Recensione di I don’t feel at home in this world anymore, il film con Melanie Lynsk e Elijah Wood nei meandri del catalogo Netflix.
SCHEDA DEL FILM
REGISTA: Macon Blair
CAST: Melanie Lynsk, Elijah Wood, David Yow, Jane Levy, Devon Graye, Christine Woods, Robert Longstreet, Lee Eddy, Gary Anthony Williams
DURATA: 96 minuti
DISTRIBUTORE: Netflix
RECENSIONE
Ruth (Melanie Lynskey) è un’assistente infermiera. È un’anima quieta, solitaria, abitudinaria, probabilmente annoiata. Un giorno di rientro dal lavoro trova l’abitazione svaligiata. Non le portano via molto: un computer, le posate d’argento e dei medicinali. L’evento però la turba o, forse, le dà, infine, uno scopo nella vita. È così che fa amicizia con l’altrettanto solitario, appassionato di arti marziali e strambo vicino di casa, Tony (Elijah Wood). I due decidono di rintracciare insieme i ladri e ben presto si ritrovano a fronteggiare una sequela di criminali improvvisati, sballati, degenerati.
Il debutto alla regia dell’attore e sceneggiatore Macon Blair (Blue Ruin, Green Room) avviene direttamente al Sundance Film Festival da cui rincasa niente meno che con il gran premio della giuria. Il suo I don’t feel at home in this world anymore è un gioiellino, squisitamente ritmato, con due protagonisti in stato di grazia, che rendono la caccia al ladro tanto sgangherata quanto spassosa – e ci fanno dimenticare l’orologio, il cellulare e la lista delle cose da fare domani.
La frustrazione di Ruth esplode quando si rende conto che nessuno, neppure la polizia, è più disposto ad essere cortese col prossimo. La donna è esausta e, come ogni persona con un livello di sopportazione superiore alla media, una volta esaurita la pazienza… non ci vede più dalla rabbia. E si fa giustizia da sola.
Sicuramente, ad un certo punto, alla coppia le cose sfuggono di mano ma, al contempo, una buona dose di fortuna (del dilettante) viene loro incontro. In un certo senso, i due diventano ambasciatori di coloro al di qua dello schermo che si sentono altrettanto schiacciati dalla routine quotidiana, che non ne possono più dei prepotenti, che anelano ad un ritorno alle buone maniere e a una sorta di giustizia di vita. Non tifare per loro diventa quasi impossibile.
Supportato da un’ottima colonna sonora dei Blair Brothers, e grazie alla presenza del direttore della fotografia Larkin Seiple (Swiss Army Man, Cop Car), il film fonde il dramma con la caccia all’uomo, gli spruzza un po’ di sangue quanto basta per donargli un tocco di umorismo e leggerezza nei momenti giusti, e lo immerge in un’ambientazione che ricorda le crime story anni Settanta. Il risultato è un mix di generi che non stride mai e ci regala qualche sorriso. E alla fine si guadagna un applausone.
I don’t feel at home in this world anymore è del 2017, non lo trovate tra gli highlights di Netflix bensì nei meandri del suo catalogo. Un catalogo che vale la pena d’esplorare, è pieno di deliziose opere da non perdere alcune delle quali, come questa, casualmente attuali.
Vissia Menza
TRAILER UFFICIALE
Fonte e foto: courtesy of Netflix
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
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