Recensione de Il processo ai Chicago 7, il film di Aaron Sorkin su Netflix dal 16 ottobre 2020.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE: The trial of the Chicago 7
REGIA: Aaron Sorkin
CAST: Eddie Redmayne, Sacha Baron Cohen, Michael Keaton, Mark Rylance
DURATA: 130 minuti
DATA DI USCITA: 16 ottobre 2020
DISTRIBUTORE: Netflix
RECENSIONE
Gli eventi descritti in questo lavoro del regista Aaron Sorkin sono realmente successi in America in un famoso processo tenutosi nel 1969. Sul banco degli imputati un gruppo di attivisti contro la guerra del Vietnam, ritenuti responsabili di aver trasformato una manifestazione pacifica durante la convention democratica dell’anno precedente in uno scontro violento con la Guardia Nazionale.
Con queste premesse è chiaro che siamo di fronte ad un film tipico della tradizione cinematografica americana, ovvero quella dei grandi processi romanzati a favore del pubblico in sala. Gli esempi di “courtroom drama” sono innumerevoli e costituiscono in pratica un genere a sé stante.
Nonostante siano passati diversi decenni dai fatti, questa pellicola è contemporanea nel raccontare lotte che possono avvenire tranquillamente ai giorni nostri.
Come spesso capita alle sceneggiature, anche questa è nata molti anni prima dell’effettiva realizzazione. sceneggiatura nasce addirittura nel 2007. Sorkin era ospite a casa di niente di meno che Spielberg quando il famoso regista gli confessò di avere una storia in testa su un processo svoltosi a Chicago nel 1969 e voleva che lui la scrivesse. Ovviamente Sorkin prese la palla al balzo nonostante di quel processo non sapesse assolutamente nulla ma si sa, ogni tanto fingere è l’arma giusta da usare.
Sicuro delle sue idee politiche e del messaggio che vuole consegnare, Sorkin è qui nella sua dimensione ideale. Supportato da grandi protagonisti, non ha paura a girare un film in cui il significato è tanto importante quanto il modo in cui viene raccontato.
A sostenere la visione del regista ci sono carichi da dieci come Sacha Baron Cohen nel ruolo dell’hippie Abbie Hoffman, Joseph Gordon-Levitt nei panni del pubblico ministero Richard Schultz, Eddie Redmayne come uno degli accusati, fino a Michael Keaton e Mark Rylance a dare ulteriore lustro ad un cast all star.
Principalmente però, il film è senza tempo in quanto si apre come una specie di ponte tra la cultura della libertà di espressione, tanto cara al popolo americano, e il diritto al dissenso ed alle manifestazioni di massa. Questi sono aspetti familiari anche ai giorni nostri, basti pensare ai movimenti Metoo e Black Lives Matter, per citare solo un paio di esempi.
L’intera trama ci aiuta inoltre a comprendere la parte più politica della storia americana, non solo passata ma soprattutto recente. Anche se, nell’economia della storia, l’insistenza con cui non ci si distacca dal processo toglie un po’ di pathos agli eventi del tempo.
In conclusione, Il processo ai Chicago 7 è un racconto tra passato e presente in cui i richiami cinematografici (L’attimo fuggente su tutti) ed alle lotte politiche la fanno da padrone. Merita quindi una visione anche solo per risvegliare un rinnovato senso di ribellione e di giustizia sociale.
Anna Falciasecca
TRAILER UFFICIALE
Foto: ufficio stampa
Bionda, sarcastica, appassionata di regia e di viaggi cerca di unire le sue passioni scrivendo un blog di viaggi, sceneggiature (che stanno comode nei cassetti) e recensioni. Il suo motto è “Blond is a state of mind”, modifica continuamente idea e tiene i piedi in diverse scarpe, tutte rigorosamente tacco 12. Le uniche cose che non cambierà mai sono: Woody Allen e Star Trek, di cui è incallita fan.
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