Lo spettacolo JANIS – Take Another Piece of My Heart ci guida alla scoperta della donna dietro l’artista.
“La conosci Mercedes Benz?”
Era una sera come tante nel solito pub, in cui con gli amici andavo spesso, perché i gestori ci permettevano di strimpellare gli strumenti musicali che c’erano o che ci portavamo apposta da casa. I miei amici suonavano e io cantavo. Un po’ di tutto. Dalla Lambada a Blue Moon a Life is Beautiful that Way, dando vita a concerti improvvisati per noi e per i frequentatori del pub.
Quella sera, ricordo, mi si avvicinò uno degli habitué e mi fece questa domanda: “La conosci Mercedes Benz?”. E io, che di musica ne ho sempre saputo troppo poco rispetto a quel che avrei voluto e che, famelica, aspettavo solo l’imbeccata di chiunque mi portasse su strade ignote, mi appuntai nella mente quel titolo.
Tornata a casa, grazie a Youtube e Wikipedia, che in queste ricerche sono sempre stati degli alleati preziosi, scoprì che era una canzone di una certa Janis Joplin, morta giovanissima, all’età di 27 anni.
Sarò onesta: la canzone mi piaceva, ma non ero ancora capace di apprezzare una voce graffiante emozione come quella di Janis. Soprattutto perché così diversa dalla mia. C’è voluto tempo per imparare ad amarla e apprezzarla, ma come tutto ciò che si apprende con fatica e dedizione quando sboccia poi non appassisce più.
Ecco perché appena ho visto il palinsesto di Invitro, non ho avuto dubbi su quale spettacolo avrei sicuramente voluto vedere. Janis – Take Another Little Piece of My Heart del Teatro del Buratto. E non sono rimasta delusa dalla scelta.
Lo spettacolo racconta la storia di Janis, ma non è il classico behind the scene, perché la vicenda di Janis si intreccia con quella della sua interprete sul palco, Marta Mungo.
Numerosi sono, infatti, i momenti in cui Marta, totalmente coinvolta e compartecipe delle gioie e dolori del suo personaggio, abbandona le vesti di Janis e ne commenta le vicende.
La storia di Janis è una storia veloce tra cadute e risalite, un po’ come quella di qualunque artista che abbia lasciato il segno nella storia. Un po’ come Baudelaire. Esistenza tesa all’ideale sprofondata e sprofondante nello spleen.
Marte Mungo e Davide Del Grosso si soffermano sui momenti cruciali della vita di Janis Joplin, mettendo in evidenza le luci e le ombre di questa indimenticabile artista.
Attraverso un dialogo continuo tra parole, canto e musica l’immagine che traspare di Janis è quella di una creatura fragile che, nonostante l’incredibile popolarità, non è riuscita a cancellare le cicatrici del passato, le quali ne hanno torturata la psiche fino alla morte prematura per overdose.
Allestire uno spettacolo su Janis Joplin vuol dire inevitabilmente guidare la riflessione verso tematiche ancora oggi molto attuali. Prima tra queste la tematica del bullismo.
Janis fu vittima dei bulli fin in tenera età a causa della sua scarsa avvenenza fisica. Il non essere accettata dai coetanei fu una ferita che la giovane si portò dentro tutta la vita e che ebbe delle ripercussioni sulle sue relazioni. Soprattutto su quella con alcolici e stupefacenti.
Nello spettacolo traspare un’esistenza in cui i poli di corruzione e purezza coesistono. Se da una parte Janis faticava a vivere senza farsi o ubriacarsi, dall’altra la sua anima era in grado di cogliere la bellezza delle emozioni più semplici.
In un punto dello spettacolo a Marta-Janis viene chiesto cosa pensa mentre canta e lei con disarmante semplicità risponde nel modo più giusto e vero: “Non penso. Canto.” La voce di Janis era così. Istintiva. Traboccante di emozioni, perché quando cantava poteva non pensare ai suoi problemi ed essere realmente sé stessa.
Non è solo Janis che Marta e Davide hanno voluto portare sul palco, ma tutti quei grandi artisti morti troppo giovani. I membri del cosiddetto Club 27. Ed è come se su quel palco ci siano pure loro, come ben si avverte fin dalle prime note di Smells like Teen Spirit dei Nirvana.
Proprio nella musica si cela il messaggio più importante. Una musica che, nonostante il dolore, la paura, l’incapacità di trovare un posto tra i propri simili, ha reso uniche queste esistenze. Ha reso indimenticabile una ragazza di un piccolo paesino del Texas come Janis Joplin.
Veramente uno spettacolo colmo di poesia ed emozioni, Janis – Take Another Little Piece of My Heart, soprattutto grazie alla bravura di Marta Mungo, che con la sua voce riesce addirittura a cancellare le barriere dello schermo e a far credere al pubblico di star assistendo davvero a un concerto dal vivo di una nuova Janis.
Impossibile non commuoversi arrivati alla scena finale in cui Marta canta con Janis Kozmic Blues, che altro non è se non l’acme di un climax ascendente.
Tuttavia, lo spettacolo sarebbe riuscito solo a metà se non fosse stato per Davide Del Grosso che con i suoi interventi al punto giusto si fa spesso interprete dei pensieri del pubblico.
Consiglio veramente la visione su www.invitro.coop di Janis – Take Another Little Piece of My Heart, uno spettacolo che vi scuoterà fin dal profondo e che, sì, vi farà versare più di una lacrima, come è successo a me.
Francesca Meraviglia
Si ringrazia l’ufficio stampa per l’opportunità e le foto.
Francesca è un’insegnante e un’appassionata di cultura in generale. Si emoziona di fronte a un testo ben scritto e versa sincere e calde lacrime quando un’opera d’arte le comunica emozioni. Canta a livello amatoriale e crede che la lettura sia il modo migliore per stringere legami forti.
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