Recensione e trailer di DA 5 BLOODS il nuovo film di Spike Lee su Netflix dal 12 giugno 2020.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE: Da 5 Bloods
REGIA: Spike Lee
CAST: Chadwick Boseman, Delroy Lindo, Jean Reno, Clarke Peters, Isiah Whitlock Jr.
DURATA: 154’
DATA USCITA: 12 giugno 2020
PIATTAFORMA: Netflix
RECENSIONE
Decenni dopo la fine della guerra, quattro veterani afroamericani (Eddie, Melvin, Otis e Paul) tornano in Vietnam per trovare i resti del loro compagno rimasto ucciso… e un tesoro sepolto.
È arrivato su Netflix l’ultimo “joint” di Spike Lee, che in questi giorni ha fatto parlare di sé per le sue dichiarazioni e contro-dichiarazioni, cosa in cui qui non ci addentreremo per lasciare spazio al suo lavoro da artista. E il suddetto, seppur con tanti limiti (primo fra tutti la durata), ci regala un’opera piena di umanità e dal sorprendente tempismo. Mentre l’America è in fiamme e il Black Lives Matter come un virus necessario contagia il mondo, il film di Spike Lee arriva nel posto giusto al momento giusto come riflessione su temi caldi e fondamentali.
Presente, passato (con scene dalla guerra del Vietnam) e immagini di repertorio (fra cui compaiono discorsi di Malcom X, Muhammed Ali e Martin Luther King): così si struttura il film, sicuramente sovrabbondante, ricco di trame e sottotrame, spesso prevedibile e a tratti retorico.
Spike gioca con continui cambi di stile e di genere (c’è il Western, il film di guerra che cita Apocalypse Now, lo scontro generazionale, la blaxploitation, il cinema di avventura), ma il risultato lo porta a casa comunque. Da 5 Bloods ha momenti epici, emozionanti, intensi, riesce a parlare del presente indagando il passato, mette in scena le ipocrisie, le ingiustizie e i disequilibri del mondo occidentale e colonialista.
I 5 non sono fratelli di sangue ma di ideali, ideali che si sono sgretolati, nel tempo, sono mutati (Paul ammette di aver votato Trump, per intenderci) anche se la sete di giustizia è sempre la stessa. Ma sarà proprio Paul, magistralmente interpretato da Delroy Lindo, paranoico e ribelle (indimenticabili i monologhi con sguardo in camera) ad uccidere quegli ideali, e non solo metaforicamente.
Il film si apre con le parole di Alì che ricorda che non sono stati i vietcong a segregare e schiavizzare i neri, dunque che motivo avrebbero di sparargli? Questa non è la loro guerra, perché combattere per dei diritti che non sono neanche destinato a loro? “Siamo sempre in minoranza”, perché “dopo che sei stato in guerra capisci che non finisce mai veramente”. La verità è che questa è una guerra che si combatte tutti i giorni nelle strade, nelle piazze, per questo l’amarezza dell’ingiustizia razziale aleggia in ogni frame, e Spike, nonostante i tanti difetti di questa sua ultima opera, in questo è maestro.
Le musiche di Marvin Gaye, utilizzate in modo originale, sono protagoniste assolute e conferiscono al film la giusta dose di malinconia che non fatica ad emozionare.
Insomma: un’opera ambiziosa, che potrebbe diventare un manifesto, seppur imperfetto, sicuramente pieno di vita.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
Leave a Comment