ALBERTO GIACOMETTI grafica al confine fra arte e pensiero, in mostra al m.a.x museo di Chiasso

Alla scoperta della mostra dedicata all’espressione grafica di Alberto Giacometti. Al museo di Chiasso (Svizzera) sino al 10 gennaio 2021.

Il catalogo della mostra sulla grafica di Alberto Giacometti in corso al m.a.x museo. Foto: MaSeDomani.

È lo scultore più quotato al mondo. Era figlio d’arte. Era amico di Picasso, Chagall e Mereth Oppenheim. Arrivava dalla Bregaglia e conquistò prima Parigi poi il mondo. Alberto Giacometti è tra i maestri indiscussi del Novecento e a lui, sino ad inizio 2021, il m.a.x museo di Chiasso dedica una retrospettiva molto particolare, a suo modo inedita.

Si intitola “Alberto Giacometti, grafica al confine fra arte e pensiero” la mostra che potrete scoprire nella cittadina sul confine che indaga l’abilità dell’artista svizzero nelle varie tecniche grafiche. Dalla xilografia (l’intaglio su legno che imparò da ragazzino nell’atelier del padre) all’incisione col bulino, dall’acquaforte alla litografia, la grafica ebbe un ruolo importante nella sua crescita artistica e sin da subito egli dimostrò maestria in ogni tecnica. Soprattutto, dall’osservazione dei sui disegni e delle sue matrici è incredibile come emerga tutta la sua filosofia e concezione dell’arte, o forse si dovrebbe dire la sua visione della vita. 

Come arrivò a concepire le sue notissime sculture? Come vedeva i suoi modelli e, in generale, le sue creazioni? Sono tante le domande a cui l’esposizione in corso al m.a.x museo dà una risposta.

Ernst Scheidegger Alberto Giacometti nel suo atelier di Parigi, 1951 Stampa fotografica su carta, ristampa 42 x 28 cm Photograph by Ernst Scheidegger © 2020 Stiftung Ernst Scheidegger-Archiv, Zürich

Prima, però, facciamo un passo indietro: chi era Alberto Giacometti?

Giacometti nacque nel 1901 a Borgonovo, un piccolo villaggio a un chilometro da Stampa, in Val Bregaglia (nel Canton Grigioni, Svizzera). Paese quest’ultimo in cui la famiglia viveva e il padre, noto pittore, aprì il proprio studio. Alberto, malgrado le origini, da molti è ancora oggi considerato “un artista parigino”. Questo perché, dopo gli studi d’arte a Ginevra, e un viaggio a Venezia (dove subì il fascino di Tintoretto), venne catapultato nella Ville Lumière degli anni ’20. Qui incontrò, tra gli altri, Hans Arp, Max Ernst, divenne amico di Sartre, Chagall, Picasso e Mereth Oppenheim (di cui possiamo vedere in mostra una lettera).

Nonostante vivesse al centro del mondo, a cadenza regolare tornava a casa, dalla madre. Rientrava in patria anche più volte all’anno e amava portarvi le persone che lo circondavano, che fossero amici, artisti o giornalisti. Col fratello, inoltre, parlò sempre bargaiot, il dialetto della sua valle, un misto di italiano settentrionale arricchito da elementi romanci e tedeschi. Il suo era quindi un legame con la terra natia forte e inscindibile, che lo accompagnò sino alla fine. Morì a Coira, l’11 gennaio 1966.

Ernst Scheidegger Busto di Diego nell’atelier parigino di Alberto Giacometti, 1951 Stampa fotografica su carta, ristampa 30,8 x 29,6 cm Photograph by Ernst Scheidegger © 2020 Stiftung Ernst Scheidegger- Archiv, Zürich

Di Giacometti spiccano la curiosità, la modernità e il coraggio. Il suo interesse per l’arte primitiva e tribale, quella neosumera, l’africana, la precolombiana e la sua passione per gli egizi. A Parigi entrò nel movimento surrealista ma già nel ’34 ne uscì, sebbene fosse già famoso e la strada del surrealismo gli stesse garantendo successo e denaro. Ma lui era così: sempre critico e scontento del proprio lavoro, pur sapendo che quello che stava facendo era di livello altissimo ed eccezionale.

Il motivo?

Il suo obiettivo, dopo tanti anni di avanguardia, era cogliere l’essenza della vita e rappresentare la realtà. Una realtà che era in movimento continuo. Era sfuggente e mai uguale. Motivo per cui nella sua produzione il disegno, con tratto veloce, divenne il primo imprescindibile atto. Come disse una volta, nel 1955, “di qualsiasi cosa si tratti, di scultura o di pittura, è solo il disegno che conta”. Non a caso, dal ‘58 fino alla morte, il suo segno diventò leggero e particolarmente fulmineo. La velocità divenne pura, quasi che dietro non ci fosse più la mano (un esempio, nell’ultima sala, è Paris sans fin, 150 litografie che danno vita ad una sorta di attraversamento ad alta velocità della città sulla Senna, una città moderna, così come la percepiva percorrendola in auto).

Con una ricerca tanto incessante, in cui il vedere si trasforma subito in “visto”, la sua scultura – giocoforza incompiuta – si tramuta in massima espressione della “cristallizzazione di un momento”.

Le teche all’ingresso della mostra su Alberto Giacometti al m.a.x museo di Chiasso. Foto di Carlo Pedroli.

La mostra al m.a.x museo

L’esposizione di Chiasso, divisa in quattro sezioni, non è concepita in modo cronologico né per raggruppamenti tematici. In ogni sala troviamo almeno un disegno e una scultura o un dipinto dell’autore, così da comprendere meglio il suo modo di esprimersi artisticamente. Saranno poi le foto scattate da Ernst Scheidegger e Paola Salvioni Martini a restituirci l’uomo, l’artista e l’ambiente in cui creava.

All’ingresso veniamo accolti dalla biografia, dalle pubblicazioni a lui dedicate e dai ritratti di Scheidegger. Passiamo quindi alla sala intitolata “L’avvio di una grande passione” con le opere da cui si evince il progressivo e precoce accostarsi di Giacometti alla grafica, oltre alla sua maestria nel rendere in pochi tratti le fisionomie dei volti.

La seconda sezione s’intitola “Lo spazio e gli oggetti irrequieti” e in essa scopriamo una selezione di grafiche in cui emerge la volontà dell’artista di rendere evidente l’apparire e il divenire delle cose. Qui troviamo bottiglie, mobili, ma anche donne e uomini, vie, caffè e paesaggi. Le presenze sono molte e interagiscono tra loro.

Nel passaggio verso la terza e quarta sala, fanno di nuovo capolino i ritratti fotografici di Scheidegger e della ticinese Paola Salvioni Martini.

Le ultime due sale, titolate “l’insostituibile si rifà senza tregua”, sono quelle degli anni più tardi, quando la moltitudine lascia spazio a singole presenze o figure, dalle quali emerge un senso di solitudine. I soggetti sono per lo più ritratti, volti, busti e lo studio del corpo umano nel nudo. Soprattutto nella quarta sala a dominare è un’arte fatta di azione, distruzione, aggiunta e sottrazione. Ossia di febbrile modifica dell’opera, con una concentrazione sul volto e sugli occhi che in molti casi scompaiono lasciando un solco profondo che vale più di uno sguardo.

Uno scorcio della sala 4 della mostra sull’opera grafica di Alberto Giacometti al m.a.x museo di Chiasso. Foto di Carlo Pedroli.

I numeri e le sorprese della mostra

In totale sono esposti 405 materiali, provenienti da 16 prestatori, tra istituzioni e importanti collezionisti. Nello specifico, possiamo ammirare: 5 xilografie, 13 incisioni a bulino, 157 incisioni all’acquaforte, 121 litografie, 2 matrici litografiche, 1 matrice calcografica, 29 libri d’artista, 7 riviste, 21 fotoincisioni, 9 disegni, 2 dipinti ad olio, 3 sculture, 25 fotografie, 9 pubblicazioni storiche.

E chiudiamo con una chicca: nel seminterrato è possibile vedere il documentario di Charles de Lartigue. Preziosa occasione per sentire lo stesso Giacometti parlare di sé.

In conclusione

Grafica al confine fra arte e pensiero è una di quelle esposizioni delle meraviglie che riescono ad arricchirci senza affaticarci. È lo stesso allestimento a facilitarci la visione di insieme e l’approfondimento del corpus grafico di Alberto Giacometti, meno noto rispetto alle sculture e ai dipinti ma non meno importante, anzi ora sappiamo essere il vero mezzo per conoscere il suo pensiero e percepire tutta la forza e le emozioni dei suoi lavori.  

L’esterno del m.a.x museo di Chiasso durante la mostra sulla grafica di Alberto Giacometti. Foto di Carlo Pedroli.

INFORMAZIONI UTILI  

ALBERTO GIACOMETTI (1901-1966)
grafica al confine fra arte e pensiero
a cura di Jean Soldini e Nicoletta Ossanna Cavadini

Indirizzo: m.a.x. museo, via Dante Alighieri, 6 – Chiasso (Svizzera)
Orari: dal martedì alla domenica, ore 10.00 – 12.00 e 14.00 – 18.00
Ingresso: Intero CHF/Euro 10.- | Ridotto CHF/Euro 7.- | Entrata gratuita: ogni prima domenica del mese
Contatti: telefono +41 (0)58 122 42 72 | email cultura@chiasso.ch
Per scoprire le aperture e chiusure speciali/ gli orari prolungati/ le tante iniziative/ i laboratori didattici e come arrivare: consultare il sito del Museo
Catalogo: in versione bilingue italiano/inglese, pubblicato dalla casa editrice Albert Skira 2020, Milano-Ginevra, pp. 400, CHF/Euro 36.-

Si ringrazia l’ufficio stampa per il supporto iconografico e l’opportunità.

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