Recensione, poster e trailer di COSA SARÀ il nuovo film di Francesco Bruni on demand dal 31 ottobre 2020.
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Francesco Bruni
CAST: Kim Rossi Stuart, Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Giuseppe Pambieri
DURATA: 101 min.
DATA DI USCITA: 24 ottobre 2020 (cinema) 31 ottobre (streaming)
DISTRIBUZIONE: Vision Distribution
RECENSIONE
Bruno Salvati è un regista che fa “commedie che non fanno ridere”. Sua moglie Anna, dalla quale si è separato da poco, sembra già avere qualcun altro accanto. E per i figli Adele e Tito, Bruno non riesce a essere il padre presente e affidabile che vorrebbe. Un giorno Bruno scopre di avere una forma di leucemia, la mielodisplasia. Cosa sarà di lui? Nessuno lo sa, nemmeno la tenace ematologa a cui si affida.
Già dal nome del protagonista capiamo che Bruno Salvati è l’alter ego del regista livornese Francesco Bruni, che non si prende mai sul serio: “i miei film non li vede mai nessuno”. Ma soprattutto, come il protagonista del film, Francesco Bruni pochi anni fa ha dovuto affrontare quella malattia impronunciabile.
Il film doveva già uscire a marzo, poi ha chiuso la Festa del Cinema di Roma ed è stato solo due giorni al cinema, prima dell’uscita del Dpcm che ha previsto – fra le altre cose – anche la chiusura delle sale. Ma ora siamo felici di segnalare che dal 31 ottobre si troverà On Demand sulle principali piattaforme digitali.
Questa è una storia a lieto fine. Al cinema, ma anche nella realtà. Con questo film Bruni abbraccia tutte le persone che invece non ce l’hanno fatta. Il film è infatti dedicato allo sceneggiatore e regista Mattia Torre, che si ammalò nello stesso periodo e che però purtroppo ci ha lasciati. Non tutto finisce bene. Una cosa personale: sempre nello stesso periodo, una delle persone che amavo di più al mondo si è ammalata della stessa terribile malattia. E io che stavo accanto a lei, seguivo anche la storia di Bruni, e provavo profonda tristezza, per la persona che amavo e per quel regista che non conoscevo, perché la sofferenza è l’unica cosa davvero universale, e speravo per entrambi. A questa persona scendevano le lacrime come per riflesso, parlando della primavera, quando era inverno, perché non sapeva se ci sarebbe arrivata. Parlando di ridipingere casa, perché non sapeva se avrebbe avuto senso farlo. Pensando ai suoi tre giovanissimi figli, perché sarebbero rimasti senza madre. Ho vissuto le sue speranze, le sue cadute, le piccole cose che la facevano sorridere. Questa persona non ce l’ha fatta.
Vedere Cosa sarà fa male per chi ha vissuto da vicino una malattia del genere, ma come tutte le opere personali che riescono a tradursi in qualcosa di universale fa anche bene al cuore. Fa scivolare via i giorni, le emozioni, i ricordi, è catartico.
Perché Bruni e il suo film sono l’inaspettata dimostrazione che sia possibile farcela. Che niente si cancella ma tutto si trasforma e da un buco nero si può uscire e con quella energia si può creare qualcosa di bello. Perché Cosa sarà non è solo un film sulla malattia. È il ritratto universale della fragilità, una celebrazione della delicatezza e della dolcezza, anche e soprattutto maschile.
Chi ha visto la morte in faccia, lo sa. Puoi essere arrabbiato quanto vuoi, ma alla fine ti ritrovi ad essere spogliato di tutto, impotente, e a fare i conti con la tua estrema fragilità, che ogni giorno prima di allora avevi messo da parte, perché è una caratteristica di cui questo mondo ti fa quasi vergognare. Meglio essere forti, cinici, indistruttibili. Ma così si diventa solo di plastica, e si fa tutto tranne che rafforzarsi interiormente.
Perché è proprio quella cosa che ti rende speciale, la sensibilità, di cui Bruni è più che dotato, che si è sempre distinto nel panorama del cinema in tutto quello che ha scritto (ha collaborato, fra i tantissimi, con Paolo Virzì, Francesca Comencini, Spike Lee e ha adattato il Commissario Montalbano) ma soprattutto che ha diretto (Scialla, Noi 4, Tutto quello che vuoi), dove è riuscito ad esprimere se stesso maggiormente e con grande poesia e ispirazione.
Il film procede per avanti e indietro nel tempo, veglia e sogno, piccoli avvenimenti, piccole cose che fanno grande una vita che si è a tanto così dal perdere. Il percorso compiuto è quello verso l’attenzione, l’affidarsi, il non dare più per scontate le cose, la scoperta. La scoperta che anche se non si è stati padri perfetti, i propri figli soffrono e hanno paura. La scoperta che a volte i medici preferiscono parlare di numeri per non crollare. Ma soprattutto che è la fragilità a connetterci con gli altri ma soprattutto con noi stessi. Tutti temi cari a Bruni, che ha sempre messo al centro delle sue storie la famiglia e la difficoltà dei rapporti.
Cast e colonna sonora (Perfect Day apre il film) arricchiscono ulteriormente una sceneggiatura già degna di nota: da Kim Rossi Stuart – che ci mette il perfetto grado di sofferenza e autoironia – a Giuseppe Pambieri, passando per Barbara Ronchi, che ha un ruolo meraviglioso e fondamentale. Senza certo dimenticare la giovanissima Fotinì Peluso, una scoperta.
Può sembrare una sfortuna, ma forse ha senso che questo film sia uscito proprio nell’anno più nero per il cinema.
Perché è anche l’anno che ha messo a nudo tutti quanti, che ci ha reso vulnerabili più che mai, più bisognosi di un abbraccio e di una carezza proprio quando non si potevano dare. E la dimostrazione sta anche nel fatto che ci siamo attaccati alle statistiche, alle percentuali e ai grafici. Il 2020 è l’anno che ci ha dimostrato che non siamo impermeabili. Se ci buttano in mare possiamo anche affogare. Siamo fragili.
Margherita Giusti Hazon
NUOVO TRAILER
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
Che dire, veramente bello, mi è piaciuto molto e non ho potuto fare a meno di piangere specialmente in alcuni momenti ricordando mio figlio. Faccio i miei complimenti al regista per la sua sensibilità e al cast di attori molto bravi.