MORRISON: il teen drama musicale che sancisce il ritorno di Federico Zampaglione

Recensione di Morrison, il nuovo film di Federico Zampaglione al cinema dal 20 maggio 2021.

La locandina ufficiale del film MORRISON.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Federico Zampaglione
CAST: Lorenzo Zurzolo, Carlotta Antonelli, Giovanni Calcagno
DURATA: 98 min.
DATA DI USCITA: 20 maggio 2021
DISTRIBUZIONE: Vision Distribution


RECENSIONE

Lodo (Lorenzo Zurzolo) è un cantante ventenne timido e introverso, col sogno di superare l’ansia da palcoscenico e portare la sua band, i MOB, al successo.
La svolta sembra essere l’incontro con Libero (Giovanni Calcagno), cantautore dal passato leggendario ma in parabola discendente.
I due proveranno a darsi una mano reciproca, ma la musica e il successo chiedono pedaggi costosi, ad ogni età, e non risparmia niente e nessuno.

Giovanni Calcagno e Lorenzo Zurzolo in una scena del film MORRISON. Photo: courtesy of Vision Distribution.

Un paese di musichette, mentre fuori c’è la morte. Questa era l’Italia secondo i profetici sceneggiatori di Boris, questo è Morrison, il deludente racconto di formazione e dramma ventenne col sogno del canto che riporta al cinema Federico Zampaglione a nove anni dal giallo horror Tulpa.

Adattamento del romanzo “Dove Tutto è a Metà, dello stesso Zampaglione, Morrison porta il nome del live club romano dove Lodo cerca di dribblare i dolori di giovane uomo (il padre assente, un amore non corrisposto) aggrappato a chitarra e microfono, mentre altrove un cantautore “affermato” affronta le ombre del declino di carriera e matrimonio. In una fanfara di cliché narrativi e stilistici, prima guardando l’abisso e poi ritrovando la spinta, le due generazioni musicali a confronto provano a (ri)lanciarsi.

Lorenzo Zurzolo in una scena del film. Photo: courtesy of Vision Distribution.

Pur entro i limiti dell’arrancante scena italiana, non avevo del tutto disdegnato l’esordio noir-grottesco di Zampaglione (Nero Bifamiliare) né la diade horror costituita da Shadow e il già citato Tulpa, ma il salvataggio della scialuppa di Morrison è un’impresa prossima all’impossibile.

L’ex leader dei Tiromancino afferma di aver voluto scrivere una canzone che diventa film, ma il brano che ne esce è debole, di banale innocuità e soprattutto tremendamente impacciato e frigido, incapace di trasmettere quella pulsione musicale ed ormonale che vorrebbe.

Morrison vorrebbe darci quel goffo, creativo ed universale abbraccio dei film di adolescenza/giovinezza musicale (mi torna in mente lo stupendo, commovente Sing Street di qualche anno fa) ma diventa una raffica di scene e situazioni casualmente emotive di artificiosa opacità.

Giovanni Calcagno in una scena di MORRISON. Photo: courtesy of Vision Distribution.

Le colpe? Sicuramente di una sceneggiatura bucherellata che si morde la coda, dai toni tremendamente seriosi qua, ammiccanti a vuoto là, l’incapacità di sfuggire alle stereotipie della precedente letteratura e anche di una serie di volti non (ancora) interessanti.

Compreso il centrale Zurzolo, stampino monocorde del primo Scamarcio, il quale però a confronto sembrava il primo Pacino. Non che attorno a lui faccia capolino qualcosa di meglio, fatto salvo per il generoso Calcagno a cui vanno riconosciuti perlomeno sudore e mestiere.

Lost in camei insulsi (Ermal Meta, Alessandra Amoroso), citazionismo e un po’ di autoglorificazione, Zampaglione non vede palla dal primo al novantesimo minuto, ingabbiando Morrison in un atroce paradosso: cercando di celebrare la forza della musica, finisce per palesare la debolezza di un certo cinema.

Luca Zanovello


TRAILER UFFICIALE

Foto: ufficio stampa.

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