L’ultimo libro della saga del maghetto, in due film su Italia Uno: I Doni della Morte. Perché vederli, la recensione.
In queste settimane, ogni lunedì e martedì era un appuntamento fisso: Harry Potter mi faceva compagnia grazie alla programmazione di Italia Uno.
Lunedì 6 e martedì 7 aprile ci saranno gli ultimi due appuntamenti, I doni della Morte, e io sarò lì, comoda sul divano.
Perché?
La storia di Harry, oltre ad essere avvincente ed inserirsi in un genere fantasy moderno, che piace sempre moltissimo, ha dialoghi e idee che sono delle metafore della vita.
Mi è piaciuta fin da subito la storia del maghetto che non sa di avere i poteri e vive nel sottoscala a casa dei terribili zii.
Da appassionata lettrice, ma anche per conoscere ciò che amavano i miei studenti, ai tempi lessi tutta da saga e mi ritrovai, anch’io come i miei allievi, ad attendere con ansia l’uscita del libro successivo.
La storia di Harry Potter inizia come una classica fiaba a cui siamo abituati: da una sfortuna.
Ce lo insegna Propp con le sue funzioni. Il protagonista ha una situazione di partenza di svantaggio. Ed Harry è stato davvero sfortunato. I genitori sono morti e gli zii non sono affatto amorevoli, senza contare che il cugino Dudley è un viziato insopportabile.
Esattamente come nella storia di Cenerentola, che perde i genitori e si imbatte nella matrigna e nelle sorellastre. O La Bella Addormentata che subisce una maledizione alla nascita e l’odio di Malefica.
Poi, come nelle fiabe che si rispettino, una serie di eventi determineranno la crescita e formazione del protagonista, grazie anche al superamento delle prove.
Ma la bellezza di Harry Potter non sta nel Principe Azzurro che lo salva o nella Fata Smemorina che trasforma la zucca in carrozza.
Sta nella determinazione, nel continuare a lottare per qualcosa che non è solo per se stesso.
Harry impara a combattere, da subito, contro Voldemort che vuole un mondo di maghi purosangue, di razza pura. Non sono ammessi i diversi (vi ricorda qualcuno?)
La Rowling con quel fulmine inciso sulla fronte di Harry, ci dice che sarà l’amore la chiave di volta di tutte le cose.
Infatti, dopo la scioccante morte di Sirius, il padrino che Harry ha appena ritrovato e soprattutto, nel momento terribile in cui Harry percepisce che l’anima oscura è anche parte di sé, è la voce di Silente che gli ricorda l’unica strada che potrà salvarlo: non conta quanto lui sia uguale a Voldemort, ma quanto sia diverso.
Silente gli rivela qualcosa di importantissimo: tutti abbiamo delle zone di ombra, che fanno parte delle nostre esistenze. Accettarle significa scegliere, poi, di fare emergere la luce.
Già da La Pietra filosofale la Rowling si era fatta amare per queste metafore: il binario 9e ¾ che porta ad un mondo di persone diverse o le bacchette, tutte uguali eppure differenti per ciascuno, simbolo non solo del potere, ma della capacità di saper creare. “E’ la bacchetta a scegliere il mago” dice Olivander a Harry che si stupisce di averne una tanto particolare.
Negli ultimi due appuntamenti, di lunedì e martedì 6 e 7 aprile su Italia Uno, sembra che tutto sia perduto.
Ma come dice il titolo dell’ultimo libro I Doni della morte (che il registra David Yates ha diviso in due film, per rispettare la trama ampia e complessa) la morte, dopo la disperazione e il dolore, paradossalmente dona, insegna, regala gli strumenti per la rinascita.
E’ del primo aprile la notizia che la Rowling ha aperto un hub gratuito, Harry Potter at Home. Un luogo virtuale con contenuti interattivi, ebook e audiolibri.
Un modo per continuare a far compagnia ai maghetti di tutto il mondo, che in questo momento si sentono smarriti e temono di non avere più una bacchetta a cui fare appello.
Un luogo per ritrovare la magia, quella che abita in ognuno di noi.
Sarah Pellizzari Rabolini
Per accedere al sito di J.K. Rowling, clicca qui
Sarah è un’insegnante e una scrittrice. Ha pubblicato poesie, racconti e romanzi (l’ultimo è R come Infinito). Ha partecipato a diverse antologie tra cui La Vita vista da Qui (Morellini Editore), è stata finalista di concorsi e premi letterari. Pratica la mindfulness ogni giorno e crede che scrivere sia una vera terapia per l’anima.
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