Recensione della serie CHIAMI IL MIO AGENTE! Quattro stagioni esilaranti da vedere su Netflix, in attesa della quinta (e di una incursione a New York).
Se Effetto Notte è la dichiarazione di folle e smisurato amore di François Truffaut per la settima arte attraverso i volti, le storie e le piccole manie di tutti coloro che lavorano al servizio della macchina da presa, non dovrebbe stupire che uno degli affreschi più incisivi dell’universo cinema sia una serie TV Made in France.
Ideato da una voce femminile originale e di grande ironia, quella della scrittrice e sceneggiatrice Fanny Herrero, Chiami il mio agente! (Dix pour cent) è il racconto corale di quattro agguerriti impresari cinematografici della rinomata agenzia di spettacolo ASK.
Le vite caotiche dei protagonisti si intrecciano, giocoforza, con quelle dei loro complicati e talentuosi pupilli come registi egocentrici, attori fragili e insicuri, sceneggiatori presuntuosi. Il racconto, mai banale e di inusuale profondità narrativa, dipinge una realtà più vera del vero, una dedica appassionata e a tutto colore attraverso il filo sottile del successo e dell’insuccesso, tra bugie a dir poco creative e verità spesso manipolate più per esigenze esistenziali che per mero profitto.
Ciascun personaggio è costruito attraverso un attento lavoro interpretativo e di adesione psicologica, permettendo di mantenere le distanze da facili melodrammi e usurati luoghi comuni. L’indubbio merito è da ricercarsi sia nei dialoghi irresistibili, piccoli capolavori di comicità e leggerezza, sia nella bravura degli attori, che riescono a tenersi alla larga da fastidiosi luoghi comuni ed esibizionistici eccessi.
Impossibile non rimanere stregati dalla rude saggezza della più anziana e navigata del gruppo, Arlette (Liliane Rovère) e il suo cagnolino Jean Gabin; impossibile non amare il fragile e tostissimo Gabriel (Grégory Montel), l’affascinante macchina da guerra Andréa (Camille Cottin), l’astuto e perspicace Mathias (Thibaut de Montalembert).
Citazione: è la base del nostro lavoro, Gabriel. Non facciamo che vendere il desiderio. se nel mondo dell’immagine non ci fosse il desiderio, moriremmo di noia.
Citazione: vuoi venire al cinema con me?
È una vita che non vado al cinema dopo il lavoro, nel tempo libero.
Vedi, quando c’è qualcosa che non va, ci sarà sempre il cinema.
Il colpo di fulmine per Chiami il mio agente! non ha investito solo un numero assai rilevante di spettatori ma ha raggiunto anche il cuore delle star francesi che, stagione dopo stagione, hanno fatto a gara per essere le special guest di ogni episodio.
La loro presenza non è solo un’apparizione ma un racconto nel racconto, privo di caricature. Non è facile scegliere tra Jean Dujardin e Fabrice Luchini in cerca di calore umano, un buffo Jean Reno in crisi esistenziale o un seduttivo Christophe Lambert eppure, ancora una volta, a primeggiare sono le donne, e che donne!
Monica Bellucci con la parrucca bionda, Charlotte Gainsbourg vestita da cyborg, l’agguerrita Sigourney Weaver e la celestiale Juliette Binoche, tra glamour e autenticità, le attrici regalano ritratti intimi e personali, duettando con i protagonisti della serie con rara convinzione.
Le sei puntate della quarta stagione di Chiami il mio agente! lasciano intatto il desiderio di sapere, ancora e ancora, il destino dei quattro protagonisti e, di riflesso, quello del mondo del cinema come lo abbiamo vissuto fino ad ora. Il futuro del grande schermo sembra sempre più incerto e nebuloso ma, a parziale consolazione, è in lavorazione una quinta stagione insieme a un episodio conclusivo che, da Parigi, porterà i nostri eroi a New York.
Lunga vita al cinema (e al piccolo schermo).
Silvia Levanti
Foto: ufficio stampa Netflix, che si ringrazia.
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