UNORTHODOX: una storia fuori dal tempo accanto alla modernità

In streaming su Netflix una miniserie sulla comunità Satmar: UNORTHODOX.

La locandina della serie Unorthodox ora in streaming su Netflix.

Unorthodox è una miniserie tv in quattro episodi in onda su Netflix. E’ basata sull’autobiografia scritta da Deborah Feldman nel suo Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, pubblicato nel 2012.

La protagonista è Esther Shapiro, detta Esty, una diciannovenne cresciuta a Williamsburg, un quartiere di Brooklyn, a New York, all’interno di una comunità ortodossa chassidica, chiamata Satmar.

Esty è vissuta con la nonna e con la zia, perché il padre è un ubriacone, e la madre ha lasciato Williamsburg quando la figlia aveva solo tre anni. È in continua tensione fra i suoi desideri. Ama suonare il pianoforte, ma anche dimostrare di essere una brava ragazza rispettosa delle regole della sua religione.

La svolta sembra essere il matrimonio combinato dalle famiglie con l’insicuro Yanky.

Ma le cose non vanno come aveva sperato.  L’impossibilità di avere figli, durante il primo anno di matrimonio, la mettono sempre sotto esame, non solo da parte del marito e di sua madre, ma anche di tutta la comunità.

È umiliata e la fanno sentire inadatta.

Quando il marito chiede il divorzio e lei scopre di essere incinta, Esty decide di scappare a Berlino dove vive la madre. Qui conosce un gruppo di ragazzi che studiano al Conservatorio che l’aiuteranno a sperimentare un nuovo modo di vivere.

Una scena di UNORTHODOX. Photo: Anika Molnar/Netflix

Ma quando a Williamsburg si scopre che Esty è incinta, il rabbino della comunità decide di inviare Yanky con lo spavaldo cugino Moishe, che non disdegna alcol e gioco d’azzardo, a cercare la ragazza.

Riusciranno a riportarla oltre oceano?

Senza svelare molto, il viaggio di Esty è stato certamente quello attraverso la conoscenza di sé e la consapevolezza di ciò che davvero vuole dalla vita.

Una delle scene più toccanti è l’incontro, a Berlino, dei due sposi dopo che Yanky ha sentito, di nascosto, Esty esibirsi in un canto tradizionale durante la sua audizione per entrare al Conservatorio. I due parleranno, forse per la prima volta, scoprendo cose mai dette: Esty, con il suo desiderio di diventare musicista, ribadirà di essere diversa.

Yanky, nella sua fragilità e insicurezza, ma anche con la voglia di formare quella sperata famiglia, prova a convincerla che può essere diverso anche lui.

Quattro episodi che tengono lo spettatore comodo sul divano e intento a seguire le vicende fino alla fine.

Una scena di UNORTHODOX. Photo: Anika Molnar/Netflix

La serie è molto interessante: Unorthodox è la prima di Netflix recitata prevalentemente in Yiddish.

La scelta di mantenere la maggior parte dei dialoghi in questa lingua è volta a rappresentare, quasi come un documentario, anche i più piccoli particolari della vita degli ebrei ortodossi.

Precisa, inoltre la cura dei dettagli: abiti, copricapi e acconciature. Fra i contenuti extra si trovano le immagini del backstage: molto interessante vedere l’impegno per scegliere attori, comparse, ambientazioni e per realizzare trucco, parrucco e costumi.

All’accuratezza della narrazione, corrisponde l’ottima interpretazione da parte di tutti i protagonisti, perfettamente calati nelle loro parti, fra cui spicca Yanky, Amit Rahav, nel suo comportamento passivo, di sottomissione alla comunità, e specialmente al giudizio della madre, per cui si prova quasi pena, perché in fondo è uno sconfitto.

Moishe è interpretato da Jeff Wilbusch: parla di regole e tradizioni, a cui trasgredisce alla prima occasione. Lo spettatore è rabbioso con lui, per il suo atteggiamento sfrontato e sempre provocatorio.

Ma soprattutto è Esty, Shira Haas, che tiene incollati allo schermo.​

Una scena di UNORTHODOX. Photo: Anika Molnar/Netflix

Nel suo sguardo si alternano disperazione e meraviglia, tristezza e piccoli sorrisi, vergogna e coraggio, che suscitano empatia con lo spettatore fino quasi all’immedesimazione.

Per questo Unorthodox è una serie che piace e coinvolge.

È difficile immaginare che, a così poca distanza da Manhattan, vi sia una realtà in cui mettere un paio di jeans o collegarsi a internet siano cose non ammesse dalla comunità, soprattutto alle donne.

Un contrasto tra il mondo commerciale e finanziario e una tradizione antica che vi vive in parallelo, in modo anacronistico, senza farsi travolgere e inglobare nella vita metropolitana.

Una curiosità: la serie è stata tutta girata a Berlino.

Elena Simoncini


TRAILER UFFICIALE ITALIANO

 

View Comments (6)

  • Molto interessante. Mi è proprio venuta voglia di guardare questa serie. Non l'ho mai vista, perché non ho Netflix, ma chiederò ospitalità a mia figlia che è abbonata.

  • Grazie Alessandra, se ti ho fatto venire voglia di vederla, sono molto. felice. Secondo me vale la pena chiedere ospitalità, Netflix fa molte cose interessanti e questa è una di quelle.

    • Cosa intendi per seconda puntata? Aspetti la seconda stagione o una mia nuova recensione? Io sono stata gentilmente “ospitata” in questo sito occasionalmente e non credo sia prevista una nuova stagione della serie.
      Comunque continua a seguire MaSeDomani e scoprirai eventuali novità

  • Vista ieri, mi è piaciuta molto la serie, abbastanza chiara, scorrevole, bei dialoghi, interessante realismo.

  • mi sembra ci sia un'incongruenza: il marito non chiede il divorzio, anche perchè non credo sia previsto dalla loro religione. Non capisco da dove abbiate preso questa informazione.

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