonna sonora in una serie tv
15:15 – 21:03 I destinatari di questa mini-guida
21:04 – 24:24 Le sorprese e le rinunce durante la stesura
24:25 – 30:29 Le costanti ed i cambiamenti in 20 anni di colonne sonore
30:30 – 34:25 Nuovo volume. Ultimi suggerimenti. Saluti
Immagini: ufficio stampa, che si ringrazia.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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